14/09/11

[titolo provvisorio] A favula dillacqua lodda -20-

Sarina si fermò di parrari che ciaveva bisogno di prendere ciato e sistemarisi meglio nella poltrona. I piedi non riuscivano quasi a toccare terra e lei era indecisa se appoggiare i spaddi nella stoffa morbida o spustarisi per mittirisi in punta di seggia per sentire la terra. Senza badare più a loro scelse di fare riposare la sua schiena sprofondando in quella seggia comu fussi stata un cuteddu nella cera calda. Chiuriu locchi  macari e sembrò iniziare a dormire che ogni tanto abbiava macari una botta come se russasse. Lucia e Nitto non sapevano cosa fare. Si taliavano muti e però nessuno voleva disturbarla che non stava bene. La carusa stava per scuoterla quando la vecchia si susiu di scatto sallisciò la gonna tannicchia stropicciata e ricominciò come se nenti fosse successo.
"Insomma prima di nasciri to matri furono tempi niuri per noi tutti. Nessuno lo ha mai saputo quello che ci passò nella testa in quel periodo e mancu quello che cera capitato prima a quel cristiano. Io saccio solo che dopo invece furono due anni felici che forse macari io avissa cangiato idea su di lui se non fosse morto prima. Tua nonna non se più ripresa da allora. Furiava sempri con quella sua foto e non se ne è più separata"
"Sì zia ma il medaglione? Lavevi mai visto tu?"
"Macchinnisacciu! Non me lo ricordo. Tu rissi prima. Non mi sintisti? Ma u sai che ieri vinni la signora Amelia?"
"Amelia? E chi è?"
"Ma comu. Non te la ricordi? Ti faceva fare i giri alla Villa con sua nipote. Ma veramente non te la ricordi?"
"Sì. Sì zia. Ma ora però raccontami della nonna. Tu lo sai se ha trovato qualche cosa quando mossi il nonno? Forse è questo che ha trovato. Non ti ha detto niente? Insomma possibile? Era to soru. Qualche cosa te la detta sicuramente"
Lucia si stava innervosendo e più domande faceva più Nitto le stringeva la mano ed era come su ci ricissi "Calmati" "Arriveremo a scoprire tutto" "Fatti pacienzia".
La zia però pareva proprio non volere parlare più di quella storia. Ci nominò ancora altre persone che Lucia non ricordava affatto o che macari cunusceva solo per vecchi racconti e ci cuntò per mezzurata do iattu di una sua vicina che pareva che cantava ogni volta che cercava il mangiare e lei allora ci faceva trovare u pisci fuori dalla porta che così poteva godersi quello spettacolo. Solo una cosa ci nisciu fora di interessante. Ci pensò proprio parrannu del gatto che lei diceva di non crederci a quelle sciocchezze del colore. Che quel gatto era nero e non cera mai successo niente. Insomma mentre diceva queste cose ci rissi che forse erano le vecchie mavare di Via della Consolazione che potevano sapere qualche cosa. 

"To nonna ci ieva sempre macari per una sciocchezza che sarà quanti soldi ci tirano fora de sacchetti con questa scusa quelle scimunite"     

Via della Consolazione è una strada che arriva direttamente vicino alla fera. Un tempo prima che distruggevano il centro per farici i palazzi e i puttusa finiva in una piazzetta ciaurusa e comoda ora invece porta a una scala di ferro stritta stritta che uno fatica ad acchianarici o scinnirici se ciavi le buste della spesa e accussì sono pochi quelli che frequentano quella strada. Qualche caruso. Coppiette. Genti disperata che cerca consiglio. Pecchè è questa da sempre la specialità di quella via. Il fatto che ci abitano le mavare.  Grasse sicche niure o bionde iaute o corte le mavare ci hanno sempre vissuto lì che è come se si cercassero tra di loro anche se non si possono vedere luna con laltra. Anche se ci sono giorni che i vuci si sentono fino a sutta a muntagna. Sono quasi tutte vecchie però le mavare e Lucia sera sempre domandata se arrivavano là come se fosse una specie di ricovero finale della magia e poi ciavissa macari piaciuto sapere di prima. Conoscere quelle da giovani anche se proprio non ci riusciva a immaginarle picciridde.


Nessun commento:

Posta un commento