17/03/18

I Tomasello [4]


Il cielo ciaveva nuvuli ianchi e luce macari.
Fino alla giornata prima aveva chiuvuto e alla televisione cera chi aveva fatto i cunti e le scommesse sulla gente che sarebbe andata a votare e su quella che invece sarebbe rimasta a casa con un tempo bonu o un tempo lariu. Nino però aveva cangiato canale che non è che ci interessava tanto questa discussione anche se poi invece di vedere il filmi sera addummisciuto sopra al divano.
Ci capitava sempre più spesso questa cosa. Forse era la panza che ci stava criscenno oppure lanni che aumentavano. Nino però non ce ne aveva di spiegazioni sicure. E poi che importanza aveva? A iddu non ci dispiaceva quella cosa che quannu rummeva nessuno lo disturbava e non doveva fari e preoccuparisi di nenti.

Al bar cera il solito gruppo assittato a iucari a scupa.
“Buongiorno Nino”
“Buongiorno a tutti. Buongiorno Pippo”
Dal tavolo arrivarono solo sguardi curiosi mentre il barista che lo aveva salutato ci chiese:
“Un cafè Nino?”
“Sì sì grazie”
Pippo stava criscennu arreri a quel bancone. Nino lo guardò bene un attimo. Quanti anni erano? Cinque? Sei?
“Pippo da quannu travagghi cà?”
“Iu? Macchiffà u sapevi? Oggi sono otto anni!”
“Mizzica… otto? Pinsava chiù picca”
“No. No. Otto precisi”
“Comu passa u tempu...”
“Acchiffai Nino? Lassalu travagghiari o carusu. Pippo mu fai un cafè macari ammia?”
La voce veniva dal gruppo dei giocatori. Era quella di Iano u minchiataru.


Fonte immagine: Antonio Berni's art installation from 1970's, MALBA exhibition, Buenos Aires, Argentina.

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