Quannu ero nico se mi affacciavo al balcone sinteva un ciauru di carni che avrebbe fatto risuscitari i motti. Dentro un garage avevano iammato una putia e il padrone appena iniziava a farisi scuru nisceva u fucularu e organizzava un arrusti e mangia che era la meta di tutto il vicinato. Io ogni tanto arriniscevu a convincere a mia madre e lei pigghiava e scinneva u panaru con i soddi dentro per poi recuperarlo insieme a un panino cauru cauru e una fetta arrustuta come dio comanda. Certo non mancava u buddellu che il vino non sempre tutti lo tengono bene e così alla fini chiurenu tutti cosi che quello non ciaveva i permessi.
Ora a distanza di anni ficinu qualcche cosa di simili nellaltro lato del palazzo. Certo manca la gioia do focu ma in compenso u putiaro ciavi amici importanti e quannu qualcuno chiamau a polizia al telefono cianno detto che non era loro competenza. Il fatto è mi rissi qualcuno che mancava un posto sicuro per vinniri i bustini della droga e farici passare u tempu a qualche amico e lui cià messo una pezza a questa mancanza.
A mia confesso che non mi dispiace che se maffaccio non vedo niente. Manca la carne di cavallo e la poesia macari che quella se cè mai stata di sicuro sinniu a farisi futturi.
Beddu!
RispondiElimina;-)
Grazie :-) non è uscito fuori come avevo immaginato e volevo... ma me ne farò una ragione :-)
RispondiEliminaDario, non sempre le cose escono come le si vorrebbe... A volte bisogna lasciarle come sono, perché hanno una loro volontà (come disse Mary Shelley a Mr. Hyde).
RispondiEliminaQuesto è davvero un racconto esemplare, perché di cose che sono sbagliate se le fa uno qualsiasi e diventano belle se le fa un altro che non è qualsiasi l'Italia è piena.
(PS: ogni riferimento preciso è chiaramente voluto!)
(PPS: però "putia" non riesco a tradurlo con precisione)
Giuliano credo che il pezzo abbia vissuto l'influsso di ciò che in parte descriveva: troppa carne al fuoco :-)
RispondiEliminaps per il termine putia ti rimando a questo link:
http://scn.wikipedia.org/wiki/Putia
:-)