sabato, maggio 30, 2020

[Alfredo] pensieri

Poggiato al vecchio stacconato, tra crepe e spaccature, Alfredo segue lento il sole.
Le ombre dei rami proiettano scomposte nuvole su quel giallo sbiadito, sull'antico legno; sembrano, tuttavia, ignorarlo, impegnate, come sono, a distrarsi, inoffensive, con un piccolo sauro. 
Anche Alfredo pare, apparentemente, non aver cura di loro; eppure i suoi occhi fanno di quelle macchie forme e mostri, chimere, e i suoi pensieri vagano, in quel rincorrersi di luci e ombre che vive sul suo corpo, come cercassero un senso, un nesso tra la gioia dei bimbi, che giocano poco lontano, e la follia umana.

martedì, maggio 26, 2020

[interviste] Salvatore Ferrigno

1. Chi sei?

Salvatore Ferrigno detto Turi u zampugnaru di anni 38

2. Cosa ti piace?

Mi piaci taliari la gente e parrarici ogni tantu e soprattutto ascutari e pinsari e farimi i filmi nella testa che poi me li taliu quannu ciaiu tempo e vogghia

3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?

Iu pensu ca tutti i ionna sù belli macari chiddi in cui ti tagghiassi i vini o ti ittassi dalla finestra. È comu u scuru ca luci che senza di chiddu na virissi mai a differenza. Appoi certo ci sù i momenti speciali ca tu ti senti luniverso e tuttu u munnu è dentro di tia. Epperò quannu succeri tu mancu u sai che a tutto pensi in quel momento tranne che a fare classifiche. E allora poi è quello che ti cunti dopo ca ti spiega ca sì proprio quello è stato il giorno più bello. Indimenticabile.
E invece iu pensu macari che quannu ciarrivi a capire questa cosa te la dovresti proprio dimenticare subito che allora poi diventa difficile che arriva un altro giorno più bello ancora chiossai del giorno più bello di prima.

4. E quello più brutto?

Già ta resi prima la risposta.

5. Come vorresti morire?

Comu nascii. Dentro a una fimmina.

sabato, maggio 23, 2020

[Alfredo] nuvole

Il sole non aveva ancora accarezzato i piccoli vicoli, le finestre chiuse. Alfredo era uscito quasi sicuro di incontrare poca gente. Era quello che voleva, in fondo.
Era arrivato al parco in tranquillità anche se già sul percorso aveva avuto la percezione che il numero di persone e di auto fosse, in realtà, più alto delle sue previsioni. "Continuerò a camminare" si era detto e così invece di fermarsi nella sua tana preferita, aveva preferito avanzare con passo lento godendo dell'inframezzarsi di luce e ombra donata dai lunghi rami dei pioppi, dei piccoli balzi dei merli intenti a selezionare il giusto materiale per il loro prossimo nido.
"Ma l'hai vista?”
“Sì certo. Ma io non la conoscevo prima di...”
“Tutta rifatta, ti dico”
“Sì ha belle gambe, un bel seno... certo in viso si nota”
“Ma se è diventata una maschera” E anche il seno… ma dai, era piatta prima”
“Se per lei va bene...”
“No, no. Te lo dico io cos'è. Una folle! Una insicura!
“Si, ma...”
“E poi le senti le cose che dice? Quello che fa?”
“Magari è questo periodo...”
“Ti dico di no! Tu facci caso”
Le due donne sbucano da un piccolo viottolo trotterellando e precedendolo di pochi passi. In tuta attillata e candida maglia di cotone, smuovono i larghi fianchi a fatica tentando così di amministrare fiato e parole.
Alfredo è costretto ad ascoltare e quasi parteggia per quella terza assente che non conosce, che non vuole immaginare.  Pochi passi e le donne imboccano un piccolo sentiero che, dopo poche centinaia di metri, si ricongiungerà alla strada principale. Così Alfredo può perderle di vista e tornare al suo silenzio.
Si ferma a odorare dei piccoli fiori bianchi e gialli che ornano una palizzata in parte divelta e guarda il cielo. Una nuvola solitaria solca, bianca, il cielo. Alfredo non può fare a meno di ricordare, attraverso quella, la magia delle forme delle donne che ha conosciuto, che ha amato. La poesia del loro repentino o lento mutamento negli istanti e nel tempo. Per pochi attimi tutto è pace.
 

venerdì, maggio 22, 2020

[interviste] Luciano Avallone

1. Chi sei?

Luciano Avallone nato il quattordici di aprile del duemila. Impiegato

2. Cosa ti piace?

Mi piace travagghiare e pensare al futuro e vivere in pace e in giustizia. E poi invece non mi piace parrari

3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?

Il giorno più bello è stato quando ho preso il posto al comune che sono il più giovane lì dentro e questo lo devo a quel granduomo di Michele Torregrossa che mi volle aiutare.

