Macchissi catanisi? Macari iu.
E chi dici a Via Etnea? E u Liafanti? E cè ancora Savia? E la Villa? E la Via Crociferi? Ma di unni si? Da Civita? Chi? Di Librinu? Eccheè?
Librino è un nome. Un'idea giapponese di crescita esistenziale. Un naufragio d'anime, con vista mare.
Quannu vinni in Australia ciavevano dato una casa a Monte Po. Era bella ma non ci iemu mai a stari. Pattemu prima.
A Monte Po manca un confine per amare, manca un pensiero, dietro quei bunker, che non sia una piazza: da dominare.
Prima iu stava a San Berillo. Ci costrueno ora?
Nel ghetto dei marocchini e delle puttane son fioriti i sogni del postindustriale. Pub a cottimo, deserto da colmare, gioventù italiota da masticare.
Mi pari ca cancianu tanti cosi. Chissà se un giorno ci pozzu turnari.
La speranza é figlia del normale. In questa città di sopravvivenze si cerca il pane. Non si può sognare.
Dario, i tuoi "condomini" non mi hanno mai lasciato indifferente, come sai. Mi piace il loro essere, paradossalmente, resoconto di un ambiente particolare e testimonianza di una diaspora. Narrativa, ancor prima che concreta. Un saluto affettuoso. Writer.
RispondiEliminaNon potevo sperare di meglio per il primo commento su questo blog :-)
RispondiEliminaGrazie Claudio.
Ciao.Ho trovato il tuo blog su quello di Writer. E' bello il pezzo che hai scritto, ha un velo di malinconia finale che lascia quasi l'amaro in bocca. Complimenti anche per il resto del tuo blog.
RispondiEliminaAnche io partecipo al gioco letterario, se ti va e se vuoi, lasciami un commento, mi farà piacere. Clicca sul nick, ho lasciato l'indirizzo del mio blog.ciao b giornata
Complimenti Amico! E auguri per questa nuova finestra da cui ci lasci guardare il tuo mondo scritto. E poi ho visto che hai inserito il link al mio blog: non posso che ringraziarti per, i tuoi scritti, soprattutto!
RispondiEliminaIsidoro
ciao dario, anche tu canti un dolore per la nostra isola, il dialogo sui sogni che non ci possono stare è molto significativo, come hanno scritto writer e julia, non lasciano indifferenti. Ciao e piacere di averti letto.
RispondiEliminaDario, se vuoi essere commentato dagli altri partecipanti, avvisali che hai pubblicato il post, magari in un commento ai loro testi. E' un po' faticoso, ma ne vale la pena :-) Writer
RispondiEliminaCiao julia, grazie per i complimenti :-)
RispondiEliminaIsidoro lo sai che apprezzo quello che scrivi :-)
RispondiEliminaDario
Ciao donnadistrada, il piacere è mio :-)
RispondiEliminaDario
Ok Claudio, ho iniziato... spero di non offendere nessuno se scrivo quello che penso :-)
RispondiEliminaDario
caro dario, mah che dire. il tuo racconto non è più figo del mio perchè affronti "i temi del sociale" mentre io ho uno stile diverso dal tuo, essendo io (mi verrebbe da dire PER FORTUNA) sono diversa da te... magari la prossima volta lascia un link, così ti si ritrova con più facilità. ah, e cerca di essere più educato. mah, che dire, mah, che dire, che giudicare, mah, mah, mah (tanto per farti il verso). e siccome faccio la maleducata anch'io, il link dove mandare i tuoi amici a insultarmi ce lo dovrai inseirire TU.
RispondiEliminaalmasolaro.
Incisivo e tagliente il tuo brano. Dialetto per ricordare, italiano per considerare, mix azzeccato bravo. Cial Lauro.
