[Alfredo] Armi

Alfredo esce presto da casa. Ha già comprato il biglietto della corriera e la strada è lunga e noiosa. A guardare dai finestrini la pianura sembra essere stata dimenticata, nascosta da costruzioni senza importanza o storia. Capannoni. Ruderi. Ogni tanto però riappare e diventa colore e gli alberi artigli di vita ancora pronti a graffiare il cielo.
Quando arriva quasi non riconosce il paese, poi decide di abbandonare la vista di quelle vetrine di una improbabile america e si affida ai palazzi, alle pietre. La casa che cerca un tempo era fuori dal centro, ora è circondata da condomini bianchi e cartelli stradali.
“Ma sei tu? Dai entra!”
Il vecchio che gli ha aperto la porta ha pochi capelli e buchi larghi tra i denti, però sembra ancora in forma e l’abbraccio che gli riserva è di quelli che lasciano pochi dubbi sull'essere amici anche dopo tanti anni.
Alfredo gli racconta poco perché poco gli e successo, poi gli chiede delle armi.
“E cosa dovresti farne?” chiede il vecchio.
Lui risponde solo “mi servono” e tutto finisce lì, che basta.
Il ritorno verso casa è ancora più monotono. Alfredo poggia la testa sul finestrino e cerca di dormire, ai suoi piedi una busta e dentro la busta una scatola e dentro la scatola qualcosa che non ha mai usato.
Quando arriva casa gli sembra più bella di come l’aveva lasciata. Non è cambiato nulla, lo sa bene, ma gli piace pensare che sia così. Trova un luogo sicuro dove nascondere la scatola e poi va a dormire. Ha preferito non aprirla, ne ha solo sentito il peso, e ora, sotto le coperte, ripensa a come sia stata buffa l'idea di utilizzare una vecchia scatola del Monopoli.

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