«Amici, non scherzo, noi amavamo Bagnoli. Perché rappresentava mille cose insieme ma, prima di tutto, perché incarnava ai nostri occhi una salutare contro-cartolina della città. Una contro-cartolina che trasformava in alacrità l'indolenza, in precisione l'approssimazione, in razionalità l'irragionevolezza, in ordine il caos, in rigore la rilassatezza. L'amavamo perché introduceva in una città inquinata - la Napoli della guerra fredda, dell'abusivismo selvaggio, del contrabbando - valori inusuali: la solidarietà; l'orgoglio di chi si guadagna la vita esponendo ogni giorno il proprio torace alle temperature dell'altoforno; l'etica del lavoro; il senso della legalità...»
«Molti» soggiunse «non mi credono quando dico che questa è stata una città fondamentalmente proletaria. Quello che anzi mi pare oggi in via di volontaria cancellazione è forse proprio questa tradizione, questo vecchio cuore.»
La dismissione, 2002
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