domenica, maggio 29, 2011

sabato

c'è da portare a spasso l'anima
rincantucciata nel cuore,
cerco solo di non sgualcire troppo
l'amore

venerdì, maggio 27, 2011

Cutulisci


 


Quannu ancora non è iniziata la stagione che nelle spiagge cè solo il rumore di quelli che montano le cabine o puliziano la rina mi piace assittarimi supra a qualche bella pietra larga e passari il tempo a non fari nenti. Taliu il mare e le onde addiventunu pinseri arraccamati e luntano lazzurro non ciavi nè fine nè inizio. Possono passari minuti oppure ore accussì che uno non se ne accorge oppure dipende dai pinseri che il tempo non è mai lo stesso.
Quasi sempre mentre faccio la strada per il mare dò una occhiata in giro a cercare cutulisci da mittirimi nella sacchetta. Quelle giuste che per rimbalzare bene nellacqua non devono essere troppo leggere e mancu pisanti però e piatte e soprattutto esatti da tiniri nella mano. A tirari pettri ci vuole esperienza e culu macari che è sempre accussì nella vita. Io mi ci passo il tempo e certe volte ci rifletto macari che ogni scusa è bona per una fantasia su cè a vogghia.

Oggi per esempio il primo lancio è andato che la pettra ha fatto un salto bello iautu e lungo e poi è affondata di colpo. Ammia mi passau subito nella testa Armando u chianchieri. Anche lui aveva trovato la botta di culo dellangolazione giusta. Del rimbalzo perfetto. Si chiamava Patti questa fortuna e non era una gran bellezza ma  figglia unica e abbastanza. U giustu pi maritarisilla. Subito Armando grazie al suocero sera iammato una macelleria che quello era stato fin da nico il suo mestiere e per quanto ci lavorava spesso e volentieri saddumisceva dietro al bancone che nemmeno se ne accorgeva. Patti stava alla cassa e poi sarritirava a casa a pulizziari che non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno ca figghi non ne erano spuntati. Nel giro di una decina di anni Armando sava accattato i mura del negozio e poi tutto il palazzo fino al tetto. Fino al terrazzo. Lo hanno trovato là un giorno. Tisu tisu per colpa di un infarto.
La seconda pettra invece era frizzantina. Tanti saltelli leggeri e niciuli e qualche spruzzo di allegria. Non cerano dubbi. Quella era Annuzza con le sue risate e il culo a mannulinu. 
Annuzza che sabbagnava leggera nellamore e non ci sprofondava però che lei lo sapeva senza saperlo come era pericoloso quel mare. Annuzza che faceva felice il mondo e pure lei era felice che forse proprio per questo funzionava. Quando lho persa di vista lo sapevo che non lavrei più trovata pecchè non ci vuole assai a calari o funnu e può essere scelta o casualità ma poi non si torna più indietro.
La più bella delle pettre però oggi è stata una perfetta che ho tirato così forte che non lho più vista e accussì non lo posso dire se è riuscita a saltare o è affondata oppure se lè ammuccata un pisci come quelli delle favole. E quando mi sono seduto dopo averla tirata ho pensato che mi sarebbe piaciuto che quella fosse stata mia figghia. Scelta e crisciuta con tutte le attenzioni e poi lassata libera.
Splendida nella sua forma e nella mia fantasia.

domenica, maggio 22, 2011

inutilincipit 2




Pochi anni e avrebbe iniziato ad annoiarsi, a cercare altri interessi: lottare contro l'affacciarsi vendicativo delle prime rughe, provare diete sempre più inutili, cercare sguardi poco più che imberbi.
Questo pensiero da giorni lo sorprendeva, magari mentre non erano neanche insieme, contribuendo non poco a rendergli insopportabili le giornate, ma, nonostante questo, non si decideva a parlargliene.
Pensava fosse inutile, credeva che avrebbe potuto rovinare ogni loro successivo incontro, non si sentiva in grado di spiegare. 

