Roberta ascoltava: thump, thump,thump... era bastato scendere dall'auto per capire che stava avvenendo, che era vero. Lui sembrava essersi accorto del suo turbamento; l'aveva abbracciata, in silenzio, poi l'aveva baciata. Erano morbide le sue labbra, forte il suo abbraccio.
Lei gli si era abbandonata immediatamente, la testa sulle sue spalle, gli occhi felici, anche il cuore aveva ripreso a battere più tranquillamente e neanche quando lui l'aveva bendata era successo nulla: si era fatta condurre con fiducia, spogliare con tranquillità. Conosceva il tocco di quelle mani, le sensazioni magnifiche che le quelle dita erano in grado di regalarle. Non era mai stato così l'amore prima, non era mai stata tanto innamorata. Agli altri uomini, a tutti gli altri uomini, era sempre mancato qualcosa o forse avevano avuto solo qualcosa di troppo. In tutti aveva, da subito, trovato un difetto riuscendo, a volte, a far finta di dimenticarlo, altre, invece, abbandonando ogni ipotesi di nuovi incontri. Poi era arrivato Filippo, uno di quegli episodi dettati solo dalla loro ineludibilità. Perché Roberta se ne era resa conto subito, Filippo era lui, l'unico, il necessario.
Ogni cosa, anche quella più conosciuta, diveniva, insieme, fantastica scoperta e ogni momento, anche quello più insignificante, pura gioia. Era passato così un mese e poi altri erano seguiti, quindi un anno e il tempo continuava a divenire sempre più solo un incompleto artificio umano e il cuore, invece, qualcosa con cui fare i conti, da misurare anche nei suoi battiti, nei suoi sobbalzi.
Si erano sempre detti tutto loro, dal primo momento, confidato ogni cosa, ogni pensiero, ogni desiderio... ma Roberta non ricordava più chi dei due avesse lanciato quell'idea. Anche l'amore fisico era divenuto libertà e, a volte, tante volte, li aveva trasformati in un unico corpo, in un'unica cosa.
Sentiva che anche lui si stava spogliando... il suo odore! Lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Iniziò a spingere tra le sue labbra, sentiva le sue mani tenerle il viso mentre lei continuava a muovere veloce la propria lingua, mentre la gola bruciava, mentre il desiderio aumentava. Filippo si fermò improvvisamente stendendosi accanto a lei. Sentì di nuovo il suo cuore pulsare, ma passò subito questa volta. Ora c'era il suo abbraccio, quel corpo contro il suo. Lui, allora, si sedette attirandola su di se. Roberta ebbe un piccolo sussulto, le accadeva ogni volta che lo sentiva entrare in lei, qualcosa che non sapeva definire, qualcosa che li legava sempre più. Ora le mani di Filippo erano sul suo seno, le dita le tormentavano i capezzoli e quello strano dolore si univa al piacere che lei stessa muovendosi creava. Stava per succedere a entrambi ma Filippo fermò ancora i suoi movimenti, prima che la piccola morte arrivasse. La bocca iniziò a cercare il collo di lei, i denti a mordicchiarle la pelle, le mani a poggiare decise sui suoi fianchi. Non si erano ancora detti nulla, Roberta sapeva che era meglio così, che anche quello era necessario, ma il cuore iniziò lo stesso a galoppare quando sentì la porta aprirsi, un rumore di passi farsi vicino, altre mani, leggere, poggiarsi sulla sua schiena.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
giovedì, giugno 21, 2012
sabato, giugno 16, 2012
Giuseppe Bertolucci (Parma, 27-02-47 – Diso, 16-06-12)
«Il Cioni Mario nasce a metà degli Anni Settanta, in piena tempesta ideologica, dai racconti orali di un giovane proletario toscano, che raccolgo e verbalizzo sotto forma di monologo, offrendo a quel ragazzo (Roberto Benigni) una specie di specchio dove riconoscersi e scoprire il come e il quanto del suo immenso talento comico».Giuseppe Bertolucci, Cioni Mario, Editori & Associati, Collana Il Politecnico Nr. 3, Roma 1994
Link utili: Il teatro nel cinema di Roberto Benigni
domenica, giugno 03, 2012
[Condomini] Se lavessi saputo prima
Se lavessi saputo prima quello che diventavo mavissa ammazzato di nica nica che la mia famigghia è sempri stata povera però allonore ci ha tenuto e certo non se la immaginava questa mia vita. E mancu iu che a unnici anni ancora ciavevo due iammitte sicche e lunghe e mancu minni nel petto che ero lunica della mia età che i carusi del quartiere non ci tiravano lassicutafimmini quando era periodo di festa.
