martedì, giugno 17, 2025

[Alfredo] la scuola è finita

Nelle ancora fresche serate di giugno piccoli stormi di alunni, di insegnanti, di famiglie, si spostano dalle calde aule scolastiche verso bar e pizzerie. Alfredo li vede volteggiare in giro, li osserva seduti ai tavoli, li ascolta nel loro rumoroso transitare tra le vie della città. Non sono pericolosi, ma possono essere gravosi soprattutto quando si lasciano andare a cori, applausi e urletti fastidiosi agli occhi e alle orecchie degli altri avventori. 

I ragazzi paiono i più saggi abituati, come sono, a quelle sortite proprie, da sempre, di ogni generazione. 

Le famiglie tentano di mantenere un generale riserbo. Domina ancora, per lo più, l'occhio sociale, la falsa speranza del poter mentire agli altri su se stessi senza essere scoperti, l'illusione di un sentire comune verso i figli. Questi comportamenti scompaiono quando si ritorna liberi e i pargoli son lontani a giocare. Ecco che allora possono riaffiorare i conflitti, le rivincite su torti mai subiti, le fantasie accusatorie, i disturbi paranoidi di personalità.

La specie più divertente o più spaventevole è quella dei docenti. Agli occhi di Alfredo sembrano semplicemente spaesati. In difficoltà. Come se la compressione di intere stagioni esplodesse in brevi secondi. Alfredo li sente starnazzare tra tentativi goliardici portati all'estremo approdo del pecoreccio e pettegolezzi mal nascosti sugli assenti. Le loro voci si alzano a onda, si placano, riiniziano per poi divampare prima di un affranto silenzio, di un inatteso momento di lucidità. A quel punto si ode un suono flebile emesso dal più timido, dalla più timida, subito spento dall'emergere chiassoso di una nuova piroetta vocale di gruppo. A volte alcuni di essi sono accompagnati da capi stormo, spesso è possibile riconoscerli per un loro malcelato dispetto che li fa volare via  in anticipo sul resto del manipolo.

Tra breve quasi tutti si disperderanno prima di tornare a nidificare a settembre. Alfredo lo sa. Attende.

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