Alla matina della domenica la famigghia Tomasello si susio prestissimo. Era giorno di votazione e allora cera la necessità di una pulizia generale che certo non si potevano presentare nella scuola come a tutti i giorni e poi cera anche che quellanno votavano tutti quelli della casa. Sei supra a sei.
A prima a iri a lavarisi fu a nanna.
Donna Nunzia faceva fatica a trasiri nella iaggia. Era accussì che chiamava il box della doccia. Certo tanto torto non ciaveva. Con letà le gambe reggevano male e la panza era crisciuta così assai che la donna faticava a passari dalle porte di scorrimento. Così ogni volta Nino il capofamigghia smuntava le due ante della doccia e Margherita sua moglie appena la vecchia era entrata ci mitteva una tenda di prastica tenuta da un bastone che accussì lacqua non finiva tutta supra al pavimento che poi si sciddicava.
Donna Nunzia entrò cantando. A lei ci piacevano quelle giornate. Ci ricordavano quando era carusa che sua marito era sempre il primo a presentarisi al seggio.
“Ti raccumannu Nunziatina! U sai dove devi mettere il segno?”
“E certo che lo so. Ogni vota è sempre u stissu”
So maritu la tirava verso di se per stringerla e ci chiantava un vasuni che era come quannu erano ancora ziti. Poi partevano verso la scuola che stavano sempre abbracciati.
A Nunzia tutto sembrava avere una speranza nuova e quella strada in quei giorni era come un tappeto russu verso la libertà e la giustizia.
Fonte immagine: Antonio Berni, "La famiglia del peon"
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