Tutta l'immagine viveva lungo un asse obliquo fatto di linee rette trafugate al mondo reale. Sullo sfondo la porta, ricamata a rettangoli, confessava di dimenticanze o furti, lì, proprio all'altezza della maniglia.
In primo piano Antonino pareva amabilmente confabulare con un invisibile interlocutore, ma le sue rughe, le spalle, lo stesso braccio destro, non ammorbidivano la rigorosa geometria di quell'attimo. Buffo, pensò Malebranco, che proprio lui, l'etnologo e poeta Uccello, posasse su quella sedia di plastica e metallo.
In alto, sulla parte sinistra della foto, appesa non si sa dove una marionetta vestita di stracci, se tali potevano essere definiti quegli indumenti, rievocava il mondo contadino tanto caro all'artista.
Maldido aveva fatto ingrandire l'originale fin quasi a sfocarne le tracce, poi aveva ritagliato la marionetta ripassandone i margini e fissandoli su di un foglio di carta velina; ne aveva anche calcolato l'altezza approssimativa, quarantacinque centimetri, basandosi sulle proporzioni degli oggetti e del soggetto raffigurato. Solo a quel punto era iniziata una ricerca febbrile tra appunti e vecchi testi, quasi tutti già in suo possesso, che lo aveva condotto ad essere certo della primitiva ipotesi.
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