Cè una cosa importanti che mi scordai di dire.
La famigghia di Vincenzo già a quel tempo ciaveva un piccolo giardino vicino alla città. Tutto chino di limoni e di ficu e di ceusa. Di ciauru e di friscu.
Nel mezzo di questa campagna cera una casa di quattro stanze. La cucina. Il soggiorno. Un cesso messo a nuovo. La camera da letto. Anzi a essere precisi di questultima stanza già vi avevo parlato. Ma in certe occasioni non serve dire altro.
Insomma. No sacciu se vinteressa anche questa informazione ma forse prima quella era come a una piccola massiria e serviva a metterci tutti gli attrezzi per travagghiare la terra e la frutta che si cugghieva anche. Ma ora lavevano aggiustata così bene che pareva quasi come a una reggia. Sempri frisca e asciutta. Estati e inverno.
Fu lì che Ninuzza partorì. Una fimmina. A continuare la stirpe.
I dottori ciavevano detto che ancora mancavano due mesi alla nascita e perciò non cera nessuno quella sera a farle compagnia anche pecchè tutto pareva tranquillo e lei poi sera intestardita che voleva stare sola. Vincenzo era già da una settimana a Palermo a fare un congresso e Ninuzza si sentiva ogni giorno sempre più triste per questa mancanza e con strani presentimenti nel cuore.
Ma lassamu stari queste cose. La nicuzza nasciu dicevo.
Tutta rosa saffacciò in mezzo alle cosce della madre quasi ammucciuni. Senza farla soffrire troppo. Lei fino a quel momento aveva visto partorire solo a Merilin. La cagnuledda che furiava sempre incinta frisca nel suo quartiere. Ma fu come se sapesse lo stesso. Di quello che succedeva e di che cosa doveva fare. E così tutto andò bene.
Cerano le stelle e un silenzio cicalato quella notte e Ninuzza se la stringeva al petto quella sua creatura e ci cantava e si sentiva felice e triste e di nuovo felice e di nuovo triste. Pensava che sua figghia avesse diritto a avere gioia a questo mondo e nel mentre continuava a tenerla in mezzo alle sue minne quella carne. Cantando e stringendo. Baciandola e piangendo. Fino a quando ci finiu la voce. Fino a quando vide la nicuzza dormire tranquilla e anche la notte passò e spunto unaltro giorno e unaltro sole.
bello, ho appena finito di rileggerlo per la terza volta
RispondiEliminaBlancoebleu
Grazie :-) Curiosità, hai letto tutte le "puntate"?
RispondiEliminaNo, solo questa, ma se mi dici che ve ne sono altre andrò a leggerle subito. Mi piace leggere quando trovo chi scrive attingendo dalla lingua parlata come Gadda o Camilleri.
RispondiEliminaBlancoebleu
Trovi i link alla destra del testo :-) Ora mi hai messo voglia di risistemare la grafica del sito ;-)
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