Se lavessi saputo prima non ciavrei detto di sì a Don Iano che mi portò al cinema per la prima volta e in cambio io ci misi la mano in mezzo alle gambe a cercare quello che non cera. Lui fece finta che ci piaceva ma io credo che era una cosa di fantasia quella sua.
Certo se lavessi saputo prima non mi facevo trovare nel letto di Turi quel giorno che sua moglie era partita per trovare i parenti a Niscemi e io ciavevo detto che ce la tenevo io la creatura ma poi quella sera addormentata nella naca e Turi ciaveva due spalle come a San Sebastiano nella chiesa e una voce e un profumo che io mi vagnavo subito a trovarmelo davanti. Quella è stata la prima volta. Cioè la prima volta che facevo quelle cose anche se nel frattempo avevo giocato con la stiricallonga di qualche carusazzo che mera piaciuto.
Se lavessi saputo prima non me ne sarei andata da casa per lo scandalo che sempre lo avrei trovato qualcuno da maritare anche senza essere contenta ma mio padre non mi voleva chiù a casa e così me ne andai a Messina che Don Iano si ricordò di me e mi raccomandò a un suo amico che cera morta la moglie.
Se lavessi saputo prima non ci avrei fatto la serva per dieci anni al porco. Che quello se le sparò tutte con me le ultime cartucce dei suoi sessantanni e io dovevo metterci il calmante e il sonnifero nel caffè per poter uscire a cercare lamore.
Se lavessi saputo prima non sarei tornata a casa con leredità di quello che tutti ora mi salutavano come alle signore e io in cambio per farici dispetto maccattai una casa chiusa e mi misi a fari affari comu i masculi.
Se lavessi saputo prima mavissa ammazzato nica nica però forse è megghiu di no.
Se lavessi saputo prima non ciavrei detto di sì a Don Iano che mi portò al cinema per la prima volta e in cambio io ci misi la mano in mezzo alle gambe a cercare quello che non cera. Lui fece finta che ci piaceva ma io credo che era una cosa di fantasia quella sua.
Certo se lavessi saputo prima non mi facevo trovare nel letto di Turi quel giorno che sua moglie era partita per trovare i parenti a Niscemi e io ciavevo detto che ce la tenevo io la creatura ma poi quella sera addormentata nella naca e Turi ciaveva due spalle come a San Sebastiano nella chiesa e una voce e un profumo che io mi vagnavo subito a trovarmelo davanti. Quella è stata la prima volta. Cioè la prima volta che facevo quelle cose anche se nel frattempo avevo giocato con la stiricallonga di qualche carusazzo che mera piaciuto.
Se lavessi saputo prima non me ne sarei andata da casa per lo scandalo che sempre lo avrei trovato qualcuno da maritare anche senza essere contenta ma mio padre non mi voleva chiù a casa e così me ne andai a Messina che Don Iano si ricordò di me e mi raccomandò a un suo amico che cera morta la moglie.
Se lavessi saputo prima non ci avrei fatto la serva per dieci anni al porco. Che quello se le sparò tutte con me le ultime cartucce dei suoi sessantanni e io dovevo metterci il calmante e il sonnifero nel caffè per poter uscire a cercare lamore.
Se lavessi saputo prima non sarei tornata a casa con leredità di quello che tutti ora mi salutavano come alle signore e io in cambio per farici dispetto maccattai una casa chiusa e mi misi a fari affari comu i masculi.
Se lavessi saputo prima mavissa ammazzato nica nica però forse è megghiu di no.
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