Stasera avrei voluto scrivere dei musei aperti, di S. Paolo e del Farnese.
Del mio pezzo di strada tra la gente a osservare.
Di quei negri bravissimi (una pallavolo da campioni sul verde della Pilotta che pareva mare) ma anche dei loro compagni, bussole di carne a pregare, o di una loro figlia, un piede sui ciottoli e uno sull’erba, a sognare.
Delle voci più strane, avrei voluto scrivere, e delle colf dell'est, del loro scanzonato parlottare.
Qualcosa poi anche delle auto, che c'era la mille miglia a circolare, ma più che delle auto avrei scritto dei selfie fatti dai tanti immigrati, dei nonni con i nipoti contenti vicino a quel disturbante rombare.
Stasera avrei voluto scrivere delle prime lucciole al ritorno verso casa, del mio imbarazzante sudare
Poi, certo, anche di questa città, dei miei dubbi e delle mie paure, del mio bisogno di respirare.
Tornato qui avrei aggiunto anche qualcuna di quelle notizie appena pescate tra il consueto ciarpame.
I pirla di Milano, gli anti-graffitari del grigio popolare. Il fascista ariano e candidato sempre pronto ad affittare.
Oggi avrei voluto scrivere, se non sapessi più come fare.
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