venerdì, maggio 20, 2011

Assunta Pisacane


Uno ciavi sempre qualcosa che cerca di attaccarisi e fino a quando ce la fà non cè problema ma quannu poi non cè chiù conviene subito taliarisi attorno prima di precipitari. Su cè a vogghia certo. Su cè a volontà.
Assunta Pisacane evidentemente non cenaveva assai pinseru dattacarisi a nenti. Idda vulava leggera. E putevano essiri masculi o travagghi. Cosa ruci o biddizzi. Pinseri oppure azioni. Non aveva importanza picchì ad Assunta ci ieva tuttu bonu e di ogni cosa pigghiava divertimento e amuri. Finchè c'era. Finchè durava. 
Fu na iaddina a rovinarla. Ciarrialau so ziu Iano che era periodo di pasqua. Una iaddina viva però. Che lui non pensava di causari tutti quei guai che quella era bella in carne e faceva ova a tinchitè. 
Ma Assunta che non ciaveva il giardino non sapeva che farsene dellova e di stirarici u coddu soprattutto non teneva curaggiu. E questa cosa però la mise in crisi che lei non lo sapeva di essere accussì per certe cose e anzi fino a quel momento non se lera mai fatto questo pensiero. 
E pensaci oggi pensaci dumani Assunta accuminciau a scantarisi di tutto e non nisciu chiù e non parrau chiù e non futtiu chiù macari che a fari a monaca di clausura addivintau laria come a motti.
I vicini allinizio cercarono di andarla a trovare e macari iu tuppuliai ogni tanto arreri alla sua porta ma poi ni stancamu tutti di non avere mai risposta e a picca a picca na scurdamu quella fimmina e a sò iaddina come se non fossero mai esistite. Solo ogni tanto si sentiva un coccodè nella casa oppure un forte runfari e allora a tutti tornava la memoria. Ma sulu per una tirata di ciatu.
Poi oggi qualcosa nelle scali ciarrusbigghiau tutti. Era paradiso. Era fami fatta pinsero. Poesia. Na zaffata di iaddina fatta a broru come mai era capitato di sentire in tutta la vita del condominio. 
Di ogni cosa si distingueva u ciaru e la cipudduzza e laccia e la carota parevano aviri lanima e u pumudureddu macari e nello stesso tempo tutte queste bontà erano addivintati ammiscati alla carne una cosa nuova. Perfezione.
Quannu scinni per andare a pigghiarimi u cafè la finestra del balcone di Assunta era aperta
e nel cortile avvulavano piume  leggere.

mercoledì, maggio 18, 2011

Mutui e coscienze

©Fabio D'Angelo

Metto un peri davanti allaltro e camminu e cerco di non cascari che la strada macari se è ritta uno può sempri arruzzuliari.
"Totò! Totò! I pigghiasti i soddi? E quantu sù? Bii. E ora comu facemu? Ma sicuru? Taliasti bonu? Marunnuzza santissima! E chi mangiamu ora?"
A vita oggi è tutta acculurata che la televisione da un pezzo non è più in bianco e nero. Ma ammia marrialanu sulu locchi de purazzi e con quelli aia fari attenzione a camminari. Sempri rittu. Sempri rittu. E chiù nenti non taliari.   
"Totò! Totò! Uccatti tu u pani? E mi raccomando cè la luci e il gassi da pavari. Totò! Totò! Ma mi senti? Ecchi hai oggi? Nisciemu chiù tardu? Ninni putissumu iri al centro commerciale. Quello nuovo ranni ranni"
Oggi misi un peri fora linea che non lo so se è stato che volevo o accapitau. Insomma quannu mi rissi che ciavevo solo unaltro giorno per la rata del mutuo che allora si pigghiavano la casa io accalai la testa e poi laspettai fora dallufficio con il cric della machina. Purazzu. Io non ci volevo fare male o diritturi. E forse mancu iddu ammia. 

domenica, maggio 15, 2011

superficiale tensione

 
Continuo a soffiare

sulle bolle,


a sperare nei colori.