4. E quello più brutto?

Quello più brutto è stato quando non mi vollero pigghiare dentro ai carabinieri che dicevano che non avevo superato il test fisico. Ma io lo sapevo che invece era solo che non avevo i santi giusti pecchè avevo fatto tutti i controlli prima che volevo essere sicuro.

5. Come vorresti morire?

Come a tutti. Quando è il momento.

giovedì, maggio 21, 2020

[interviste] Catena Musmarra

1. Chi sei?

Cioè iu tu ricu però perchè lo voi sapiri? Insomma un nome è un nome. Chi cangia? Mi putissi chiamari Ciccia o Nedda iu non fussi sempri a stissa? Sì va bene tu ricu. Mi chiamo Catena Musmarra è di misteri faccio lestetista che ciò macari il diploma. Se ti serve iu vegnu a to casa che il negozio non ce lho e però accussì ti costa chiù picca e poi no pì vantarimi ma tutti riciunu ca sugnu brava e ti fazzu addivintari comu a una carusidda.

2. Cosa ti piace?

Ammia mi piaci u misteri ca fazzu che certe vote mi sento comu su fussi una artista e quasi quasi mi piacissi che quelle persone arristassuru bloccate come le ho sistemate io per sempre. Comu fussiru statue o fotografie dei giornali.

3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?

Il giorno più bello è stato quando mi resunu il diploma che nessuno nella mia famigghia ci crireva ca iu mu pigghiava. "A chi ti sevvi?" mi dicevano. Attrovati un marito e impara a fari i suvvizza. Questo è importante. Che poi tinni penti di questi anni appizzati a scola. E invece ora iu ciaiu un misteri e i clienti e su mi sevvi qualche cosa me laccatto con i miei soddi senza duviri chiedere a nuddu.

4. E quello più brutto?

Il giorno più brutto è stato quannu mi chiamanu a casa dei Torregrossa per una pulizia del viso e du pezzu di merda do maritu mi misi i manu ncoddu ca so mugghieri era dovuta uscire un momento e non cera nessun altro nella casa. Iu non sapeva bonu cava affari che mi bloccai che non mi era mai accapitato e mi scantai soprattutto. Poi per fortuna sunanu alla porta ca so figghiu aveva nisciuto dalla scuola senza permesso e non lo trovavano. Iu ne approfittai subito per scappare e in quella casa non ci torno mancu su mammazzunu.

5. Come vorresti morire?

Comu capita. Però prima di moriri vulissi furiari tannicchia u munnu e viriri tanti cosi belli ca sugnu sicura ca ci sù. E anche persone macari.

mercoledì, maggio 20, 2020

[interviste] Carmelo Anzalone

1. Chi sei?

Mi chiamo Carmelo Anzalone e ciaiu 44 anni. Di misteri fazzu u pitturi che allatto le case delle persone e ciabbessu i mura ogni tanto se mi chiedono di farlo.

2. Cosa ti piace?

Non tu sacciu addiri veramente. Quannu eru carusu mi piacevano assai i fimmini che no per vantarimi ma ma livai qualche bella soddisfazione che tutte dicevano che ci sapevo fare e i faceva sentiri tranquille. Oggi forse mi piaci viriri tannicchia di televisioni senza pinsari a nenti prima ca si chiurunu locchi quannu tonnu do travagghiu e un bicchiere di vino ogni tantu.

3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?

Questo ancora me lo ricordo che ciavrò avuto tredici quattordici anni e insomma cera sta carusidda caveva quasi a me stessa età che io ciappizzava arreri da tanto tempo e lei invece non ne vuleva sentiri. Poi un giorno accapitò sutta a me casa che io stavo uscendo e lei cercava il mio nome nei citofoni e insomma era venuta per me. Per dirmi se volevo fare un giro con lei e così abbiamo passato la mattinata insieme passiannu per il centro a parlare e guardare e poi verso gli scogli vicinu o mari che lì ni vasamu. Solo che quello però pimmia era il primo e insomma è stata una giornata indimenticabile.

4. E quello più brutto?

Forse è che sono romantico o che in fondo di giorni veramente tinti cinnaiu avutu picca ma quello più brutto è stato quando ho saputo che Nella, sta carusidda insomma, si maritava anche se erano anni che non ci nisceva insemula


5. Come vorresti morire?

Iu non vulissi moriri, come a tutti penso. Però saccapitari mi piacissi ca capitassi di botto. Un colpo siccu e via.

martedì, maggio 19, 2020

[interviste] Maicol Torregrossa

1. Chi sei?

Iu mi chiumu Maicol che il nonno sincazzò per questa cosa e lui ammia mi chiama Michele e ciaiu 9 anni però tutti mi rannu chiossai che sono alto e forte. Di cognome faccio Torregrossa che tutti la sanno questa cosa dove abito e non cè bisogno di dirlo.

