05/09/15

Sorrenti, musicassette e vino


“Ciao!”
Una voce decisa lo saluta, ma Michele non riesce a vedere subito chi ne sia il proprietario. Solo quando è vicino al bancone si accorge dell’uomo che, quasi inginocchiato, traffica con la radio dietro quel rifugio.
“Non riesco più a togliere questa maledetta musicassetta, mi daresti una mano?”
“Musicassetta?”
“Sì dai, sai quelle vecchie cose rettangolari di plastica con un nastro dentro che si riavvolgeva con un tappo della penna, con una matita?”
“Sì. Lo so cosa sono le musicassette”
“Questo dannato coso non vuole più aprirsi. Dai, dammi una mano”
Michele gira attorno al banco, ma non sa proprio come potrebbe essere d’aiuto.
“Guarda, tienilo solo fermo. Non voglio che cada”
L’uomo prende un coltello e armeggia sullo sportellino fino a riuscire ad aprirlo.
“Eccoti qui cazzo! A volte succede, ma non mi va di cambiarlo”
Estrae la cassetta e la ripone nella sua custodia, poi la deposita nel piccolo spazio da cui probabilmente l’aveva estratta, uno dei tanti scomparti di una bacheca in legno segnata dagli anni, e ne prende una nuova.
“Ti piace Sorrenti?”   
“Sorrenti?”
“Sorrenti, sì. Alan Sorrenti. Sai i figli delle stelle che la notte gli gira intorno? Mortacci sua che canzone di merda”
Sorride e nel farlo si volta verso Michele come a cercarne l’assenso. E’ stempiato e con i capelli lunghi fino alle spalle.
“Sì, sì. Ricordo”
“Bene, vuoi mangiare?”
“Sì, in effetti sì”
“Siediti dove vuoi, arrivo subito”
Michele non sta molto a pensarci, si siede al primo tavolo con due posti che vede e aspetta. E’ già partita la musicassetta con un pezzo che non conosceva e poco dopo arriva anche l’oste. Michele lo osserva meglio, ma gli unici particolari che riesce a cogliere sono lo stomaco prominente ed una lunga cicatrice sul braccio sinistro.
“Cosa ti porto?”
“Cosa c’è?”
“Ah scusa, ho dimenticato il menù. Comunque, se ti fidi, oggi ho una buona pasta con zucchine e dei gamberetti eccezionali, ti vanno?”
“Ok”
“Da bere?”
“Birra, c’è artigianale?”
“Birra? Vuoi del vino?”
Michele lo guarda sorpreso, poi si limita ad assentire con il capo.
“Bene, allora ci penso io. Se vuoi lì ci sono degli antipasti, ti porto subito acqua e vino.
Michele guarda verso la porta. La poca gente che passa sulla strada e lontana, al caldo, mentre lì, anche senza aria condizionata, si sta bene. Magari un tempo questa era una stalla, pensa, ma non riesce a trovare nulla che possa confermare la sua ipotesi. Si alza un attimo e guarda distratto gli antipasti, ma non prende nulla.
L’uomo arriva subito. Gli versa un vinello quasi trasparente anche se tendente al rosa.
“Assaggialo”
Michele ubbidisce e non si pente di avergli dato retta.
“Buono”
“Eh, eh. Lo so. Lo produco io”
“Sì?”
“Sì, poche bottiglie. In collina.”
“Senta, perché non mi fa compagnia?”
“Perché no? Tanto oggi… però solo se la pianti di darmi del lei. Mi fai sentire vecchio.”
“Va bene, provo.”
“Preparo tutto e arrivo allora. Prima però cambiamo cassetta. Alan non va bene per un pasto in compagnia. Metterò una raccolta. Preferisci qualcosa?”
“No, no. Faccia lei… fai tu, intendevo”
“Bene, così va meglio. Ah! A proposito… io sono Salvatore”
“Io Michele”
“Bene Michele! Torno subito”
Salvatore interrompe la musica e inserisce una nuova cassetta.
“Progressive italiano, va bene?” Chiede a Michele.
“Sì, sì. Non ti preoccupare”
L’uomo non risponde, è già scomparso nel retro del locale, tra i fornelli.



«Vorrei incontrarti
fuori i cancelli di una fabbrica.
Vorrei incontrarti
lungo le strade che portano in India
Vorrei incontrarti
ma non so cosa farei
Forse di gioia io di colpo piangerei.
Vorrei trovarti
mentre tu dormi in un mare d'erba
e poi portarti nella mia casa sulla scogliera
Mostrarti i ricordi di quello che io sono stato
Mostrarti la statua di quello che io sono adesso.
Vorrei conoscerti
ma non so come chiamarti
Vorrei seguirti
ma la gente ti sommerge
Io ti aspettavo
quando di fuori pioveva
e la mia stanza era piena
di silenzio per te.
Vorrei incontrarti
fuori i cancelli di una fabbrica
Vorrei incontrarti
lungo le strade che portano in India
Vorrei incontrarti
ma non so cosa farei
Forse di gioia io di colpo piangerei.
Vorrei incontrarti
proprio sul punto di cadere
tra mille volti il tuo riconoscerei
Canta la tua canzone
cantala per me
Forse un giorno
io canterò per te.»

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