domenica, dicembre 30, 2007

Karl Marx e gli operai

Antonio Schiavone 36 anni
Roberto Scola 23 anni
Angelo Laurino 43 anni
Bruno Santino 26 anni
Rocco Marzo 54 anni
Rosario Rodinò 26 anni
Giuseppe Demasi 26 anni

L'operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza [...]
L'operaio diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea delle merci.[...]
Il lavoro resta esterno all'operaio [...]
Il lavoro non è quindi la soddisfazione di un bisogno, bensì è soltanto un mezzo per soddisfare dei bisogni esterni a esso. La sua estraneità risalta nel fatto che, appena cessa di esistere una costrizione fisica o d'altro genere, il lavoro è fuggito come una peste. [...]
Il risultato è che l'uomo (il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere e nel generare, tutt'al più nell'aver una casa, nella sua cura corporale, ecc., e che nelle sue funzioni umane si sente solo più una bestia. Il bestiale diventa l'umano e l'umano il bestiale.
Il mangiare, il bere, il generare, ecc., sono in effetti anche schiette funzioni umane, ma sono bestiali nell'astrazione che le separa dal restante cerchio dell'umana attività e ne fa degli scopi ultimi e unici. [...]
Se il prodotto del lavoro non appartiene all’operaio, e un potere estraneo gli sta di fronte, ciò è possibile soltanto per il fatto che esso appartiene ad un altro estraneo all’operaio. Se la sua attività è per lui un tormento, deve essere per un altro un godimento, deve essere la gioia della vita altrui. Non già gli dèi, non la natura, ma soltanto l’uomo stesso può essere questo potere estraneo al di sopra dell’uomo.

K. Marx, Manoscritti economico-filosofici

martedì, dicembre 25, 2007

[Condomini] Natale

Si festeggiava e io ero ancora un carusazzo ca nisceva con lamici e se capitava non lo rifiutava quacche bicchiere di zibibbo di quello buono. Fu accussì che mi capitò questa avventura e anche se i ricordi sono tannicchia confusi quaccosa ancora arristau in questa testa.

"Talia!"
"A cui?"
"Là. No viri vicinu o cassunettu?"
"Aspetta... Sì. E' vero!"
"Ma è vivo!"
"E certo! Su si movi morto non può essere"
"Pigghiamulu"
"E unni u puttamu?"
"Pigghiamulu!"
"E su ci veni fami?"
"Su ci veni a fami ci putemu accattari du belli masculini"
"Cetto. E tu ci metti macari il peperoncino! Si proprio scemo!"
"Ma pecchè? Che ho detto?"
"Ah... ma sicunnu tia a un picciriddo unu ci runa i masculini?"
"Su boni"
"Pittia forse. Latte! Ci vuole latte!"
"E unni u pigghiamo u latti cà a piscaria?"
"No sacciu! Aspetta. Tenilu. Cerco a Puddu. Macari a stura già tunnau a casa."
"Se... iu non ciafazzo a tenerlo."
"Ma su dommi!"
"E se scappa?"
"Si propriu scemu!"
"Senti..."
"Dimmi..."
"E se lo rimettiamo dove labbiamo trovato?"
"Cetto. Accussì su mangianu i cani."
"Ma è Natale"
"Picchì a natale i cani noncinnannu fami?"
"Senti..."
"Dimmi..."
"Ciò unidea..."
"Mummaginu..."
"Sopra a dove labbiamo trovato cera una luce accesa. Se lo lasciamo dietro la porta di quella famigghia?"
"Sarà chi viristi!"
"Iu a visti a luci!"
"Tu si scemu! Tu rissi!"
"Aspetta. Mettiamolo un secondo cà. Supra al muretto. E poi cerchiamo a Puddu."
"Va bene! Tanto è qua vicino. Però facemu presto!"

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"Ma unni finiu?"
"Tu rissi ca cerano i cani!"
"E stu latti? Chinnifacemu?"
"Nu vivemu no?"
"Bonu! E bellu friscu... quasiquasi è megghiu del vino!"
"Se... Amuninni va..."
"Va bene. Va bene. Aspetta!"

