[Condomini] Melchiorre Magoi

Appena nisciu dospitali Melchiorre Magoi fici due o tre chiamate e sinniu con lamici nella putia di Saro u panzuni. Non ne poteva più di petti di pollo sicchi e minestrine in brodo. Aveva bisogno di qualche bicchiere di quello buono e di una bella mangiata di carni di cavaddu a fare sangue. Certo il medico celaveva detto che ormai non era più un carusiddu ma questo riusciva a vederlo pure lui che cerano giorni che nemmeno lo riconosceva a quel vecchio con la panza e senza capiddi che u canzuniava allo specchio. Però ci sono tanti modi di moriri e Melchiorre non ci stava a fare u santu per i giorni che ciarristavano. "Megghiu bonu e prestu che tardi e tintu" se la ripeteva spesso questa cosa che ricordava che celaveva detto una volta so nannu prima di moriri. Il vecchio se nera andato nel letto di una iarrusa. Che scandalo! Come se uno vituo e sistemato non ce ne avesse avuto bisogno di una futtuta. Come se a moriri arreri a una via supra a una fimmina o na ucca di un masculu canciassi quacche cosa. Melchiorre ricordava che suo padre ce laveva nascosta per tanto tempo questa cosa. "Nonno è partito!" ci ripeteva o picciriddu senza aggiungere altro che questo poteva bastare. E daltro canto suo padre non ce ne aveva mai detto tante di parole. A quelle preferiva la cinta che il suono era più chiaro e lefficacia maggiore. Melchiorre della fine del nonno laveva saputo solo da grande quando ci vinninu le prime voglie che gli amici accumincianu a sfotterlo per quel passato e non cià finenu chiù fino a quando non finiu a coppa. Lui ciaveva avuto il vantaggio di crisciri prima fisicamente e accussì erano pochi quelli che potevano darici testa. E comunque fu cosa di poco perchè presto si dovettero spostare lui e la sua razza. Dove era cresciuto abbatterono tutti i palazzi. Lintero quartiere. La famigghia Magoi allora pigghiau baracca e barattelli e cangiau proprio zona. Fu un trasloco facile che tutte le loro sostanze ienu a finire supra a un solo carretto e per giunta ci fu spazio per tutta a famigghia che ciacchianau supra fino al nuovo domicilio. Una casa in Via Sperlinga arreri lospedale delle nascite. Non era stata una scelta a caso. Magoi padre era riuscito a pigghiare un posto come custode proprio allospedale e ora ciaveva uno stipendio sicuro.
E comunque Melchiorre impazzeva per la musica che la radio era sempre accesa quannu era intra e quando poi non cera nessuno lui ne approfittava per girare la manopola e cercare le stazioni strane oppure per alzare il volume che tutto rimbombava nella testa e ogni vota con quel rumore non se ne accorgeva nemmeno che qualcuno era ritornato a casa.
Cerano tante canzoni dentro a quella scatola. A lui piacevano soprattutto quelle chini di culuri: Maurizio che cantava L'Amore è blu ma ci sei tu oppure Acqua azzurra acqua chiara di Battisti. Cose accussì insomma che di qualche frase o parola ci sfuggiva il significato ma si puteva sempri inventare che tanto era u stissu e lui poi se le ricordava tutte a memoria.
Sua madre invece era innamorata di Antoine e cè la cantava sempre a so marito la canzone del caffè che quello era affissato che il caffè lo doveva fare lui che ciaveva un trucco speciale per farlo buono: si trattava di ammiscari fino a farle diventare spuma le prime gocce con lo zucchero e solo dopo versarci il resto. Veniva fora una cremina dolce come a quella del bar che so mugghieri per farlo felice di quel travagghio ci faceva ogni vota tremila complimenti.
Melchiorre ci piaceva quel trucco. Certo ciaveva il suo guadagno. Infatti arristava sempri tannicchia di zucchero nel fondo della tazzina e lui se lo poteva prendere senza chiedere a nessuno che ce lo permettevano.
Quannu poi finevunu di mangiari in genere si rummeva tannicchia. Soprattutto su cera cauru. Se poi suo padre aveva travagghiatu fino a tardi non doveva avvulari una musca che allora erano coppa sicuro.
Melchiorre ne approfittava pi nesciri. Si mitteva i manu ne sacchetti e si faceva un giro. Fu accussì che a picca a picca accuminciau a canusciri il quartiere e la genti macari e quelli a canusciri a iddu.
I primi tempi non vuleva nesciri da casa. Non ci piacevano quelle strade. Non ci piaceva quellaccento. Ci sembrava strano anche se si erano allontanati solo di poco dentro la città.
Melchiorre sinni stava assittato nel letto a dommiri e a iucari. Si suseva sulu per pisciari e mangiare e il resto della giornata lo passava in compagnia di due soldatini che aveva trovato arreri alla chiesa. Uno ciaveva il mitragliatore a tracolla e lo teneva con tutte e due le mani che di sicuro stava sparando o forse era solo di pattuglia. Laltro invece era sdraiato a terra a fare il passo del leopardo. Erano tutti verdi. Forse per la raggia di essere rimasti soli che i loro compagni sarà dove erano finiti oppure solo perchè così non si vedevano nella foresta. E comunque Melchiorre ci passava le ore e ogni volta erano storie di agguati e di combattimenti. Meglio di quelle che ogni tanto destate aveva visto allarena del cinema quando riusciva a entrare aggratisi. Era bellissimo. Aspittava lattimo preciso che quello dei biglietti si allontanava un attimo per fumarisi la sigaretta o per pigghiarisi unarancino e traseva di cursa fino ai primi posti di fila che là di sicuro non lo venivano a pigghiari. Erano serate magiche. Piene di ciauro e di friscu e non aveva nemmeno importanza il film che cera che a lui andavano bene tutte le storie di quei giganti.
Insomma accussì andavano le cose che sua madre non ci diceva nenti e suo padre si limitava a qualche ripassata no culu.
Nella stanza dove cera il letto do carusiddu la famigghia Magoi aveva anche sistemato una poltrona accattata al mercatino e una radio pigghiata alla base degli americani. Una cosa modernissima con lantenna ca nisceva come a du para di corna e il filo che si poteva anche mettere la batteria a mattoncino e portarsela così in tutta la casa. La radio era misa sopra un tavolino di pagghia che ciavevano prima. Vicino a una statua di ceramica che celavevano regalata lamici il giorno delle nozze. Melchiorre la taliava sempre la statuetta che ci faceva veniri pinseri strani. Cera una fimmina abbrancato da uno pieno di muscoli. Sua madre ciaveva detto che quella era Proserpina ma lui non la canusceva a questa signora.

5 commenti:

  1. Bellissimo!
    Capisco poco il dialetto, ma qui c'è una musica e una poesia che mi parla direttamente al cuore.

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  2. Bello Dario! Non ho capito solo ciauro mi traduci ? Tutto il resto è quasi simile al mio dialetto .
    Buona Pasqua

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  3. Sì, sì, è bellissimo. Hai fatto bene a continuare, io già lo amo questo personaggio. Lo stai definendo sempre meglio, ossia senza definirlo. Il suo spessore è tutto nel candore, nella semplicità. Uno stile vincente.

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  4. Finchè dura il gioco :-)

    @lillina ciauro sta per profumo :-)

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