RispondiEliminaHo già scritto altrove che amo il tanto detto con poche, semplici parole. Ho compreso molti termini scritti in un dialetto ch'è come il mio, cantilenante. Mi piace l'originalità del tuo scritto, denso, commovente, incisivo, che non fa "depliant turistico". Mi piacciono i luoghi di poesia. Bello qui. Ciao Dario. ombra_luminosa
RispondiEliminaUna città messa male, la tua caro Dario. Bene facesti a scriverlo...
RispondiEliminaSaluti da una semplice... Eva_8
Cara almasolaro,
RispondiEliminaAvevo solo espresso la mia incapacità ad esprimere un giudizio sul tuo scritto (e sottolineo scritto) :-) mi spiace che tu abbia perso tempo a cercarmi... grazie, comunque, per gli elogi alla mia persona da te fatti ;-)
Grazie lauro :-)
RispondiEliminaCiao, Dario.
Grazie ombra_luminosa :-) spero allora di continuare a vederti curiosare tra queste poche cose :-)
RispondiEliminaCiao, Dario.
Ciao "semplice" Eva_8 :-) credo siano poche le città messe bene :-) Grazie per aver letto... e per non esserti infastidita ;-)
RispondiEliminaCiao, Dario.
Da concittadina, non vedo Catania come un luogo in cui manca il pane. E, carenza mia magari, non amo granché l'uso del dialetto. Ho dato una scorsa al resto del blog e altri post sono molto buoni. Ciao.
RispondiEliminaGli occhi vedono sempre solo ciò che vogliono vedere :-) Grazie erinn78 per esserti fermata... e per gli altri post ;-)
RispondiEliminaCiao, Dario.
Non hai torto, lo ammetto. Ma sai, se non le vediamo noi, più belle di quel che siano, chi lo farà? :) (non per niente il mio secondo nome é Campanilista..) Buona serata, Ottavia.
RispondiEliminaParecchio diverso dalla media degli scritti di questo genere. Di cruda intensità. Di sincerità che giunge all'autolesionismo. Da apprezzare.
RispondiEliminaAderisco anch'io all'iniziativa: www.fioridivetro.splinder.com
Ho fatto fatica a leggere e capire tutto per via del dialetto (ma era la chiave di scrittura migliore legata agli abitanti del quartiere)...nonostante le difficoltà debbo dire che il tuo scritto mi ha inciso la pelle come un coltello. Credo sia questo l'effetto che volevi raggiungere. Un saluto. Giò.
RispondiEliminaCiao Giò :-) bella la tua chiave di lettura... mi ha sorpreso leggere Formigine dopo un anno passato a lavorare a Magreta ;-)
RispondiEliminaCiao Massimo,
RispondiEliminaGrazie per l'apprezzamento :-)
Ciao, Dario.
Nei ghetti di periferia d'ogni città, penso anche a Catania, non è detto che il bisogno elimini il sogno.
RispondiEliminaSi cerca il pane, ma si mangia anche il desiderio... parlo senza essere in miseria, puoi darmi di sciocca ingenua viziata, ma ho visto più speranza tra i disperati a volte che nella "normalità" sazia.
Le parti in dialetto più intuite che capite
Un saluto da Caterina
Ciao Caterina,
RispondiEliminail pane, nel nostro ricco occidente, non è più solo quello cercato dai rivoluzionari francesi :-) e
prima del consapevole sogno è necessario l'ordinario per superare illusori miraggi.
Ciao, Dario :-)
Un po' impegnativo leggere il dialetto, anche perché avevo paura che, nella mia traduzione improvvisata, avrei perso il senso esatto delle tue parole. Parole brevi che restituiscono di Catania un'immagine post bellica.
RispondiEliminaGrazie della lettura bimbadepoca :-) mi pare che il post bellico, purtroppo, sia ormai orwellianamente sempre presente
RispondiEliminaCiao, Dario.
Purtroppo non sono riuscita a commentare il tuo post, ma è uno dei primi letti da me, in quanto la tua città... la sento molto vicina.. essendo io siciliana. un saluto e un sorriso.
RispondiEliminaCiao goccedivaniglia, grazie per aver letto e per esserti fermata
RispondiEliminaCiao, Dario :-)