Suellen sarà che era proprio stanca perchè solo quando stavo per aprire la porta arrivò la sua voce a cunuttare Angelica. Per un attimo pinsai anche di non farimi vedere che così li potevo sentire dallapparecchio ma forse non era una cosa giusta e così entrai.
"Buongiorno!"
"Ciao. Mi sono addormentata"
"Me ne sono accorto. Senti... Suellen tu la canusci alla signora Alicata?"
"Certo! Quella del quinto piano. Picchì?"
"No... nenti... nenti. Pensavo. Senti ma me lo dici questo segreto?"
"Quale segreto Totò?"
"Ecchenesò io! Sei tu che prima inizi a parlare e poi ti fermi"
"Ce nhai ancora pannolini?"
"Non canciare discorso!"
"Finiscila! Vieni che la picciridda è tutta bagnata"
Andai a prendere una confezione nuova e ce la portai. Vedendole così una a nura e una che era ancora una picciridda mi venne in mente che erano proprio belle le mie fimmine ma lo cacciai subito via questo pensiero come a un muscuni che da fastidio.
Tornai in cucina a preparare una tazza di caffè e poi pigghiai una bottiglia di pummaroru per fare la pasta.
Me laveva regalata Vito Albana.
Un giorno era spuntato alla mia casa con quattro cassette di bottiglie di birra piene di salsa che ciavevano fatto trovare al suo paese. Mi ricordo che sassittau e mi cuntau tutto il procedimento che poi a lui toccava solo arriminari il passato che altro con quel braccio solo che si trovava non poteva fare. Lunica cosa che mera rimasta in testa di tutta quella discussione era che al suo paese ci mittevano anche la cipolla dentro alla salsa che così uno ciaveva veramente poco da fare se non mettiri lacqua sopra per gli spaghetti.
Ero già assittato quando saffacciano le signore. Giocavano.
Suellen prima fici spuntare solo la faccia della picciridda dallo stipite della porta ma poi ci misi anche la sua. Era come se ciavevano tagghiato la testa in una foto vinuta mali però non potti fare a meno di farici una risata e una boccaccia che mi passi che anche la nicuzza si divertiva.
"Che bello ciauro!" esclamò ridendo.
Sera sistemata i capelli in alto e il collo sottile e scoperto chiamava a missa come le campane di pasqua.
"Veni! Dobbiamo parlare" ci dissi evitando di guardarla.
La verità era che non sapevo bene quello che ci dovevo spiare e pecchè poi lo dovevo fare che se aveva voglia se ne poteva stare anche muta e io non ci potevo dire niente.
"Allora me la vuoi cuntare bene tutta questa storia?"
Suellen sera già tirata fuori una minna. Sembrava che me lo faceva apposta che ora non ciaveva più vergogna nemmeno di cummigghiarisi laltra. Provava a capire quale delle due ci piaceva di più alla picciridda ma la vedevo che ogni tanto alzava locchi e mi dava una taliata birbantella.
"Io ci voglio bene. E' che Giorgi non ci può portare a tutte e due e io non la volevo lasciare così ma poi ci ho chiamato ma non cè stato il tempo e allora io... io... sono..."
Tutte queste parole erano state come una corsa delle biciclette che alla partenza cera una giornata di sole e al traguardo una tempesta di quelle che è difficile anche solo abbiare una pedalata. Attaccau a diluviare.
Mi susii e ci pigghiai un tovagliolo di quelli di carta per la tavola che altro non cera poi me ne andai a fumare una sigaretta al balcone che ancora dopo il caffè non lavevo fatto.
Non cenavevo voglia di vederla piangere e poi mimmaginavo che se non ci davo importanza finiva presto.
Allultima boccata tentai di fare canestro. Mera presa la passione di abbiare la cicca spingendola con lindice e il pollice per farla arrivare direttamente dentro al cassonetto. Finora non cero mai riuscito però una volta ero sceso apposta per controllare che mi sembrava quella giusta e in effetti mancava solo un metro o accussì mi passi.
Un colpo di vento spostò la cenere verso la mia mano che per poco non mi bruciava mentre il filtro andò a finire sopra a una machina posteggiata davanti al portone.
Mi girai prima che mi vanniava qualcuno. In cucina come pensavo tutto era tornato tranquillo. Anche la maglietta era tornata al posto giusto e non sapevo nemmeno se la cosa mi faceva contento oppure no.
"Facciamo così... io ti faccio le domande e tu se vuoi mi rispondi. Va bene?"
Con la boccuccia ancora a cucchiareddu e gli occhi lucidi Suellen accalau la testa.
"La volevi lasciare?"
"No"
"E allora?"
"Io ciavevo provato a dirlo a Giorgi che lei non avrebbe... ma poi è successo... e allora io..."
Stava ricominciando a partire con i chianti.
"Stop! Fermati! Perchè lhai lasciata lassotto?"
"Non doveva essere accussì"
"Centra tua madre?"
"Sì"
Pareva sincera. Si alzò per mettere Angelica a letto che bella sazia la nicuzza si era addormentata e io ripensai alle voci che cerano state a casa sua.
"La volevi lasciare a tua madre?" ci spiai non appena ritornò.
"Sì"
Ora la carusidda parlava a monosillabi e con locchi bassi come se tutta la forza e lallegria macari potevano esserci solo quando aveva in braccio alla picciridda.
Per ora comunque poteva bastare. Mi fici cuntari comera questo Giorgi e un poco lei si rianimò. Però io capii soltanto che quello era alto e che la faceva ridere sempre.
Bene. Era tempo di mangiare e di prepararisi per laltra minchiata della giornata che uno più vuole stare tranquillo e più non ciarrinesci.
me li porto in vacanza, 'sti condomini. e pure tapallara. ecco.
RispondiEliminaNe sarei onorato, ecco. :-)
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