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12/09/12

Gianni e Cettina

Quannu accuminciai a scinniri le scale cera una confusione come alla villa nei giorni di festa.
Io non li conoscevo a tutti quelli che incontravo che era solo un misi che mero trasferito nel palazzo. Vireva sulu un viavai di gente e confusione. E chianti. Vuci. Bestemmie. Quaccuno tineva ancora addumata la televisioni che ogni tanto si sinteva forte un verso come a quello di furiaacavallodeluest e quaccunaltro ammuttava il carrello del supermercato avanti e dietro nel pianerottolo. Io ciavevo poche cose.
Ammia la dentro mi ci aveva mandato Turi u scarparo che glielo aveva detto un amico.
"Gianni ma tu si ancora senza casa?"
"Sì" ci avevo risposto e allora lui mi aveva spiegato che dovevo farmi trovare alle due di notte allingresso della "chianca" che cosi lo chiamavano quel mostro mai finito.Dovevo essere puntuale però. La famigghia che ci stava prima sinnieva che il marito aveva trovato lavoro ed era un attimo che me la fottevano quelloccasione. Ammia la casa mi sivveva. Cettina non ce la faceva più di stare insieme a tutta la mia generazione. Certo lei ciandava daccordo con me patri e me matri e i me soru e i nonni ma due stanze per otto persone erano veramenti picca e noi dovevamo andare nella machina a fare i nostri cosi come a quando eravamo ziti.
Lascensore non cera che il palazzo di otto piani non lavevano mai completato però lacqua e la luce funzionavano che Don Ciccio Busacca il capo del quartiere aveva collegato tutto ai cavi e alle tubature dellazienda meglio che nelle ville dei signori.
Io ci resi cento euri a Turi che quello li diede a chi di dovere e accussi finalmente pinsai di avere risolto i miei problemi. Certo sette piani a peri non erano picca e in più a ogni pianerottolo uno ci doveva stare attento che sulu a pungirisi non si sapeva che malatie potevano venire.
Il fatto è che i piani serano divisi nel tempo come a tanti paisi. Cera quello dei zingari e quello dei niuri. Quello dei drogati e quello delle fuitine. Quello dei morti di fame e quello dei ricercati... io stavo in quello di chi non si poteva permettere di pavari i soddi dellaffitto che quello che ciavevo ci bastava sulu a mangiari e per la binzina e per qualche sigaretta da spattiri con Cettina. E comunque insomma ce lavevo fatta e poi non cera mancu tanta confusione anche se di notte ogni tanto sentivamo supra alla testa rumori strani.
Quannu astamatina arrivò la polizia non ci potevo credere. Io ci avevo piantato anche qualche quadro di quelli che ci sono nei negozi dei mobili e con Cettina avevamo acchianato i materassi nuovi che serano accattati i nonni per cuccarici.
Davanti allingresso cera una piccola montagna. Era la robba che a partire dal primo piano quelli del comune avevano abbiato fuori dalle finestre. Per un attimo pinsai che forse avevano intenzione di darici fuoco alla fine come nei falò di carnevale ma non ci fu il tempo di vedere se era vera la mia pensata.
Allimprovviso sintii un grande silenzio e tutte le facce girate verso le scale. Non ci potevo credere. Era bellissimo.Tutto lucido e pulito e scintillante come a Vanda Osirisi stava scinnennu nellandrone un cavaddu niuru come il carbone.
"E' u cavaddu di Saru". "Talia scinniu macari iddu!". "Telavevo detto che cera e tu non mi crirevi!".  Erano tante le voci. Io non menero mai accorto e poi di sicuro u scinnevunu a matina presto quando io e Cettina eravamo troppo stanchi che cerano stati gli esercizi della nottata.

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 Questo racconto nasce dalla voglia di partecipare all'EDS della Donna Camèl con le seguenti regole:

1 - scrivi per 33 minuti non di più [Edit] oppure scrivi per 33 minuti e se non hai finito, continui domani per altri 33 minuti: il senso è lasciar passare almeno un giorno tra una seduta di 33 minuti e l'altra.
2 - mettici qualcosa di surreale o assurdo o impossibile o illogico o strano o bizzarro o soprannaturale o anacronistico o fantascienza o fantasy o quel che ti pare ma fai in modo che io ci creda!
ma  in realtà è  stato scritto in due fasi diverse (pur all'interno, credo, del tempo previsto) e la base è vera :-)

6 commenti:

  1. Come al solito dalla tua penna vengono fuori cose fantastiche!

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  2. Bravissimo. Mi hai tenuta inchiodata a leggere fino al finale davvero originale

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  3. Arrivo solo ora e non ho neanche la giustificazione scritta. Dario, hai scritto una delle tue cose più belle, e io ne sono innamorata. Talmente innamorata che, per una volta, non vorrei che la continuassi perché è perfetta così. :*

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