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21/03/18

I Tomasello [7]


Ad accoglierli cera Calogero Previtera. Nino ci mise un pezzo a riconoscerlo che lultima volta che laveva visto era stato dieci anni prima. Poi cera stata una ammazzatina e il processo che tutti ne avevano parlato che lomicida era ancora un carusiddu: Calogero Privitera appunto.
Ora sera fatto i spaddi larghi e un filo di barba ci copriva una cicatrice nella facci. Forse un ricordo del collegio dove era stato.
“Nino, Nino! Sugnu cuntento ca vinisti”
“Te lavevo detto che lo portavo” ci disse Iano guardandoli un poco in disparte.
“Bravo Iano. Sugnu proprio cuntento”
Calogero si avvicinò per abbracciarlo ma Nino era rigido come a un baccalaro e continuava a non dire parola. Così fu quello a parlare:
“Sei sorpreso di vedermi vero? Ma to cucinu ciarrinisciu a nesciri. Non cià faceva chiù Nino da intra. Nove anni a fari a muffa. Mabbastanu”
Lo guardava in attesa di un gesto di una frase ma Nino non ci puteva dare conto che stava ripassando tutto il filmino nella testa: di quando Calò era nicu e lui lo passiava per farlo addummisciri. Del picciriddo vestito di picaciù che gli riempiva le tasche della giacca di coriandoli per sghezzo. Della paura che aveva dei mostri del cinema. Delle immagini al telegiornale di quel ragazzino tuttu spacchiusu che stava in menzu ai carabbineri mentre quelli lo portavano o friscu.
Aveva tagghiuliatu a uno ca taliava a so carusa. Nove anni pi na taliata. Proprio un bello scambio. Ora era lì che nessuno lo sapeva cava nisciutu. O almeno a lui  i parenti di certo non ciavevano detto nenti di quella novità.
Improvvisamente u filmi finiu e a Nino ci vinnunu i lacrimi e u pigghiau quellabbraccio che gli era stato offerto e le sue razza abbracciarono di nuovo a quel picciriddu senza testa.

Fonte immagine: Antonio Berni, Team de futbol o Campeones de barrio, 1954

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