05/06/11

le revolutionnaire bourgeois



Nella casa vinni una che spatteva volantini. Nella carta cera scritta una cosa longa longa e poi la parola sciopero tutta acculurata. La signora era tutta sorridente e accalurata anche che a stare al sole se la pelle non cè abituata unu sura presto e poi cè la polvere e la terra e mancano i marciapiedi anche che uno respira solo le machine.
Per questo lho invitata a pigghiarisi una birra che io sono gentile e certo anche pecchè era bello sticchiu.
Massittai nella cucina di fronte a lei e ci resi tutto il tempo per parlare. E di parlare non cià fineva chiù chista. Che lei era comunista e che era stata qua e che era stata là eppoi delle vacanze e dei viaggi e degli uomini e del lavoro che il suo amico giornalista e quello medico e leremo dei frati e la Corsica. Insomma nel giro di due birre mava cuntato tutta la sua vita e alla quarta mi parrava ancora di giustizia e amore e libbertà e continuava anche che già ammia mava stancato.
Ora io poche cose ho imparato ma di certo so che due sono le categorie che unu cià stari luntanu. I ricchi ca ti fannu i carizzi e quelli ca si sentunu rivoluzionari. I primi tanculanu o scuru e i secondi appena ci passa a frevi. Per questo lo anticipata che per una volta venivo io per prima.

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