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27/03/18

I Tomasello [9]


Un ultimo abbraccio nvasuni ai parenti ed erano già nella strada. Nino camminava muto mentre laltro sembrava trotterellare contento come una palla acculurata nelle mani di un carusiddu. Si salutanu al bar e fu solo allora che Nino pariu arrusbigghiarisi.
Decise di non tornare subito a casa. Aveva bisogno di pinsari.
Ora cera questo fatto che tutti nel quartiere lo sapevano come vutava lui e la sua famigghia e allora mai nessuno ci aveva fatto storie. Certo qualche tentativo. Qualche battuta. Ma mai nenti di pesante. Di insistente. Cera qualcosa che non quadrava.
Nino si ritrovò a passare davanti alla scuola. Sarrattau tannicchia a testa. Si isau i pantaloni. Tirau il ciato come per fare qualcosa di importante e poi entrò senza  sapiri mancu il perché.
Si fermò davanti al primo seggio aperto. Cera poca gente. Ormai cu vineva a vutari lo faceva solo per tradizione o per un favore da fare o da ricevere. Macari iddu faceva accussì anche se so soggira ogni vota prima dellappuntamento ci inchieva la testa con le storie di so maritu o di quello che ascutava alla televisione. Giusto una simana prima e una simana dopo avere misu a cruci nella scheda. Poi tutto lentamente tornava nella normalità.
Nino si misi a taliari i cartelli con tutti i nomi e i partiti. Sautò quelli senza speranza e quelli che invece la speranza non riuscivano più a darla e si fermò sui nomi più importanti.
Lonorevole Cummino aveva cangiato unaltra volta bannera ma la cosa ridicola era che Carlo Fumagallo quello che era stato sconfitto la vota prima ora aveva preso il posto che aveva lasciato Cummino nel vecchio partito. Nino si ricordò allimprovviso di quelle due vecchie settimane. Cera stata qualche ammazzatina in quel periodo a fare da aperitivo alle feste prima delle solite cene a sbafo per gli elettori. Improvvisamente era come se fossero tornati a girare i soddi come ai bei tempi e anche le facce che furiavano a caccia di voti parevano chiù tunni e meglio predisposte a pavari. Donna Nunzia gli aveva spiegato che stavano arrivannu i finanziamenti per aggiustare la città. Che cera di menzu leuropa e tutti ci vulevano azziccare la forchetta in quella portata.
Cummino aveva vinto per una ventina di voti e cerano stati ricorsi e denunce e carte ai tribunali ma alla fine sempre lui era stato eletto. Ecco se le cose stavano nello stesso modo ogni voto improvvisamente era di nuovo importante e allora macari i so cincu potevano fare la differenza.

Fonte immagine: Antonio Berni, La mayoría silenciosa,1972

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