Gioacchino Acreusi anni 81 vedovo ciavi solo tre capricci: i mulinciani fritti il vino e la politica. Le prime ci sono sempre a so casa che ormai macari i mura cianno u ciauru di frittura. Il secondo ce lo portano dalla campagna che lui non si fida di queste cose imbottigliate e poi la scorta ci dura assai che a lui ci servono solo due bicchieri. Uno a pranzo e uno a cena che u supecchiu è comu u mancanti. La politica invece è quella che legge in quelle riviste che ciarrivano che io non lho mai viste dal giornalaio e che dentro ci sono cose che io non sento mai. Chennesò fabbriche in Cina dove loperai fannu buddello o gente della foresta dellamerica che non vuole fare abbattere gli alberi. Cose strane che io non lo capisco a lui cosa ci putissi interessare visto a fame ca cè cà. Ma Acreusi è fatto così che mi hanno detto che quando era caruso furiau u munnu e sinni iu macari a Cuba appresso a quelli ca vavva longa che sparavano allamici degli americani. Ora era tutto arrunchiato e tannicchia sordo però la testa ciarraggiunava ancora e a sentirlo parlare uno non ci poteva che dare ragione.
Assira ca ci passai a portarci la posta ca mava lassatu u postino rapiu la porta che alla televisione c'era uno sbirro della Grecia che andava a fuoco. Mi taliau e fece un segno con la mano a indicarmi la scatulidda illuminata quindi mi rissi accussì:
"Grandi cose Totò! Grandi cose! Mi dispiace solo non arrivare a vederle!"
Mi siddiava chiedere altro e ci ittai un sorriso insignificante. Poi però me dispiaciuto quando ha chiuso la porta. La prossima volta mi faccio spiegare meglio. Se ciarrivo.
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