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23/02/14

[condomini emiliani] il sole

Io se cè una cosa che mi è rimasta da sempre è che mi suso presto la matina. E non cè duminica e non cè festa che non succede. Insomma appena rapu locchi e comu su mi cascassi u lettu na testa. Che mi votu e mi furiu fino a quando non marrizzettu e metto i peri nterra. Accussi anche oggi alle sei cera già a cafittera sopra il fornello e il ciauro dentro alla cucina.
La domenica io qui ciò una cosa da fare. Aspetto la mogle del professore del sesto piano che lei verso le sette e mezza abbia i giurnali della simana. Quello è lorario perchè poi va a messa che una volta me lo ha detto che sarà che voleva convertirmi ma io la taliai storta. Comunque si può dire che quella è la mia edicola preferita. Quando non chiovi però che allora ci mettono poco quelle cartazze a diventare munnizza.
Io scinnu con comodo e loro i giornali sono dentro al bidone della carta che mi aspettano. Tutti sistemati che la signora ci mette anche lo spago per legarli. Il professore invece lo vedo poco che ancora non li ho capiti i suoi orari ma so che lui legge il Corriere e la Gazzetta. Ogni tanto poi capita che dentro al pacco ci sono anche altre cose che sono gli omaggi dei giornali. Gli allegati. Ecco quelli sono buoni per quanto non posso prendere niente che tanto le notizie di li dentro non scadono per molto più tempo.
Oggi appena susuto a dire la verità ero curioso per quella storia delle facce che avevo visto ieri. I ministri intendo. Volevo vedere se erano giovani veramente ma poi facendo le scale pensandoci insomma mi sono accorto che non mi interessava per niente. Accussì mi pigghiai le mie letture acchianai a casa e li misi dietro la porta prima di scinniri di nuovo.
Il fatto è che cera il sole e io lavevo sentita subito nelle ossa quella meraviglia.
Nel prato davanti a casa non ero stato il solo a gustare la novità. Accuminciavano a nesciri piccole macchie bianche in mezzo a un verde che finalmente brillava e macari lacidduzzi mi parevano chiù vispi.
Erano le otto e qualcosa ma la gente non mancava.
Salutai quello triste con il cane del quarto piano che faceva sempre finta di non vedere bene e si furiava di lato quando passavi e anche la signora del secondo che per loccasione sera messa dentro a una tuta che a guardarla da lontano mentre fingeva di curriri pareva come a un preservativo senza testa.
Cera confusione insomma. E lo so che il mio palazzo e grande ma già due mi abbastavano.
Turnai a casa e misi supra unaltro caffè. Poi massittai vicino al tavolo della cucina ad aspettare.
Vicino a mia il telefono mi spiava. Lo sapeva che avevo voglia di usarlo ma io volevo essere più forte. 

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