Seduto al suo tavolo Maldido attendeva l'arrivo della prima portata.
Aveva con se la copia di un ritratto fotografico di Ferdinando Scianna e ora osservava quella immagine, l’etnologo e poeta Antonino Uccello, strizzando, a tratti, un po' gli occhi come in una inconsapevole profferta d'amore.
Malebranco non ordinava mai in quel luogo, né si dilungava in vaghi discorsi, voleva solo star tranquillo, e Brentano, da subito, aveva colto i gusti di quel silenzioso avventore; così, da vecchio oste avvezzo a coccolare la buona clientela, si limitava, quando proprio appariva indispensabile, a segnalare al suo ospite le eventuali mancanze nella dispensa.
Quel giorno aveva preparato dei tagliolini ai carciofi, champignon e vongole ed uno zuccotto di carciofi e carote. Come sempre aveva portato a tavola anche una buona bottiglia di vino, un San Severo bianco, ma, anche quello come sempre, neanche un goccio di quel nettare fu versato nel bicchiere di Maldido, semplicemente tutto venne pagato, e, il cibo, consumato.
"Buonasera Malebranco"
"Salve dottore"
Appena sbirciata la foto Treschin si sedette, senza nessun formale invito, accanto a Maldido, ed iniziò a fissarlo.
"E allora?" infine disse.
"Allora cosa?"
Maldido non sembrava gradire molto i modi del farmacista eppure nulla sembrava poterlo distogliere da quella foto, anche le poche parole che Dionigi era riuscito ad estorcergli, erano state pronunciate a capo basso, sulla tavola deserta e con quella immagine tra le mani.
"Non credete valga la pena acquistarlo?"
"Potrebbe"
"Ma se..."
"Oh! Mio buon dottore... ma credete davvero sia possibile che io"
"Insomma! Ditemi almeno qualcosa"
"Poi, vi dirò, poi. Lasciatemi adesso"
Le ultime parole di Malebranco, il loro tono, fecero desistere Dionigi da ogni ulteriore insistenza; si alzò dunque, congedandosi dall'amico per dirigersi verso il bancone. Ad attenderlo c'era un Soleras, anzi il suo Soleras.
"Ti ha detto niente?"
"Nulla"
Brentano guardava ora lui ora Maldido e, nel frattempo, picchettava a tempo sul vecchio legno.
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