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18/08/08

Infanzia & Media - (6) L'infanzia, le infanzie

La famiglia preindustriale che si reggeva sulla complementarietà di tutti i suoi componenti si scisse, ad opera delle spinte del mercato, in due sezioni distinte: una esterna, mediata soprattutto dall'uomo attraverso il suo lavoro salariato, e una interna, domestica, di competenza della donna.
Le funzioni non più pertinenti alla famiglia vennero così, in misura sempre maggiore, svolte da altri sottosistemi: quelle produttive dal sistema industriale, le funzioni espressive dal sistema (sempre più importante economicamente e globalizzante culturalmente) del tempo libero, quelle educative dal sistema scolastico.
A questa mutata situazione sociale corrispose un massiccio movimento culturale di definizione\scoperta delle diverse fasi e dei diversi momenti che caratterizzano l'infanzia. La rivoluzione freudiana spalancò poi un nuovo universo interpretativo. Così se da un lato il bambino acquistò, fino ai nostri giorni, una sua autonomia forte rispetto alla psicologia dell'adulto, dall'altro si ritrovò incasellato, nella traduzione popolare che della psicoanalisi venne/viene fatta, in rigide gabbie normative (le fasi orale, anale e genitale; il complesso di Edipo; la fase di latenza; etc.); norme e dicotomie presenti del resto anche in quella ossessione della misura, del confronto falsamente paritario, che ha portato alla diffusione di massa dei test di intelligenza, alla netta separazione tra normale (sia questa normalità concernente lo sviluppo fisico, le capacità cognitive o altro) e anormale.
Destinatari, e non solo nelle famiglie borghesi, di sempre maggiori spazi all'interno dell'abitazione ma anche fruitori di luoghi urbani quali la strada, il cortile, i giardini, i bambini oggi costituiscono, allo stesso tempo e indissolubilmente, il “fuoco” di un interesse teso alla loro formazione (interesse che passa attraverso la letteratura di consiglio, le riviste femminili, la pubblicità pediatrica, l'informazione medica, il passa parola di mamme ed educatrici, l'informazione televisiva; etc.) ed il “centro” di nuovi mercati commerciali.
Questo infittirsi di attenzioni produce, allora, una esplosione di modelli proposti, modelli che appaiono frutto di nuove situazioni sviluppatesi da fenomeni sociali, economici, culturali diversi.
Anche la presenza nel secondo dopoguerra, in Europa, di intensi flussi migratori provenienti dapprima dalle nazioni del bacino mediterraneo e successivamente dalle ex-colonie e dall'est-europa, ha provocato, soprattutto nella scuola, reazioni non prevedibili legate alla difficoltà di accettare mondi doppiamente altri.
Indiscutibili conseguenze, infine, ha provocato, in alcuni paesi la rapida industrializzazione, il mutamento, repentino e traumatico, dei rapporti interni e della stessa costituzione della famiglia.
La pluralità di proposte, di suggerimenti, di modelli più o meno imposti, accettati o condivisi riguardo all'infanzia ha spesso fatto emergere (più o meno consapevolmente ma ancor più oggi) in chi, come genitore, insegnante o altro, costantemente si rapporta con i bambini, la voglia di abbandonarsi alla norma, allo stereotipo, alla finta tradizione.

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