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21/03/13

Giornata mondiale della poesia 2013

 Totò Merùmeni

I.

Col suo giardino incolto, le sale vaste, i bei
balconi secentisti guarniti di verzura,
la villa sembra tolta da certi versi miei,
sembra la villa-tipo, del Libro di Lettura...

Pensa migliori giorni la villa triste, pensa5
gaie brigate sotto gli alberi centenari,
banchetti illustri nella sala da pranzo immensa
e danze nel salone spoglio da gli antiquari.

Ma dove in altri tempi giungeva Casa Ansaldo,
Casa Rattazzi, Casa d’Azeglio, Casa Oddone,10
s’arresta un automobile fremendo e sobbalzando,
villosi forestieri picchiano la gorgòne.

S’ode un latrato e un passo, si schiude cautamente
la porta... In quel silenzio di chiostro e di caserma
vive Totò Merùmeni con una madre inferma,15
una prozia canuta ed uno zio demente.


II.

Totò ha venticinque anni, tempra sdegnosa,
molta cultura e gusto in opere d’inchiostro,
scarso cervello, scarsa morale, spaventosa
chiaroveggenza: è il vero figlio del tempo nostro.

Non ricco, giunta l’ora di "vender parolette"5
(il suo Petrarca!...) e farsi baratto o gazzettiere,
Totò scelse l’esilio. E in libertà riflette
ai suoi trascorsi che sarà bello tacere.

Non è cattivo. Manda soccorso di danaro
al povero, all’amico un cesto di primizie;10
non è cattivo. A lui ricorre lo scolaro
pel tema, l’emigrante per le commendatizie.

Gelido, consapevole di sé e dei suoi torti,
non è cattivo. È il buono che derideva il Nietzsche
"...in verità derido l’inetto che si dice15
buono, perché non ha l’ugne abbastanza forti..."

Dopo lo studio grave, scende in giardino, gioca
coi suoi dolci compagni sull’erba che l’invita;
i suoi compagni sono: una ghiandaia rôca,
un micio, una bertuccia che ha nome Makakita...20


III.

La Vita si ritolse tutte le sue promesse.
Egli sognò per anni l’Amore che non venne,
sognò pel suo martirio attrici e principesse
ed oggi ha per amante la cuoca diciottenne.

Quando la casa dorme, la giovinetta scalza,5
fresca come una prugna al gelo mattutino,
giunge nella sua stanza, lo bacia in bocca, balza
su lui che la possiede, beato e resupino...


IV.

Totò non può sentire. Un lento male indomo
inaridì le fonti prime del sentimento;
l’analisi e il sofisma fecero di quest’uomo
ciò che le fiamme fanno d’un edificio al vento.

Ma come le ruine che già seppero il fuoco5
esprimono i giaggioli dai bei vividi fiori,
quell’anima riarsa esprime a poco a poco
una fiorita d’esili versi consolatori...


V.

Così Totò Merùmeni, dopo tristi vicende,
quasi è felice. Alterna l’indagine e la rima.
Chiuso in se stesso, medita, s’accresce, esplora, intende
la vita dello Spirito che non intese prima.

Perché la voce è poca, e l’arte prediletta5
immensa, perché il Tempo - mentre ch’io parlo! - va,
Totò opra in disparte, sorride, e meglio aspetta.
E vive. Un giorno è nato. Un giorno morirà.

 Guido Gozzano - I colloqui (1911)

Fonte testo:  http://it.wikisource.org

21/03/11

È chiaro che la cosa migliore non è la carezza in se stessa bensì la sua continuazione



INFORME SOBRE CARICIAS




1
La caricia es un lenguaje
si tus caricias me hablan
no quisiera que se callen



2
La caricia no es la copia
de otra caricia lejana
es una nueva versión
casi siempre mejorada



3
Es la fiesta de la piel
la caricia mientras dura
y cuando se aleja deja
sin amparo a la lujuria



4
Las caricias de los sueños
que son prodigio y encanto
adolecen de un defecto
no tiene tacto



5
Como aventura y enigma
la caricia empieza antes
de convertirse en caricia



6
Es claro que lo mejor
no es la caricia en sí misma
sino su continuación



Resoconto sulle carezze




1.
La carezza è un linguaggio
se le tue carezze mi parlano
non vorrei che tacessero



2.
La carezza non è la copia
di un’altra carezza lontana
è una nuova versione
quasi sempre migliorata



3.
È la festa della pelle
la carezza mentre dura
e quando si allontana lascia
senza difesa la lussuria



4.
Le carezze dei sogni
che sono prodigio ed incanto
hanno un difetto
non hanno tatto



5.
Come avventura ed enigma
la carezza incomincia prima
di convertirsi in carezza



6.
È chiaro che la cosa migliore
non è la carezza in se stessa
bensì la sua continuazione