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28/12/11

"Campi Rossi 1969" di Mauro Mirci

68° anniversario del  sacrificio

dei Sette Fratelli Cervi e di Quarto Camurri

 La quarta di copertina

1969. Un gruppo di giovani di sinistra, un po’ hippies, incontra papà Cervi, a Gattatico. Con loro Otello Sarzi, compagno e amico dei suoi figli.
Una ventina di foto testimoniano un incontro sereno, normale, in cui Alcide forse parla a quei giovani del suo frutteto, forse della terra, forse dei suoi figli.
Il fotografo è Antonio Russello, reporter siciliano free lance. È lì per trascorrere una giornata con i suoi amici e con Alcide.
Le foto restano per trent’anni in una cassa, con qualche altro migliaio di scatti, nella casa di campagna dove Antonio s’è ritirato negli anni ‘70 per vivere da uomo libero, figlio della sua generazione.
Testimonianze di storia contemporanea che il Comune di Piazza decide di acquisire perché diventino patrimonio collettivo.

2011. Antonio incontra Mauro Mirci, geologo-scrittore che in quanto geologo va sotto la crosta degli eventi e in quanto scrittore riporta in superficie storie di donne e di uomini che costituiscono un nuovo tassello dei legami tra la Sicilia e l’Emilia.
Questo libro è il frutto del loro incontro.

Campi rossi 1969 è un testo dedicato ad Antonio Russello, fotografo vagabondo e romantico che ancora crede negli ideali del ’68. Le foto scattate a Gattatico, in casa Cervi, acquisite dal comune di Piazza Armerina, saranno esposte il prossimo 28 dicembre presso l’Istituto Cervi, in occasione del 68° anniversario della morte dei sette figli di Alcide.

Qui il programma della manifestazioni

Fonti:  paroledisicilia.it Istituto Alcide Cervi

24/04/09

I sette fratelli Cervi

Ma i padri e le madri sono fatti cosi', adesso lo capisco. Pensano che loro moriranno, che anche il mondo morira', ma che i loro figli non li lasceranno mai, nemmeno dopo la morte, e che staranno sempre a scherzare coi loro bambini, che hanno cresciuto per tanti anni, e che la morte e' un'estranea. Che sa la morte dei nostri sacrifici, dei baci che voi mi avete dati fino a grandi, delle veglie che ho fatto io sui vostri letti, sette figli, che prendono tutta una vita! E tu Gelindo, che eri sempre pronto alla risposta, ora non mi conosci piu' e non mi rispondi? E tu Ettore che nell'erba alta dicevi: "Non ci sono piu'". E tu Aldo, tu cosi' forte e piu' astuto della vita, tu ti sei fatto vincere dalla morte? Maledetta la pieta' e maledetto chi dal cielo mi ha chiuso le orecchie e velati gli occhi, perche' io non capissi, e restassi vivo , al vostro posto! Niente di voi sappiamo piu', negli ultimi momenti, ne' una frase, ne' uno sguardo, ne' un pensiero. Eravate tutti e sette insieme, anche davanti alla morte, e so che vi siete abbracciati, vi siete baciati, e Gelindo prima del fuoco ha urlato: "Voi ci uccidete, ma noi non moriremo mai!" ...
Alcide Cervi