Stanotte Alfredo non è riuscito a dormire bene.
Alla radio continuavano a parlare di attacchi, di distruzione e lui non era riuscito a staccarsi da quelle parole. Il caldo poi aveva fatto il resto in quel confuso dormiveglia e così Alfredo, già quasi prima dell'alba, aveva rimesso gli abiti del giorno prima ed era uscito in cerca di un po' di fresco per l'anima.
Le città al risveglio sono strane, sembra che sussurrino, sembra che ti guardino come si guarda un estraneo che si avventura nel tuo territorio. E sono curiose e timorose e ti seguono fin quando non si abituano a te. Fin quando non ritorni a far parte di esse.
Alfredo si è lasciato guidare da quei sussurri, dalle strisce di luce, dai piccoli movimenti dei gatti guardinghi, dal risvegliarsi degli uccelli. Sui muri ogni tanto una targa: l'eroe risorgimentale, le parole dei re, dei duchi, dei principi, la nascita di questo o quello. Non si fa quasi caso a queste cose che il tempo è poco. Si ha fretta. Si dimentica.
Quando Alfredo si ferma trova una vecchia panchina ad attenderlo. Di fronte a lui su di un cippo malandato un elenco di nomi. Un bombardamento. Un rifugio colpito. Caduti per errore c'è scritto.