25/03/18

I Tomasello [8]


"Comu stai?" ci chiese "Chiffai ora? Unni stai?"
Calò lo guardò tutto affettuoso però sembrava non avere voglia di rispondere a quelle domande accussì semplici.
“Non ti preoccupare Nino. Ni parramu dopo. Ora però ti devo chiedere una cosa che il tempo è picca..."
"Dimmi dimmi"
" Insomma tu lo conosci lonorevole Cummino vero? E certo che lo conosci. U canusciunu tutti nel quartiere. Insomma lonorevole ha bisogno di noi"
Nino per un attimo ciaveva sperato che non era questa la minchiata che gli dovevano chiedere ma lo sapeva dallinizio che sarebbe stata una speranza fallita.
"E tu mi fai veniri cà picchistu? Pidda cosa tinta? U sai ca sarrubbau tutti i soddi de casi popolari quel disgraziato?"
"Sono accuse false zio. Ci penserà il tribunale a quelle. Quando sarà il momento. Ora però non è importante questa storia. Che qui tutti ci dobbiamo qualcosa a quelluomo"
"Iu no" Era stato siccu Nino che con quelle parole sperava di finire la discussione.
"Evvabbene tu no. Ma tutti lautri sì! Macari iu zio che se non acchiana iddu torno di cussa o cacciri"
"Ecchiè Dio? Calò tu usai come la penso io e come la pensa tua zia e sua madre macari"
"Eccerto. Ancora a sugnari la rivoluzione. E a bannera macari"
"La giustizia Calò. La giustizia. Che almenu chidda fussi ura"
"Giustizia, giustizia... macchiè a giustizia zio? A giustizia e travagghiari comu nmulu sulu pi mangiari e pavari u mutuo comu fai tu? E fari a fila o spitali comu faceva a nanna? E viriri quanto è bello u munnu na televisioni comu faceva iu o collegio? A giustizia è quella ca ni facemu zio. E se tu non ta voi fari ma fazzu iu a modo mio"
" Tu si cunfusu Calò! E insomma vuoi che lo votiamo..."
"Sono cinque voti zio. E la libertà per me. E un posto di travagghiu per una delle tue figghie. Dove vuoi tu che questi sono i patti"
"Al comune?"
"No comuni"
"A scola?"
"Na scola. Unni voi tu. Ci pensu iu a parrari collonorevole."
"Mah! Ora minnipozzu iri?" Nino era proprio stanco.
"E certo che puoi. Non è che ti abbiamo sequestrato. Vero Iano?"
Quello se nera stato tutto il tempo distante dai due. Assittato dietro a un tavolino aveva accuminciato a puliziarisi lugna delle mani e dei peri con un coltellino che aveva nella sacchetta. Sembrava non pinsari a nenti e anche non sentire e vedere nenti. Sarrusbiggliao solo quando lo nomino Calogero per accalarici la testa.
"E certo che è così. Chissemu rapitori?"
Iano accuminciao a ridere come se avesse fatto una battuta fantastica. Accussì forte che a un certo punto ci mancau macari u ciato.
"Amuninni Nino. Amuninni" riuscì però a dire.

Fonte immagine: Antonio Berni, Juanito Laguna

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