08/01/09

Filu di vespru - 7 -

Mi alzai friscu e contento. Mero fatto una panzata di sonno come non mi capitava da assai. Tutta intera e senza susirimi mai, mancu per pisciare. Avevo anche sognato e ce poco da ridere se vi confido che cera la Pagnozzi in questo sogno, pecchè accussì è. Eppoi megghiu idda che quella cosa cutta del suo principale.
Io allinizio ciavevo la testa sopra alle sue minne, però non la vedevo anche se lo sapevo che era lei, ma poi ci siamo trovati sopra a una specie di muntagna di rina che tutto attorno cera il mare. Ho incominciato a
spugghiarla che mi batteva veloce veloce il cuore, e anche lei mi livava i robbi però con più calma come quando una picciridda spogghia u pupu, poi a poco a poco abbiamo iniziato a affondare dentro alla sabbia e alla fine ci siamo spariti dentro: senza nemmeno ribellarci, o che so gridare aiuto.
Mah! Chissù strani i sogni.
Appena nisciuto mi venne voglia di vedere se quello che avevo pensato della mappa era vero e così allungai la strada e mi diressi verso la Via dei Verdurai. Anche se cera qualche bancarella nuova e un paio di facce che non conoscevo non si poteva dire che era diversa da come me la ricordavo e scommetto che anche uno motto qualche secolo fa se si fosse trovato al posto mio non avrebbe trovato molti problemi a ambientarsi. Forse lunica difficoltà sarebbe stata per quegli alberi di plastica e per quelle luci che annunciavano il natale, ma si sarebbero abituati presto, penso.
Accuminciai a passeggiare lentamente dal lato destro, quello dove ci sono le traversine dei santi. Cerano ancori tutti e tre, con i loro nomi, e le nicchie, e gli altarini a ogni incrocio: Alfio, Filadelfo e Cirino, venuti a moriri in Sicilia dalla lontana Francia.
Era Maggio, e a uno ci tirano la lingua, allaltro u  cucinanu come a un pisci, e o chiù nicu ci ficinu un vestito di pece e bitume. Insomma da chistu allacido e al cemento non è che ci sia tanta differenza... sarà che la vita è una questione di tradizioni.

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