13/12/07

Tapallara - 16 -

La prima vota che era entrata al liceo a Carmela ci passi di fare festa e di essere libbera e ranni finalmente. Ma poi quei cinque anni furono come se non volessero scurare mai. Anche se si era divertita. Anche se aveva imparato tante cose e baciato e ballato anche.
Il fatto è che la sua testa era a pattiri. Per lunivessità. E già ne aveva parlato con i genitori di questa cosa che loro le avevano detto di sì. "Però sturia prima!" avevano aggiunto tuttedue che sembrava quasi che serano parlati o messi daccordo addirittura.
Lei celaveva messa tutta la volontà in questa cosa e i risultati per fottuna erano arrivati. Così tutta contenta la signorina sera potuta preparare le valigie.
Non laveva più scelta medicina però. Oramai tutte le bambole erano sfasciate e lei era diventata grande. Pissicologgia aveva scelto. Che pensava che le teste forse ancora quelle quacchecosa si poteva fare.

Ora da quando era arrivata nella sua nuova città ogni giorno continuava a scriverci a Ninuzza piccuntarici tutto come quando era nica. E soprattutto allinizio di cose che non conosceva e scopriva cenerano tante in quel posto cheppoi invece nelle cose niche tutti i posti sono uguali. Lei scriveva e sua madre nella lettera dopo o quando ci acchianava la curiosità spiava di altri particolari o ci diceva la sua anche e qualche vota loro due la pensavano nello stesso modo e qualche altra invece era come se parravano di cose diverse.
Certo ora Carmela non era più precisa come apprima. Non è che lei ci diceva tuttu tuttu. Quaccosa per forza scappava. Per esempio lo sapeva che Ninuzza lavrebbe inchiuta di raccomandazioni e sarebbe arrivata a chiederle di tornare a casa se ciavesse scritto che ora abitava insieme con un uomo.

Palmiro si chiamava il masculo di Carmela.
Il padre di lui era stato a tempo di guerra in mezzo ai russi e ancora lo ripeteva a tutti di quello che aveva visto e del comunismo e dei pattiggiani e degli italiani che erano stati traditi dallamericani e dalla chiesa. E non si stava muto neanche mentre accompagnava il figghio al cimitero. E parlando non ce la finiva di chiamarlo come se fosse ancora vivo. So figghiu. Lunico che ciaveva e che era morto di un mali tintu mentre lui vecchio ancora campava.

Carmela e Palmiro serano incontrati che era mattina e già cera la facoltà china di studenti che facevano festa. Però lui era arrivato solo pecchè la fabbrica era chiusa per la manifestazione e lì celavevano portato i suoi amici.
Palmiro travagghiava. Noncinnaveva tempo per fare la rivoluzione per tutti. Già ciaveva provato suo padre in questo gioco. A lui ci bastava la sua di liberazione anche se non lo sapeva ancora cosa sarebbe stata. E così per ora ogni giorno pigghiava con il muletto i bidoni di cento litri dalla fabbrica che laveva assunto e poi li caricava sopra il camion che ciavevano dato. Quando il camion era bello chino li portava in un deposito in mezzo alle campagne. Vicino al ciume. Due. Tre viaggi per ogni turno. Anche di notte se era necessario che cera stato tanto lavoro. Un suo amico della fabbrica ciaveva detto che era pericoloso lasciare allaperto quella munnizza ma a lui noncinnera mai fottuto assai di sapere pecchè e la stissa persona comunque ciaveva anche fatto sapere che per lui noncinneruno rischi. Bastava fare attenzione.
Palmiro era contento di quel travagghio. La paga era buona e lui in fondo non era costretto come agli altri a restare chiuso tutta la giornata dentro lo stabilimento per fare passare la vita.

Era stata lei che sera avvicinata. Lo taliava da un pezzo. Non laveva mai visto in quel posto e quel ragazzo ciaveva la faccia simpatica.
In effetti non si sbagghiava la carusa. Palmiro era veramente uno che pareva appena uscito mezzo imbriaco e felice dalla putia e così mentre lui per farsi bello babbiava lei aveva cominciato a ridere e non si era più fermata.
Laveva invitato quella sera stessa in un locale vicino alla facoltà per continuare la discussione ma quando dopo lui laveva seguita fino a sotto casa Carmela non ciaveva resistito a dirci di no e laveva fatto salire. Da quel giorno lei non ciaveva proprio più pensato a cacciarlo fuori e neanche lui del resto aveva trovato motivi buoni per andarsene da quel posto.

"Fatti baciare". Palmiro chiuse locchi. Non poteva dire di no. Era quacche giorno però che si sentiva sempre stanco. Ancora non ciaveva telefonato alla ditta ma pensava che se continuava accussì finiva che se li prendeva veramente le ferie che ciaveva arretrate. Quelle che voleva conservare per la nascita di sua figghia.
Carmela non parlava più. Continuava a baciarlo come fa un ciatu daria a primavera. "Sei bellissima" pensò Palmiro "Anzi no. Tu sei la mia liberazione".
Sorrise a fare questi pensieri ma non ce le disse però a lei queste cose. Senza nemmeno sapere pecchè. Che non cè mai un pecchè importante.
Avevano appena finito di fare lamore ma quella donna anche se si iniziava a vedere la panza non sembrava mai sazia o forse era proprio vero che lui stava male.
Ora sentiva la lingua di lei che punziddiava quel mascarato che non voleva più crescere. Si alzò un poco per sistemarsi meglio sopra il letto quando un filo di luce che vineva dalla finestra ci illuminò la faccia e ci fece rapiri locchi. Li chiuse in fretta senza pensare più a niente. Pareva che finalmente cera tornata la vogghia di travagghiari a quello sfaticato di sotto e Carmela se lo teneva al calduccio muovendo la testa lenta lenta.
Allimprovviso Palmiro sintiu un calore fortissimo.
Non si ricordò più niente di quello che era successo in quel momento ma quannu sarrusbigghiau era già o spitali.

5 commenti:

  1. ..sempre più intrigante..e mi tieni col fiato sospeso, pure..Allora lo fai apposta.;-):-)
    ..Mi piace, mi piace, 'sta Tapallara..mi piace assai.
    Ciao
    Frida
    P.S. Hai visto ad Annozero il servizio sul mercato di P.zza C. Alberto?..

    RispondiElimina
  2. ..scusa, m'è venuto un commento da anonima..Avrò dimenticato di spuntare il circoletto del nickname..
    Ri-ciao
    Frida

    RispondiElimina
  3. Ciao Frida :-) purtroppo non ho visto il servizio di cui parli... era interessante? Quella piazza è splendida, l'incuria è totale :-(

    RispondiElimina
  4. Si, era molto interessante..uno spaccato bello, impietoso e vero di Catania..E la splendida piazza C. Alberto (che, per vederla pulita, come tu sai bene, bisogna aspettare la sera o la notte, ma che è bella anche di giorno in oriario di mercato-colori-e-bancarelle) è stata esposta in uno dei suoi picchi di massimo degrado: quello di alcune settimane fa quando per via dello sciopero è rimasta sommersa dai rifiuti del mercato e..poi ci sono stati i roghi di immondizia, le cui esalazioni hanno appestato l'intero quartiere e oltre..:-(..

    RispondiElimina
  5. cercherò di recuperarlo allora... quella zona (in Via Carmelitani vivevano i nonni materni) ha segnato la mia infanzia e i ricordi dei miei genitori :-)

    RispondiElimina