2. Cosa ti piace?

Ammia mi piace giocare a pallone e cantari le canzuni che ascutu alla radio. Ci fazzu macari i video di questa cosa che li metto sopra a iutubbi e ciaiu un cafolu di gente che lascuta e tutti dicono ca sugnu bravu e vulissi fari i concerti e le feste nelle piazze macari. Eppoi mi piaci macari abbiarimi a mare quannu cè cauru.

3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?

Io sono stato contento quannu a Maria ci ho fatto vedere il mio primo video e a lei ci è piaciuto così assai che mi ha abbracciato e io ero felice però non ce lo volevo fare vedere e insomma è stato bello anche se però cè anche il giorno che ho fatto il primo gol nel campionato. Di testa come a Ronaldo.

4. E quello più brutto?

A scola con quella pazza ca maddumanna sempri se ho studiato e iu ciù rissi che non mi interessa però un giorno ha chiamato il nonno e lui turnati a casa mi resi du papagni na testa che ancora me li ricordo epperò chidda ancora maddumanna.

5. Come vorresti morire?

Come a Ianu Minna che quannu ummazzanu prima sputtusau a unu che iddi cià ficiunu sulu picchì erano tri. Dì bastaddi.

lunedì, maggio 18, 2020

[interviste] Nella Riccobono

1. Chi sei?

Nella Riccobono di anni 43.

2. Cosa ti piace?

Mi piaci cucinare e poi viriri i programmi alla televisione quannu non ciaiu chiu nenti di fari eppoi macari farimi una passiata ogni tanto al lungomare e accattarimi un gelato e assittarimi in una panchina a viriri passare la gente

3. Quale è stato il giorno più bello della tua vita?

Quannu mi maritai che tutti erano felici e macari iu

4. E quello più brutto?

Quannu mi maritai che no sapeva comu ieva a finiri

5. Come vorresti morire?

No me letto e senza chianti

domenica, maggio 17, 2020

[Alfredo] accogliere

Quando poi le voci tornano, dopo tanto silenzio, una domenica Alfredo apparecchia la tavola con cura: la tovaglia senza pieghe; i tovaglioli, seppur di carta, abbinati; i piatti, le posate, due bicchieri…
Sul fuoco l’acqua ha appena iniziato, allegra, a bollire proprio nel momento in cui lui spegne la fiamma e decide di uscire.
I pochi che incontra per strada gli sembrano già tanti, molesto ogni brusio.
Quando arriva al parco la panchina pare stranamente non riconoscerlo. Flirta, verniciata di fresco, con due ragazzini. Anche il frondoso albero gli appare distante impegnato come è a bisbigliare al vento. Nascosto dalla siepe sempre più alta, solo il piccolo ruscello sembra ricordarsi di lui. Alfredo riesce a donargli, a donarsi, una lieve carezza e porta quell'acqua al viso.
Al rientro ha poca fame, rimette tutto a posto e va a dormire.

mercoledì, maggio 06, 2020

[Alfredo] passerotti

Le due amiche parlano a voce alta,  incuranti della possibilità che qualcuno possa ascoltarle. Probabilmente sono fuori dal loro territorio casalingo, dai loro confini, e così tutto può essere detto, senza star lì tanto a preoccuparsi degli amici, dei genitori, di qualche molesto impiccione.
Un tempo era qualcosa che apparteneva quasi solo agli adolescenti questo impudico ciarlare, questo quasi pubblico confessarsi. Una dichiarazione di sfida, di esistenza.
Alfredo le ha di fronte. Lui è seduto a spiare i raggi del sole, li vede intrufolarsi tra i rami e le giovani foglie per tuffarsi per gioco a terra prima che lo facciano le ancora acerbe ombre. Loro sono in piedi.
Una è poggiata a un palo, anzi con un braccio stringe quello e ondeggia in bilico tra una danza e una palese dimostrazione di timidezza, Sembra triste, corrucciata. Ha labbra dipinte pesantemente e capelli di un nero che non può essere naturale.
L'altra è troppo presa dal proprio discorso per far caso ad Alfredo. Alza e abbassa gli occhi ad ogni pausa mentre sta un po' a fianco della prima. Ogni tanto la sfiora con le mani mentre gesticola e un bracciale allora luccica sul polso prima di essere di nuovo nascosto dalla larga manica del maglione colorato di cotone.
I discorsi sono sempre gli stessi, Alfredo si sorprende ogni volta eppure ormai dovrebbe saperlo che è cosi. Cambiano i luoghi di incontro, magari, o i tempi dedicati, forse anche la disponibilità dei corpi... eppure il resto è sempre rintracciabile in modo uguale. Anche ora, anche qui.
“Primo tu non lo devi cercare più! E poi secondo lo devi cancellare, capito? Cancellare proprio!” dice, sicura, una. 
“Ma come faccio?” pigola l'altra.
“Come fai, come fai... lo blocchi! Lo elimini”
“E se non volessi?”
“Allora tu sei scema, ma non lo vedi come sei ridotta?”
“No, no, lo so”
“Ecco! E allora?”
“Allora farò come dici tu, ma non è che poi lui va con un'altra seriamente però...”
“Speriamo, speriamo sia così – ride - così ti passa più in fretta questa malattia”
“Ma dai... se piaceva anche a te”
“Il tempo di limonarci, per quello sì”
È bravo vero?”
“Stai di nuovo a parlare di lui?”
“Ma se hai iniziato tu”
“Ecco parliamo di altro allora. Hai visto questo?”
Dalla tasca posteriore dei jeans estrae un telefonino e mostra all'amica qualcosa. Alfredo sente solo della musica un po' tamarra e vede il volto divertito delle ragazze. Quando il video finisce le due si spostano verso la strada, fanno qualche foto, saltellano come passerotti spensierati, ridono fino al prossimo effimero pianto.

