La zia Sarina stava vicino alla fera o luni. Era da tempo che Lucia non ci andava che a lei ciaveva fatto sempre un po impressione quella vecchietta iauta un palmo e raggrinzita. Cioè cera affezzionata e ci voleva bene ma faticava a starici vicino che la donna non ci sinteva bonu eppoi se accuminciava a parrari non era più possibile fermarla che i ricordi ciarrivavano uno dietro laltro e le storie e i personaggi macari. Lucia si cunfunneva con tutti quei nomi. Non li conosceva. Erano morti. E di loro pinsava che al mondo ormai arristava sulu il ciato di Sarina.
La trovò come sempre assittata dietro alla porta che lei non ci rinunciava a viriri la gente passare anche se la machina alcuni se la parcheggiavano sopra il suo marciapiede che certe volte non riusciva nemmeno a nesciri fuori di casa. Il fatto è che aveva sempre fatto cos.
Agata ci cuntava a volte a Lucia di quanto lei era nica e giocava a sciancateddu davanti a quella casa che di machine in giro non cera quasi nemmeno lombra e passavano sulu carretti diretti al mercato e qualche caruso supra la carriola a pallini che sera fabbricato. A quei tempi erano tante le donne che destate sandavano ad assittare davanti alla casa da Za Sarina e parravano e facevano luncinetto e arrirevano di tutto e di nenti come solo le donne che hanno finito i sivvizza e stanno senza masculi attorno sanno fare.
Ora nella strada è rimasta solo qualche vecchia che tutte le case sono diventate magazzini e depositi. Che fruttano chiossai.
"Ciao Zia!"
"Matri che bella sorpresa! E tu chicci fai cà? Comu si bedda! E chistu cu iè? U to zitu? Trasiti! Trasiti che vi offro qualcosa! Matri! Si precisa a to nonna bonamma! E dimmi dimmi quanti anni hai ora? E ci vai a scola? Ma certo! Tu a statu sempri intelligenti! Fallo accomodare o to zito. Fallu assittari! Matri che sorpresa! Mi pari aieri ca ti visti ca parevi un suggiteddu. Tutta niura che sembravi scinnuta dellafrica. Io ce lo dissi a tua madre. Dacci tempo che questa criatura addiventa una carusa che la vogliono tutti. Ma quannu si bedda! Veni veni fatti viriri. Ma u sai che mi ricordi a Concetta la figghia do Francisi? Te lo ricordi? Tarrireva sempri quannu eri nica e to matri ti lassava cà e iddu passava a salutarimi. Scinneva per le vacanze. Con quel suo cappello di Borsalino che se lo toglieva solo per entrare in chiesa e quannu mossi u parrinu ce lo lasciò stare alla funzione dentro il tabuto che lo sapeva quanto cera affezzionato."
Nessun commento:
Posta un commento