Frenesie dell'anima,


frange di interferenza


fra una giornata e l'altra.

martedì, maggio 10, 2011

[Condomini] Prosciutti

Uno non lo dovrebbe dire u sacciu. Che arrubbari è sempri arrubbari. E poi di sicuro cè la mano di gente pericolosa. A mafia. A camorra. E poi chistu e poi chiddu.Epperò non ce la faccio a non ridere che non è di tutti i giorni puttarisi via duemila prosciutti e senza fari dannu a nuddu per giunta. Tranne che ai maiali sintende.Accussì provo a immaginare la fatica di questi a farisi tutti i viaggi per mettere la merce sopra il camion e poi che ci saranno tante pizzerie che per un po' il prosciutto ci costerà veramenti picca.Io noi a Catania ni mangiamu chiossai il cotto che il crudo costa troppo. Eppoi no sacciu picchì mi viene in mente un amico mio che quando ci facevamo fare i panini dallalimentari insieme alla birra iddu chiedeva una cosa in scatola ca u sulu ciaru uno svineva e chepperò non me lo ricordo come si chiamava ma di certo ci piaceva assai ai cani del quartiere che poi lo seguivano muti e saggi..Certo a pinsarici bonu uno che arrobba duemila prosciutti di sicuro ciaviri un posto dove metterli che tutti non se li può mangiari subito. Eppoi una carta che lui sta portando quella merce nel camion. E u frigorifero macari che allora si appizzano. Insomma se uno arrobba duemila prosciutti forse non è proprio un morto di fame e allora pinsannu a chistu mi passa la poesia che mi era presa e votu pagina.

lunedì, maggio 09, 2011

9 maggio 1978

Oggi hanno deciso
che sei stato ucciso.
Per tre mesi
ti hanno trattato
da terrorista,
suicida
per i più generosi. Oggi
ero quasi allegro,
soddisfazione amara
saperti accettato
morto ammazzato.

Pino Manzella (09.11.78)

sabato, maggio 07, 2011

naufragi

©Fabio D'Angelo

Mi sentu tuttu sfasciatu. Come uno abbiato sotto a un treno. Come carne battuta. Comu merda pistata. 
Sarà che oggi è una giornata che acchianu e scinnu i scali do palazzu che cera sempre qualche cosa che mi scordavo. E na vota u pani. E poi a munnizza. E le sigarette anche. E lascensore non funzionava naturalmente che poi è normale che non funziona mai. 
Insomma mi stancai e ora però assittato nel balcone ho il tempo di riposare e ogni tanto mi pari che maddummisciu davvero con questo sole caldo che accumencia a pizzicari. Taliu il cielo chinu di luce e i palazzi lontani macchiati dei colori dei panni stesi e le strade nuove con i ponti iauti iauti e le cappelle del cimitero che luccicano con tutte quelle finestre e quel pizzuddu di mari che ancora mi hanno lasciato. 
Tutto però mi pari appannato. Senza sustanza.
Non ciò vogghia di viriri genti e non ciò vogghia di parrari cu nuddu. E mancu di pinsari a dire la verità. Vulissi sulu tinirimi la fantasia di qualche sogno e forse è per questo che ogni tanto mi addumisciu. Pi piscari.

Fratres de Poenitentia

Attendo ancora,
passerà questa lunga fila
di "Va bene"
la sacra processione dei silenzi
e intanto poggio
la testa tra le mani
o canticchio il Tito Schipa popolare,
dormo/vivo.

giovedì, maggio 05, 2011

Karl Heinrich Marx (Treviri, 5 maggio 1818 – Londra, 14 marzo 1883)



