La rosa è andata.
Un magnifico sbocciare,
un respiro e, in quel rapido rinsecchire,
l'ultimo prodigio:
non avrai tempo di ricordare.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
domenica, giugno 28, 2020
giovedì, giugno 25, 2020
Botrytis cinerea
Bisognerebbe accettare l'ombra cinica delle frasi
su questi noi immobili,
l'estenuante pioggia del non detto,
del non chiesto, in questo continuo mutare.
Bisognerebbe solo,
tra bucce e vinaccioli,
macerare la torbida gioia del presente.
su questi noi immobili,
l'estenuante pioggia del non detto,
del non chiesto, in questo continuo mutare.
Bisognerebbe solo,
tra bucce e vinaccioli,
macerare la torbida gioia del presente.
domenica, giugno 21, 2020
[condomini] Saro Amendolia
No casciolo vicinu o lettu ciavevi tri cosi: mparu di mutanni di riserva, i cuasetti e ncuteddu. U restu do so vistuariu su purtava sempri ncoddu. Na cammisa cava statu ianca e i pantaloni di tila chini di puttusa.
Quannu ogni du simani su cera u suli si lavava prima si preoccupava di sti robbi. Una sciacquata co sapuni e subitu a stinnirili o ventu. Su capitava ca iddu ava finutu di puliziarisisi e quelle erano ancora vagnate allora furiava casa casa che mutanni puliti e additta additta si mangiava na cipudda di chiddi chini di sapuri. Ci piacevano assai accussì. Cruri. A scartava do cestinu unni cerano macari le patate e lagghiu e i pummaroru. Insomma ciò ca sivveva pi campari.
I scappi erunu intra nsacchetto vicino a porta. Ma iddu non le usava mai.
Nisceva da casa sulu pi zappari u giardino di cinque metri davanti alla porta. Non cinnaveva bisogno di fari a spisa o di pavari bulletti che la luci non cera e l'acqua era chidda do puzzu.
Quannu Don Saro muriu i niputi attruvarunu ntesoro a banca. Quarantanni di pensione di guerra mai pigghiata. Iu però mancu u sapeva ca ciaveva famigghia che mai ci visti qualcuno entrare a so casa. Solo buongiorno e buonasera quando capitava e un sorriso vero di anima bona.
Quannu ogni du simani su cera u suli si lavava prima si preoccupava di sti robbi. Una sciacquata co sapuni e subitu a stinnirili o ventu. Su capitava ca iddu ava finutu di puliziarisisi e quelle erano ancora vagnate allora furiava casa casa che mutanni puliti e additta additta si mangiava na cipudda di chiddi chini di sapuri. Ci piacevano assai accussì. Cruri. A scartava do cestinu unni cerano macari le patate e lagghiu e i pummaroru. Insomma ciò ca sivveva pi campari.
I scappi erunu intra nsacchetto vicino a porta. Ma iddu non le usava mai.
Nisceva da casa sulu pi zappari u giardino di cinque metri davanti alla porta. Non cinnaveva bisogno di fari a spisa o di pavari bulletti che la luci non cera e l'acqua era chidda do puzzu.
Quannu Don Saro muriu i niputi attruvarunu ntesoro a banca. Quarantanni di pensione di guerra mai pigghiata. Iu però mancu u sapeva ca ciaveva famigghia che mai ci visti qualcuno entrare a so casa. Solo buongiorno e buonasera quando capitava e un sorriso vero di anima bona.
sabato, giugno 20, 2020
[condomini] elegia d'amore
A iunnata era china di suli. A temperatura chidda giusta. Tannicchia di ventu a rinfriscari na testa e la sensazione di essiri a mità strada. No cori come a una leggerezza. Nciauru di gelsomino.
Totò camminava attento a tuttu chiddu che ciaveva attorno e fu accussì che u visti. Un ciuri di campagna meraviglioso. Come a quello dei buchè di sposa. Però chistu era vero che quelli invece parunu tutti di prastica. Qualcosa che Totò non si aspettava. Qualcosa ca ci pigghiau tutti i pinseri.
Si firmau a taliarlo meglio. A odorarlo. A carezzare come a un ciato leggero i delicati petali.
Era in dubbio. Pigghiarlo e portarlo no so viaggiu? Lasssallu na sò terra a crisciri e moriri?
Tuttu chinu di sti pinseri mancu saccurgiu do tempu ca cangiava. Delle nuvole ca tingevunu di niuru u munnu. Quannu lacqua pigghia na testa improvvisa non poi fari nenti. Ti tocca circari riparu o assuppari e iri avanti. E accussì Totò fici.
