mercoledì, maggio 23, 2012

Alessandro Manzoni - La forza legale non proteggeva in alcun conto l'uomo tranquillo

"La forza legale non proteggeva in alcun conto l'uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati, con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti e, se non basta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure, studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d'impedimento a proferire una condanna [...]. Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l'impotenza de' loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d'aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano da' perturbatori, e d'accrescer le violenze e l'astuzia di questi. L'impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d'interesse, e con gelosia di puntiglio. Ora, quest'impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire. [...] Di quegli stessi ch'eran deputati a farle eseguire, alcuni appartenevano per nascita alla parte privilegiata, alcuni ne dipendevano per clientela; gli uni e gli altri, per educazione, per interesse, per consuetudine, per imitazione, ne avevano abbracciate le massime, e si sarebbero ben guardati dall'offenderle, per amor d'un pezzo di carta attaccato sulle cantonate. Gli uomini poi incaricati dell'esecuzione immediata, quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber però potuto venirne alla fine, inferiori com'eran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilità d'essere abbandonati da chi, in astratto e, per così dire, in teoria, imponeva loro di operare. Ma, oltre di ciò, costoro eran generalmente de' più abbietti e ribaldi soggetti del loro tempo; l'incarico loro era tenuto a vile anche da quelli che potevano averne terrore, e il loro titolo un improperio. Era quindi ben naturale che costoro, in vece d'arrischiare, anzi di gettar la vita in un'impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorità e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non c'era pericolo; nell'opprimer cioè, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa."

Alessandro Manzoni , I Promessi Sposi, Capitolo I

martedì, maggio 01, 2012

Il mio Maggio

 Il mio Maggio
A tutti,
 a quanti, spossati dalle macchine,
 si sono riversati per le strade,
 a tutti,
 alle schiene sfinite dalla terra
 e che invocano una festa,

il primo maggio!
 Al primo fra tutti i maggi
 andiamo incontro,compagni,

con la voce affratellata nel canto.
 E’ mio il mondo con le sue primavere.
 Sciogliti in sole, neve!
 Io sono operaio,
 è mio questo maggio!
 Io sono contadino,
 questo maggio è mio!

A tutti
 A quelli che, scatenata l’ira delle trincee,
 si sono appostati in agguati omicidi,
 a tutti,
 a quelli che dalle corazzate
 sui fratelli
 hanno puntato le torri coi cannoni,
 il primo maggio!
 Al primo fra tutti i maggi
 andiamo incontro,
 allacciando le mani disgiunte dalla guerra.
 Taci, ululato del fucile!
 Chètati, abbaiare della mitragliatrice!
 Sono marinaio,
 è mio questo maggio!
 Sono soldato,
 questo maggio è mio!

A tutte

le case,
 le piazze
 le strade,
 strette dall’inverno di ghiaccio,
 a tutte
 le fameliche
 steppe,
 alle foreste,
 alle messi,
 il primo maggio!
 Salutate
 il primo fra tutti i maggi
 con una piena
 di fertilità, di primavere,
 di uomini!
 Verde dei campi, canta!
 Urlo delle sirene, innalzati!
 Sono il ferro,
 è mio questo maggio!
 Sono la terra,
 questo maggio è mio!
Vladimir Vladimirovič Majakovskij.


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