09/03/08

La seconda canna di Catherine



Catherine aveva, da poco, iniziato a fumare la seconda canna.
Il corpo nudo pareva esser mosso da indistinti ritmi dell'anima mentre, ad occhi chiusi, la sua mente fluiva verso il mondo.
Una bizzarra sensazione però parve annullare quella pace.
Si accorse con fastidio del sangue che, lento, sgocciolava sul parquet.
"Che strano..." pensò estraendo la lama dalla schiena dell'occasionale amico.
Un fiotto scuro partì dal profondo taglio che squarciava, preciso, il cuore dell'uomo andando a macchiare i preziosi ricami della lampada in pietra che illuminava la scena alle sue spalle. L'angelo parve scuotersi poi, con calma, tutto tornò ad esser perfetto.
Catherine eliminò il rosso, ancora troppo vivo, che macchiava le splendide mani passando e ripassando le lunghe dita sul maglione sdrucito della vittima poi ripose il coltello nella piccola borsa abbandonata accanto al cuscino, infine appoggiò, con soddisfazione, il capo sul divano tornando dolcemente alle sue fantasie.
"Che strano eppure... -ripeté ancora tra sè- eppure stavo quasi per godere"
Lasciò svanire quel pensiero (pur avvertendo la necessità di un orgasmo voleva lo stesso rimandare a dopo quella conclusione); pioveva, ora.
I suoni esterni si confusero con le tenui note provenienti dalla radio. Un regalo della madre. Era rimasta accesa, in cucina. La canna, invece, continuava inesorabilmente a consumarsi tra le morbide labbra. Catherine non aveva nessuna fretta. Attendeva, con consapevolezza, la necessaria e magica sintonia tra erba e spirito.
Ovunque, sotto il suo sguardo, un pianificato ordine turbato in apparenza solo da quella cenere che ad ogni boccata sembrava voler cadere, distratta, sul capo del morto, a confondersi con i suoi riccioli neri.
Alcuni squilli annunciarono l'attivarsi della segreteria telefonica. Si sentì una voce. Con gesto rapido allontanò il corpo dell'uomo, il cui viso premeva ancora sul suo sesso eretto, decidendo seppur controvoglia di rispondere.
Era suo madre. Non poteva fingere di essere uscito.

Fonte immagine : Virginia Patrone

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