Totò camminava attento a tuttu chiddu che ciaveva attorno e fu accussì che u visti. Un ciuri di campagna meraviglioso. Come a quello dei buchè di sposa. Però chistu era vero che quelli invece parunu tutti di prastica. Qualcosa che Totò non si aspettava. Qualcosa ca ci pigghiau tutti i pinseri.
Si firmau a taliarlo meglio. A odorarlo. A carezzare come a un ciato leggero i delicati petali.
Era in dubbio. Pigghiarlo e portarlo no so viaggiu? Lasssallu na sò terra a crisciri e moriri?
Tuttu chinu di sti pinseri mancu saccurgiu do tempu ca cangiava. Delle nuvole ca tingevunu di niuru u munnu. Quannu lacqua pigghia na testa improvvisa non poi fari nenti. Ti tocca circari riparu o assuppari e iri avanti. E accussì Totò fici.
venerdì, giugno 19, 2020
Scrivere
“Perché si scrive è una domanda a cui posso rispondere facilmente, dato che me lo sono chiesto così spesso. Penso che un autore scriva perché ha bisogno di creare un mondo in cui poter vivere. Io non potrei mai vivere in nessuno dei mondi che mi sono stati offerti: il mondo dei miei genitori, il mondo della guerra, il mondo della politica. Dovevo crearne uno tutto mio, come un luogo, una regione, un'atmosfera in cui poter respirare, regnare e ricrearmi quando ero spossata dalla vita. Questa, credo, è la ragione di ogni opera d'arte. L'artista è l'unico a sapere che il mondo è una creazione individuale, che c'è una scelta da fare, una selezione. E se anche riesce a raggiungere questa seconda fase, l'artista continua tuttavia coraggiosamente a tentare. Pochi momenti di comunicazione con il mondo valgono la pena, perché è un mondo per altri, un'eredità per altri, un dono. Ma scriviamo anche per accrescere la nostra consapevolezza della vita. Scriviamo per lusingare e incantare e consolare altri. Scriviamo per fare una serenata ai nostri amanti. Scriviamo per gustare la vita due volte, nell'istante presente e nel ricordo. Scriviamo, come Proust, per rendere tutto eterno, e per convincere noi stessi che è eterno. Scriviamo per poter trascendere la nostra vita, per arrivare al di là di essa. Scriviamo per insegnare a noi stessi a parlare con gli altri, per testimoniare il viaggio nel labirinto. Scriviamo per ampliare il nostro mondo quando ci sentiamo soffocati, o limitati, o soli. Scriviamo come gli uccelli cantano, come il selvaggio danza i suoi rituali. Se nella scrittura non respiri, se non piangi, se non canti, allora non scrivere, perché la nostra cultura non contempla alcuna utilità per la scrittura. Quando non scrivo, sento che il mio mondo si restringe. È come se fossi in prigione. Sento che ho perso il mio fuoco e il mio colore. Deve essere una necessità, come il mare ha bisogno di incresparsi, e io questo lo chiamo respirare”.
Anaïs Nin, La mistica del sesso, traduzione di Anna Chiara Gisotti, Fazi editore 1997
Ho letto il brano sul blog "FRAMMENTI DEL TREDICESIMO MESE" di Elena Petrassi
resipiscenza
di me di te
cosa dire
di me di te
cosa fare
attendere ancora
rinsavire
favoleggiare di un lontano abbagliare
cosa dire
di me di te
cosa fare
attendere ancora
rinsavire
favoleggiare di un lontano abbagliare
giovedì, giugno 18, 2020
[Alfredo] sensi
A volte Alfredo rimane senza parole, e queste non escono dalla bocca e rifiutano anche di affacciarsi in testa come se avessero deciso di abbandonarlo senza neanche prima avvertirlo. Come un amore improvvisamente finito. Come una colpevole fuga.
A volte, invece, Alfredo avrebbe solo bisogno di sentire sulla pelle gli oggetti, le persone, di percepire il mutare del proprio corpo nel contatto. Altre ancora, di guardarsi attorno lasciandosi solo stupire dal mondo, ascoltando ogni suono senza cercare in esso alcun significato, sfuggendo alla voglia di immaginare storie, vicende. Impedendosi ogni salvifica rappresentazione.
Più di ogni cosa Alfredo sogna di poggiare le labbra a scoprire il sapore dell'acqua.
