E poi capita che devi passare il pomeriggio a scrivere schede di grammatica su elisioni e troncamenti. Ed è difficile, perché non sai proprio come spiegarle, queste robe qua, che son noiose come poche, e poi in una scheda di grammatica risultano ancora più noiose perché bisogna essere freddi e razionali, quando si spiegano cose così. Che non è mica facile spiegarle, poi, le elisioni, con quella storia dell’apostrofo che resta là come una lapide a segnalare la lettera scomparsa, e invece nel troncamento no, non resta nulla, si forma proprio una parola per conto suo, diversa anche se simile alla prima.Forse bisognerebbe spiegarle facendo il paragone con le storie d’amore: perché l’elisione è come quando lui va via per un po’, perché magari deve fare un viaggio di lavoro, e tu resti là, ad aspettarlo, e senti che una piccola parte di te se n’è andata, ma sai anche che è solo una cosa provvisoria, e poi e tutto ritorna come prima. E allora, mentre sei sola ti coccoli i suoi maglioni, tocchi le cose che ha lasciato, perché sono come un apostrofo che dice che sta per arrivare di nuovo da te.E invece il troncamento è proprio come quando la storia finisce e lui se ne va per sempre, e tu resti là, priva di un pezzo, un pezzo che prima c’era e adesso non c’è più. E allora non vuoi niente che te lo ricordi, quel pezzo che se n’è andato, manco un apostrofo. Soffri, e dopo un po’ cerchi di dimenticare e di andare avanti, ma non sei più la stessa di prima, perché quel pezzo lì che se n’è andato, è andato per sempre, non ritorna più. E tu sei diventata un’altra parola, senza quel pezzettino: una parola che ha un suo senso, e una sua funzione, che può continua a vivere e a fare le cose. Ma diversa da prima, ecco.
Fonte: Il nuovo mondo di Galatea
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