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23/01/20

[Alfredo] treni

Ci sono dei luoghi che Alfredo frequenta malvolentieri, tra questi , un tempo, c’erano le carrozze dei treni. Ora i vagoni son diversi da allora e se capita di parlare con il compagno di viaggio è solo per uno scambio rapido su qualcosa di preciso: la valigia, il ritardo, l’arrivo del capotreno.
Alfredo non viaggia più così spesso, nessun nuovo scompartimento che non sia il tavolino di un bar o una panchina al sole o all'ombra (a seconda della stagione), la stanza sconosciuta di una nuova amicizia.
Ripensando a quei viaggi ricorda sempre il senso di fastidio provato quando gli capitava di non aver nessuna voglia di parole, lo strategico rifugiarsi dietro un libro o una rivista, il far finta di dormire. Certo non sempre era così. A volte piaceva ad Alfredo ascoltare attento le strane rivelazioni esplose in quei momenti di vita forzatamente condivisa.  Si abbandonava in quei casi all'ascolto dell’altro, annuendo partecipe, attento a non far fermare quel flusso sonoro. Era, gli sembrava, un vivere i ricordi, le storie altrui, come fossero stati i propri. Nessun commento, quasi sempre, nessuna remora.
Alfredo era però consapevole della possibilità di potersi trasformare da spettatore a protagonista di quegli scambi. Era successo, soprattutto durante i suoi primi viaggi, sarebbe, di certo, potuto nuovamente capitare. Si chiedeva allora, a volte, cosa avrebbe confessato in questi casi, cosa sarebbe uscito fuori magari da semplici assonanze o da sguardi distratti, dallo stesso odore di un improvvisato anfitrione. La paura che ciò accadesse gli faceva scegliere, ogni volta, scompartimenti quasi pieni o totalmente vuoti, ma non sempre ciò era possibile.
“Va a trovare qualcuno?”
“Sì, un’amica”
La donna aveva lanciato la domanda con cortesia non appena il treno aveva lasciato la città per tuffarsi tra paesaggi di pianura sempre uguali. Era una bella signora anche se, in realtà, era stata la tonalità di quella voce a colpire Alfredo. Qualcosa che alludeva a un partecipato distacco.
Stettero parecchio altro tempo in silenzio, la luce illuminava ancora il vagone e Alfredo non aveva portato nulla con se da leggere, cosi si era ritrovato a  fissare le stampe che intristivano lo scompartimento. Lei, invece, aveva poggiato leggera il capo allo schienale per continuare a guardare in silenzio al di là del finestrino.
“Deve essere una donna fortunata” aveva, a un tratto, detto, come non avesse pensato ad altro, come se riprendesse quelle poche parole iniziali.
“Io sì” aveva risposto Alfredo, chinandosi leggermente verso di lei che lo guardava con attenzione.
Avevano subito ripreso la propria posizione e non si erano più parlati fin quando lui non si era preparato per scendere.
Alfredo l’aveva salutata sorridendole e lei, per tutta risposta, aveva aggiunto un “ Non soffra!” che aveva il tono dolce di un augurio.

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