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03/08/07

[Pubblico e Privato] il manifesto


25 Novembre 1969

Non ceravamo mai acchiappati tra di noi. Una acchiappata seria intendo, di quelle cheppoi dopo è tutto diverso, e del resto noi che ne sapevamo del dopo? La vita era quella che cera in quel momento, e ciabbastava.
Gianni era sceso con la faccia unchiata come un palloncino e non ciaveva voluto cuntare niente di quello che era successo. Noi però lavevamo dimenticato subito questo fatto. Cera poco tempo prima di fare buio e la partita non poteva aspettare.
Ho detto noi, ma non è vero. Paolo non aveva voluto giocare e ciaveva guardato per tutto il tempo serio serio, poi, mentre io tiravo un rigore come a Riva però con il piede sbagliato, lui pigghiau Gianni e se lo portò dallaltro lato della strada. Nel territorio proibito, quello dove cera stato raccomandato di non andare mai pecchè passavano le machine e ci potevano investire che dopo allospedale ciavrebbero fatto centinaia e centinaia di ignizioni prima di cusirici come a una vesti cunsumata.
Per guardali con la coda dellocchio non arriniscii neanche a fare gol. Non si poteva disobbedire a questo modo e trascinandosi gli altri per giunta.

"Macchi sta facennu?"
"Sarà per i coppa ca ci resunu a Gianni... no viristi chi faccia aveva?"
"Sì, ma se li sarà meritati"
"E tu chinnisai?"
"Ammia non mi toccano se mi comporto bene"
"Ma su pensi sempri a mangiari!"
"Ecchì significa?"
"Ora passo macari iu e ci spiu"
"Sì... accussì su ti viri to o ma i pigghi macari tu!"
"E la partita? Semu tri"
"Giochiamo a porta romana"
"No, mi siddiai. Vogghiu sapiri chi ci sta dicennu"
"Ci starà spiannu..."
"Iu minnistaiu turnannu a casa!"
"Ciao"
"No, voglio aspettare... Gianni! Paolo!"
"Tanto non tarrispunnunu"
"Vabbè va... amuninni"



Approfondimento: http://www.molilli.org

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