martedì, maggio 05, 2020

[Alfredo] anni

Alfredo inizia a correre e va incontro alla neve dei pioppi, al vento leggero che gli bacia il viso, all'adolescente sole che gli si struscia addosso.
Alfredo inizia a correre e poi incespica e cade e si rialza e riprende e ogni passo è un giorno in meno, un mese e poi un anno.
Alfredo inizia a correre e lì in fondo ci sono la sua vecchia palla e la "Graziella" che lo aspettano clementi.
Alfredo inizia a correre e si fa sera.

lunedì, maggio 04, 2020

cronache cittadine

Chittaia diri?
A genti na strada passa, comu sempri,
ora però, allatu alla cassa - na merceria -
ci misunu un cartello: "andrà tutto bene" c'è scritto acculuratu.
Na festa.
Comu fussi nautru munnu e non chistu, unni vivemu,
comu fussi sulu
questione di testa
e la santa morte leggenda, favola di picciriddi,
insomma cosa lontana, poco onesta.
Ne me ossa ancora u suli spunta 
e sprofonda mentre la notti
sadduma e do to ciatu
cunta.
Di novu mi pari non cè nenti
na sti iurnati, na ni sti momenti.
Accussì mentri minterrogo su chiddu ca sentu
mancu stu disiu mi pari novu,   
stu disiu caddiventa tormento.

domenica, maggio 03, 2020

[Alfredo] locura

"Un cavaliere errante senza amore è come un albero spoglio di fronde e privo di frutti, è come un corpo senz'anima, andava dicendo a se stesso"
Come un Don Chisciotte, Alfredo si sposta e cammina ma non trova giganti tra le vie e Aldonza è solo uno specchio spezzato, una fanciulla che si riflette in mille forme prima di svanire.

Come un Sancho, Alfredo vorrebbe solo dormire in una delle mille isole che mai saranno sue, ma è proprio del dormire il sognare.

Alfredo vive e cerca la sua Dulcinea anche se non lo sa, anche se dovrebbe saperlo.
"Essa combatte in me, in me riporta vittoria; ed io vivo e respiro in lei, e da lei mi viene vigore ed assistenza."

venerdì, maggio 01, 2020

[Alfredo] primo maggio

Quando le finestre si aprono le voci hanno accenti diverse e i discorsi si possono seguire solo immaginando ché altro Alfredo non riesce a fare.
Cosa vorrà dire quel ridere continuo del disoccupato polacco? E il pianto di quel bambino? Con chi sta discutendo da ore in video di tessuti quella donna? Di chi sono le voci che cantano vecchie canzoni di successo? E perché litiga la coppia di vicini che si urla addosso e sbatte porte e anime e si accusa?
L'artista burocrate passa ogni giorno con il telefono in mano e discute di contratti e sovvenzioni, di regione e di stato, di onorevoli e assessori, mentre l'anziana rifatta rimbrotta i canterini e porta per l'ennesima volta il cane in giro ad annusare i muri.
Il polacco rimprovera la moglie e il bambino, poi esplode in un "Vaffanculo" che diventa silenzio dentro quelle mura. Un silenzio che per un attimo sembra comprendere tutto prima di disperdersi.
La donna dice che così non può più andare avanti, che non rientrerà mai nelle spese, poi finalmente chiude e scoppia a piangere e sbatte a terra qualcosa. Un rumore sordo, anch'esso destinato a svanire. Le ragazze iniziano a flirtare a distanza con l'artista ed è un ridere sul nulla, un desiderato sopravvivere.
La coppia inizia a scopare.