"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
15/03/18
I Tomasello [3]
Donna Nunzia nisciu dalla stanza per andarisi a preparare con laiuto di Margherita e Nino arrivò subito per rimettere le porte alla doccia. Oramai cera abituato. Era il lavoro di un attimo. Una botta e le ante iniziarono a scorrere meglio di prima.
Ora era il turno delle due figghie e la cosa conoscendole sarebbe stata longa. Ancora non erano nisciute dalla loro stanza ma lui lo sapeva che di sicuro erano già sveglie. Così come era sicuro che nel momento stesso in cui si fosse livato le mutanne per trasiri sotto allacqua quelle due scalmanate avrebbero trovato a che dire e a fargli premura e a lamintarisi di non riuscire più a fare in tempo. Accussì Nino mancò ci provò a farla quella scortesia. Si misi una giacca e nisciu per farisi una passiata.
“Staiu tunnannu” ci urlo a Margherita da dietro alla porta della stanza da letto.
“Unni vai? Ta scinni a munnizza?”
Nino mancu arrispunniu. Pigghiò la busta dal cestino e rapiu la porta per nesciri.
“Ciao Papà”
Era la voce della chiù nica. Ci arrivò all’orecchio come a un ciato profumato e leggero che lui già era quasi fuori.
“Ciao papà” disse di nuovo unaltra voce e a Nino ci finiu di rapirisi lanima e un sorriso contento illuminò le scale mentre lui passava.
Fonte immagine: Antonio Berni, "Siesta"
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