La sera di quello stesso giorno incominciai a leggere il poema di Omero intitolato Odissea. Furono i primi versi di quell’opera, che ricordo ancora a memoria (Parlami, o Musa, dell’uomo ingegnoso e scaltro che dovette vagare a lungo, dopo avere distrutto la sacra roccaforte di Troia, eccetera), a introdurmi in un mondo meraviglioso e per me sconosciuto: quello della lettura! Mi buttai a leggere con la stessa dedizione che gli uomini, in genere, dedicano ad altri piaceri, per esempio al corteggiamento delle donne o ai giochi d’azzardo; e continuai per quattro anni, ininterrottamente, con le sole pause del riposo e del tempo che dovevo dedicare al servizio del mio padrone. Imparai tutte, o quasi tutte, le cose più importanti che erano state pensate e scritte prima della mia nascita; mi abituai a guardare il mondo con cento occhi, anziché con i miei due soli, e a sentire nella mia testa cento pensieri diversi, anziché il mio solo pensiero. Diventai consapevole di me stesso e degli altri. Gli uomini, senza la lettura , non conoscono che una piccolissima parte delle cose che potrebbero conoscere. Credono di essere felici perché fottono, si riempiono le pance di cibo e di vino e addolciscono le loro vite con questi piaceri, assolutamente uguali per tutti; ma la lettura gli darebbe cento, mille vite, e una sapienza e un dominio sulle cose del mondo che appartengono solamente agli dei. Io, almeno, ne sono convinto.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
30/08/08
La lettura
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