A volte, invece, Alfredo avrebbe solo bisogno di sentire sulla pelle gli oggetti, le persone, di percepire il mutare del proprio corpo nel contatto. Altre ancora, di guardarsi attorno lasciandosi solo stupire dal mondo, ascoltando ogni suono senza cercare in esso alcun significato, sfuggendo alla voglia di immaginare storie, vicende. Impedendosi ogni salvifica rappresentazione.
Più di ogni cosa Alfredo sogna di poggiare le labbra a scoprire il sapore dell'acqua.
domenica, giugno 14, 2020
[interviste] Turi Dominici
1. Chi sei?
Turi Dominici di anni 88
2. Cosa ti piace?
Alla mia età mi piaci tuttu e chiddu ca non mi piaci mancu u considero. Non esiste pimmia. U senti stu ciauru? E' il gelsomino. Come non ti può piaciri? E stu suli cauru mentre tinnistai cà cummia allombra vicino o mari. Non ti piaci? Macari sta seggia tutta scunuccchiata e sti mura chini di puttusa e di intonaco sautato. Macari sti ita tutti storti per lartrite e sta ucca ca mastica a fatica. Macari sta facci di minchia ca ciai ca veni cà a scassarimi lanima con le tue interviste. Ecco macari chistu mi piaci. E se non mi piaci non cè.
3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?
Il giorno più bello di sicuro è quannu cu me nonnu ni pigghiamu a terra che ci apparteneva. Dove ciavevano lavorato tutti i Dominici di generazione in generazione per il padrone e per un pezzo di pane. Comunisti ni chiamavunu. E quello il padrone ci mandò i carabbinieri quando lo venne a sapere epperò la liggi per una vota ci dava ragione ca iddu ciarristau imminchilutu. Me la ricordo ancora la festa con i parenti e i vicini e tanti del paese. Eravamo tutti felici e di sicuro saccuminciava tutti a essere felici pensavamo.
4. E quello più brutto?
Quannu vinni il maresciallo che avevano trovato il nonno incaprettato come a un animale. Pistatu come a settembre a racina che cera finito anche il sangue dentro a quella pelle niura mentre lo mettevamo sopra il letto per le preghiere prima di vurricarlo.
5. Come vorresti morire?
Cu tu rissi ca si mori?
Turi Dominici di anni 88
2. Cosa ti piace?
Alla mia età mi piaci tuttu e chiddu ca non mi piaci mancu u considero. Non esiste pimmia. U senti stu ciauru? E' il gelsomino. Come non ti può piaciri? E stu suli cauru mentre tinnistai cà cummia allombra vicino o mari. Non ti piaci? Macari sta seggia tutta scunuccchiata e sti mura chini di puttusa e di intonaco sautato. Macari sti ita tutti storti per lartrite e sta ucca ca mastica a fatica. Macari sta facci di minchia ca ciai ca veni cà a scassarimi lanima con le tue interviste. Ecco macari chistu mi piaci. E se non mi piaci non cè.
3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?
Il giorno più bello di sicuro è quannu cu me nonnu ni pigghiamu a terra che ci apparteneva. Dove ciavevano lavorato tutti i Dominici di generazione in generazione per il padrone e per un pezzo di pane. Comunisti ni chiamavunu. E quello il padrone ci mandò i carabbinieri quando lo venne a sapere epperò la liggi per una vota ci dava ragione ca iddu ciarristau imminchilutu. Me la ricordo ancora la festa con i parenti e i vicini e tanti del paese. Eravamo tutti felici e di sicuro saccuminciava tutti a essere felici pensavamo.
4. E quello più brutto?
Quannu vinni il maresciallo che avevano trovato il nonno incaprettato come a un animale. Pistatu come a settembre a racina che cera finito anche il sangue dentro a quella pelle niura mentre lo mettevamo sopra il letto per le preghiere prima di vurricarlo.
5. Come vorresti morire?
Cu tu rissi ca si mori?
giovedì, giugno 11, 2020
[interviste] Cristiano Crocetta
1. Chi sei?
Cristiano Crocetta di Bernardino Crocetta bonanima. Anni 24. Incensurato.
2. Cosa ti piace?
Mi piaci iri alle partite cullamici e iucari a palluni. Però ci sunu voti che mi addivetto anche mentre travagghiu ca vinnu i cosi a fera. Semu tutti amici nel posto della mia bancarella e poi passunu tante carusidde azzuccarate ca pari che cè sempre il sole.
3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?