venerdì, dicembre 21, 2007

[Condomini] La signora Agnello

Appena vedevo la sua faccia pensavo ad un piatto di sarde a baccafico.
Non lo so spiegare bene il motivo. Forse pecchè ogni giorno dal suo balcone nisceva un ciauro di frittura che tutti appena lo sentivano trasevano di corsa le mutande stese al sole oppure pecchè aveva una faccia accussì chiatta che pareva che ciavevano tagliato la nasca.
Fatto sta che la signora Agnello cucinava sempre pisci.
Suo marito era morto tanti anni fa e la provvidenza non ci aveva arrialato nemmeno un figghiu. Però non mi pareva sciupata. Anzi ultimamente ogni volta che la vedevo mi sembrava sempre più giovane.
Lei scinneva ogni giorno presto la matina tutta allicchitiata e si fermava allangolo per aspettare lautobussu che arrivava alla pescheria. Quando tornava da questi sivvizza ciaveva sempre qualche cosa per i gatti che laspettavano alla fermata e una rosa per lei che se la teneva sopra la tavola della cucina.
La signora Anastasi una volta mi disse che laveva vista entrare nella casa di una fattucchiera ma io lo sapevo che non ce nè magie per queste cose.
Ieri poi cominciai a capire tannicchia.
Vinni un camion che si portò tutti i suoi mobili. Lei diriggeva tutti loperai e ogni tanto arrireva a un carusiddu che che se ne stava fermo senza fare niente.
Era così bello che pareva una statua di mammuru e forse per questo la signora Agnello ogni tanto quando ci sembrava che nessuno la taliava ciallisciava i causi.
Per vedere se era vivo.

giovedì, dicembre 20, 2007

Il nulla

Quest'alba negata
al sole che avanza su crine di mare
ai brandelli di sogni celati
sfuggiti
agli anfratti di bisogni e illusioni
cattura.
Null'altro che nulla qui sulle mani.
Repente l'odio che sale.
Poi di nuovo brandeggia la notte
m'inghiotte
scompare.

lunedì, dicembre 10, 2007

Interdipendenza

In questi sogni che muoiono
sopravvive il bisogno di una
O
da colorare,
di un amore qualunque, rubato, inventato,
andato a male.

No, non c'è paura, no,
e neanche importa il non poter respirare.

Forse accettazione allora,
se penso a quando, lento,
sugli scogli del tempo s'inerpica
l'altrui ragionevole sale
e non si può fermare.

domenica, dicembre 09, 2007

madame

Cieli e
neve sulle labbra
a posare

l'irruente fervore di un inganno.


giovedì, dicembre 06, 2007

Sul fare finta

Eravamo da poche settimane in campagna.
Sul retro della vecchia casa colonica dei fili, tenuti su da nodosi e robusti pali di legno, ci aiutavano a tenere il passo alla voglia di inzaccherarsi dei bimbi. Una lotta continua! Quel giorno, complice un mattutino acquazzone, potevamo dire di aver vinto: i fili erano vuoti, a parte le mollette di legno ad essi attaccate.
Solo nel tardo pomeriggio Giulio uscì da casa. L'aria, già molto calda nelle ore precedenti, si era un po' rinfrescata. Io lo osservavo, col volto soddisfatto e attento del buon padre di famiglia, dalla finestra al primo piano che dava sul noceto.
Si avvicinò allo spartano stenditoio e credetti, dapprima, che volesse divellerne uno dei sostegni ma, evidentemente, ciò non era nelle sue forze, o nelle sue voglie, poiché presto parve rinunciarvi. Quindi la sua attenzione fu attirata dalle mollette.
Ne staccò quattro montandole a croce, poi vidi la sua opera volare.
Poco dopo si avvicinò la sorellina, trattenuta fino a quel momento in casa da una fiabesca conserva di frutta. La piccola guardò il lavoro del suo modello estivo preferito e subito tentò, per pronta emulazione, di afferrare quelle mollette così magiche. Non riuscendo nel suo intento chiese al fratello di aiutarla.
Giulio le offrì temporaneamente il proprio velivolo poi, costruitone uno nuovo, si accinse a tornare a giocare. La bimba, però, con gesto veloce aveva già distrutto, in leale combattimento, il primo aeroplano. Lo stesso che brevemente, aiutato dalla sua mano sinistra, aveva volteggiato nell'aria. Il fratello rise, poi, rimontati velocemente i pezzi necessari, partì per un nuovo giro di perlustrazione.
Un piccolo laghetto, una pozza, attendeva gli stessi oggetti che, in quel momento, il leggero vento della fantasia aveva trasformato in barche e che solo a fine giornata ci avrebbero nuovamente aiutato a smaltire il duro lavoro della nostra lavabiancheria.

sabato, dicembre 01, 2007

Ipermercato

Lo trovi così
a cianciare di vita:
mozze domande,
tessere,
punti
- grazie e arrivederci -.
Chiedi chi sia,
e ti rispondi.