"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
30/08/12
[cahiers de doléances] Varagghi -2-
La sveglia è dettata dal traffico e dal caldo. La vita giù in strada, vista dalla mia stanza, è sempre la stessa: il camioncino con le granite e il rumore della campanella, il tipo con la vecchia Ritmo che viene a lavare le sue casse di pesce congelato alla fontana, il panificio con le brioche con lo zucchero, il rottweiler del meccanico. Mi concentro su quest'ultimo. Nel giro di un anno ha acquistato almeno altri tre garage rispetto a quelli che aveva. Deve rendere bene lavorare in nero e senza nessun vincolo ecologico o di prevenzione. Lo schema è semplice e sempre lo stesso, vale per lui, vale per il piccolo ambulante, vale per il grande negozio, vale per ogni impresa, io ti faccio risparmiare, ti faccio un “favore”, e tu non vedi nulla, non chiedi nulla.
Siamo furbi noi. “I catanisi su spetti”.
Ho iniziato qualche anno fa a capire il “fascismo” di mio padre, quell'errato associare ordine e destra. Questo capitalismo primitivo, la primigenia accumulazione, unito a quello ben più potente e terrifico dei padroni della città ha prodotto un totale abbandono di ogni regola sociale che non sia quella del familismo o del clan. La ricerca della complicità vince ad ogni livello, diviene legge interiore, marchio di fabbrica di una intera società. Catania con il suo giornale unico, con la sua televisione unica, con il ristretto numero dei padroni mafioso/economici, con il gioco fittissimo degli equilibri basato sulle “gentilezze”, con l'enorme sottoproletariato, è l'esempio vivo della fine non solo del sogno di uno stato “borghese” ma di ogni convivenza basata sul noi, di ogni visione che vada al di là dell'interesse personale presente. Bisognerebbe ripartire da zero, condurre la città non ad essere speciale, ma solo normale. Bisognerebbe spezzare ogni complicità, ogni cedimento. Portare la certezza del diritto, la risoluzione in tempi rapidi di ogni controversia, lì dove oggi domina la barbarie. Colpire il basso e l'alto, il piccolo e il forte, risanare risanando.
Il cane gironzola tranquillo all'interno del cortile, ogni tentativo di spiegare al suo padrone che forse non sarebbe il caso è inutile, liquami oleosi insozzano la strada lavati, in parte, dagli scarichi dell'autolavaggio riversati direttamente nei tombini. Non ho ancora visto la giornaliera passeggiata dei cavalli da corsa tirati fuori da alcuni degli edifici della zona, forse mi sono svegliato un po' tardi.
Quando arrivo in strada osservo la “putia” abusiva che smercia birra e bustine. Il padrone ha pensato bene di impossessarsi di un piccolo spazio un tempo adibito a verde per farne il suo orticello privato. Ricordo che lo scorso anno mi aveva fatto sorridere, e imbestialire, scoprire che per diversi tempi della giornata un lunghissimo tubo di gomma collegava il suo “negozio” alla fontana pubblica; quest'anno, invece, ho visto, dopo pochi giorni, chiudere la fontana. Qualcuno ha pensato bene che fosse uno spreco offrire a tutti quell'acqua e ne ha fatto bene privato, buono per pulire le stalle e le automobili quando ancora la città dorme: basta conoscere il tombino da sollevare per chiudere la condotta a piacimento, basta solo pensare che sia giusto così.
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E non cambierà mai...lo dimostrano le strane alleanze politiche per le prossime votazioni, lo stato si adegua alle strane e malate logiche lobbiste siciliane
RispondiEliminaPrima o poi succederà :-) La Sicilia ha tempi strani.
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