Il giorno più bello è stato quando me o pà mi porto con lui a caccia e mentri eravamo campagne campagne mi misi una pistola vera ne manu e mi fici sparari macari. Mabbruciai quasi quando partì il colpo ma ora invece a sacciu usari bona quellarma che quannu iddu mossi passau ammia.
4. E quello più brutto?
Quannu ammazzanu me cucinu Sebastiano. Ci dovevamo vedere poco lontano ma io non ciarrivai a incontrarlo a difenderlo che arrivai tardi. Ci sparanu che erano in tre e iddu cià fici a pigghiarini unu ma non ciabbastò.
5. Come vorresti morire?
Macchinnisacciu! Io non ci penso mai alla morte che quello mette tristezza. Comu ammatti ammatti.
Cristiano Crocetta di Bernardino Crocetta bonanima. Anni 24. Incensurato.
2. Cosa ti piace?
Mi piaci iri alle partite cullamici e iucari a palluni. Però ci sunu voti che mi addivetto anche mentre travagghiu ca vinnu i cosi a fera. Semu tutti amici nel posto della mia bancarella e poi passunu tante carusidde azzuccarate ca pari che cè sempre il sole.
3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?
Il giorno più bello è stato quando me o pà mi porto con lui a caccia e mentri eravamo campagne campagne mi misi una pistola vera ne manu e mi fici sparari macari. Mabbruciai quasi quando partì il colpo ma ora invece a sacciu usari bona quellarma che quannu iddu mossi passau ammia.
4. E quello più brutto?
Quannu ammazzanu me cucinu Sebastiano. Ci dovevamo vedere poco lontano ma io non ciarrivai a incontrarlo a difenderlo che arrivai tardi. Ci sparanu che erano in tre e iddu cià fici a pigghiarini unu ma non ciabbastò.
5. Come vorresti morire?
Macchinnisacciu! Io non ci penso mai alla morte che quello mette tristezza. Comu ammatti ammatti.
martedì, giugno 09, 2020
[Alfredo] pioggia
"Ha presente quella pioggia fitta, ma sottile, che arriva quando magari c'è ancora il sole e che ti coglie di sorpresa che tu non ti sei attrezzato e, quasi sempre, sei ancora lontano da casa? Ecco io la amo quella pioggia lì, e sarò un pazzo lo so, ma certe volte, quando succede (oh succede spesso dalle mie parti) allungo il mio percorso per godermela tutta prima che torni il sole ad asciugarmi e a farla diventare solo un piccolo ricordo. Non so cosa sia... forse quelle gocce che sembrano massaggiarti con dolcezza il viso o lo sparire della gente attorno a te o i colori del cielo che si confondono e quelle nuvole che non sanno più che tonalità scegliere... forse anche perché quella pioggia sembra sempre partecipare del mio umore e può essere malinconica o birichina o avere solo voglia di farmi compagnia così come fa lei ora, qui ad ascoltarmi".
Alfredo sorride al suo sconosciuto compagno. Ogni tanto annuisce, ché lui conosce anche qualcuno di quei misteri, e pensa che in fondo non c'è cosa più bella; sì, non c'è cosa più bella che condividerli con qualcuno quei segreti lì.
Alfredo sorride al suo sconosciuto compagno. Ogni tanto annuisce, ché lui conosce anche qualcuno di quei misteri, e pensa che in fondo non c'è cosa più bella; sì, non c'è cosa più bella che condividerli con qualcuno quei segreti lì.
lunedì, giugno 08, 2020
Ho sbagliato il momento,
l'attimo,
indugiando a cercare la giusta angolatura,
la perfetta distanza.
L'antica porta lentamente si è richiusa
lampeggiando sui miei occhi
come a dirmi: addio,
coglione.
l'attimo,
indugiando a cercare la giusta angolatura,
la perfetta distanza.
L'antica porta lentamente si è richiusa
lampeggiando sui miei occhi
come a dirmi: addio,
coglione.
giovedì, giugno 04, 2020
Quelle est la nature de temps?
È passato così tanto che
i ricordi sono ora solo un indefinito presente
e il giorno e la notte e le stagioni e gli anni
l'istante
di un romanzesco fluire.
Chiudo gli occhi e tu
ritorni,
quando non sei mai andata.
i ricordi sono ora solo un indefinito presente
e il giorno e la notte e le stagioni e gli anni
l'istante
di un romanzesco fluire.
Chiudo gli occhi e tu
ritorni,
quando non sei mai andata.
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