Quando si è un po' filosofi non si sogna mai a caso.
Ero una specie di Diogene, con una lampada da duemila Watt, una macchina fotografica, e cercavo in un posto che poteva essere Milano.
Sento una voce nella nebbia che mi fa:
"Così non fotograferai mai niente!"
"Chi siete?"
Lui: "Un tedesco di passaggio". Esce dalla nebbia un bel signore con la barba e si presenta: "Piacere, Carlo Marx".
Oeh!... (stupore)
"Vedi ragazzo..." Come ragazzo?... Mi chiamano tutti compagno, arriva questo... e cambia il vocabolario un'altra volta. "...non basta una macchina fotografica con un obiettivo giusto... Tu sbagli i tempi, credimi. Io ho una certa esperienza della roba che si muove!" E questo è vero. "Dunque, come si muoveva il tutto ai miei tempi? Guarda, qui c'era il capitale, qui le classi, la borghesia eccetera eccetera". E io: flash!
Simpatico Marx quando si scalda... Sembra un paparazzo! Però mi permetto di dirgli: "Anche noi, capitale, classi, borghesia... flash!"
"Bravi!"
"Grazie!" Ho capito dopo che bravi voleva dire coglioni... Affettuosamente, si intende.
"Bravi, la borghesia... non c'è più. O meglio, non conta... Sbriciolata!"
E no, qui mi incazzo... Non c'è più... Oh dio, non c'è più la borghesia!... Che detto da lui fa anche rabbia, perché uno dice: ci ha preso per il culo fino adesso.
E io: "Ma i padroni, i capitalisti?"
Lui guarda, bello, con quegli occhi che vedono tutto: "I padroni, i capitalisti... non li vedo... nel senso che... stanno diventando impersonali."
"Puttana miseria! Ma io ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa, ho bisogno di punti fermi!"
"Allora dovevi parlare con Gesù!"
"Già fatto grazie... Ma mi dica, maestro... la lotta di classe... la lotta di classe... lasciamo almeno la lotta di classe!"
Lui, calmo: "La lotta di classe..."
"Più svelto maestro!..."
"La lotta di classe sarebbe ancora giusta..."
"Ooh!..."
"...se fossero chiare le classi!"
"Come non son chiare le classi!?... Allora non sei marxista! Scusa se mi incazzo, Marx... ma mi sembri un po' spappolato. E l'imperialismo, l'imperialismo?"
"Mah!..." Com'è calmo, Marx!
"Dài, l'imperialismo?!..."
"Mah... Ne parlavo con Lenin. È lassù che lo guarda... Lui ci è fissato! Dice che ne ha un'immagine un po' sfuocata. Parla di Pax... di Pax Americana... Dice che la pace è peggio della guerra".
"Sì, questo l'ha detto anche il matto dei certificati. E poi, e poi... non vedete più niente? Cosa guardi, ora, cosa guardi se non c'è più niente?"
"Non è vero, la lotta c'è ancora. Anzi, i nemici ci sono più di prima. Ma si presentano in un altro modo. È tutto più... La vedi la produzione? Era così... una bambina. Com'è cresciuta! Che salute! Me la ricordo, io... una bambina con i padri che... fai questo, fai quello!... Roba da matti. Una donna, autonoma, va da sé, va da sé. Bisogna fare qualcosa... " Tira fuori una Leika col soffietto... " ...bisogna fare qualcosa, flash! È tutto più... flash!... sì, certo.... flash! Interessante... flash! ho capito... E' tutto più..."
E il vecchio se ne andò ancheggiando, lasciandomi nell'angoscia più assoluta. " Il rullino, il rullino!... Non andare via!... Il rullino... spediscimelo! "
Maledetto testardo, fissato, anche con l'arteriosclerosi viene qui, vede che tutto si muove, scatta a un cinquecentesimo... è una mania, una mania! Ci avevo le idee chiare, precise...
"Scrivimi! Sì, scrivimi qualcosa!"
Che se no, magari, tra una decina d'anni, uno si alza una mattina e, senza saperlo, si trova lì davvero senza borghesia, senza classi, senza padroni... ma nella merda più di prima!

Fonte:http://www.giorgiogaber.org