Quando la città fu distrutta A era appena uscito da casa per andare al lavoro, tutto era calcolato e preciso. La sua puntualità era stata apprezzata più volte e certo non avrebbe sfigurato neanche quel giorno. B dormiva ancora profondamente, sognava un lungo viaggio in un luogo che non riusciva a identificare, vedeva solo torrenti ed erba e un piccolo ponte su cui sembrava pericoloso passeggiare. C aveva portato fuori il cane per la prima uscita mattutina chiedendosi, come sempre, se quel piccolo rito facesse meglio a lui o all’animale. D, invece, scrutava il cielo come per una strana premonizione. Il giorno prima aveva litigato con E per una banalità di cui forse era responsabile, ma non riusciva ancora a chiedere scusa anche se continuava a tenere il telefono in mano sperando in un messaggio. F stava per finire il suo turno di lavoro: "mai più di notte" continuava a dirsi mentre guardava impaziente l'orologio.G e H facevano l'amore, era qualcosa di dolce e complicato tra loro due. Nessuno tra loro avrebbe detto potesse succedere eppure ora erano lì e mentre sospiravano, mentre si stringevano, toccandosi, gemendo, era sparito tutto quello che ognuno aveva pensato dell'altro quando si erano conosciuti. Così, scomparsa ogni difesa, ogni pregiudizio, era, ora, solo desiderio, ebbrezza.
Quando la città fu distrutta I pensava che da lì a poco avrebbe incontrato la sua amica L per andare insieme verso scuola. Non le piaceva molto quell'edifico. Lo trovava triste. Sperava tanto di trovare un giorno una struttura più bella, più verde al posto di quel mostro. M aveva un po' di mal di testa, la sera prima aveva esagerato con gli alcolici. N e O avevano dovuto accompagnarlo fino casa e nel tragitto ricordava di aver vomitato parecchie volte. Dove aveva messo gli abiti sporchi? Come aveva fatto ad arrivare alla propria stanza? Si era risvegliato completamente nudo e con P accanto a lui. Che ci faceva lì? Forse loro due...? No, non era possibile a lui piacevano le donne, ne era sicuro. E però... . Uno squillo, Q stava provando a chiamarlo al telefono ma non aveva voglia di rispondere. Troppo difficile articolare qualcosa con quella testa che sembrava scoppiare.
Quando la città fu distrutta R era indecisa se mettere il miele o il burro sul pane tostato e così stava ferma con il coltello in mano, incapace di decidersi. S tamburellava con le dita sul vetro dell'autobus. Era in anticipo sulla visita, ma non aveva resistito e ora si era ancora più innervosito, ma cosa fareste voi se qualcuno vi avesse parlato di cancro, se l'esito dell'esame fosse stato così deludente? Se lo ripeteva giustificando se stesso, il proprio star male. T lo guidava quell'autobus. Finalmente un vero lavoro per lei. Anche se ancora non aveva imparato a ignorare quegli sguardi, le mezze parole sussurrate, le manifeste perplessità verso il suo essere donna, verso il suo hijab. Alla fermata U attendeva arrivasse il numero giusto. Anche nella sua vita era cosi. V passeggiava lungo le strade del centro, guardava le vetrine e si confrontava con Z. Era difficile che alle due donne piacesse lo stesso capo, eppure ognuna di loro fingeva per non deludere l'altra, sapendo benissimo che la compagna avrebbe capito da un gesto della mano, da un sorriso di troppo, dal rapido incresparsi delle labbra.
Quando la città fu distrutta io ero lontano. Non ho visto. Non ho sentito, capito. Dormivo di un sonno buio, vuoto. Quando mi sono risvegliato era già tardi.
Nessun commento:
Posta un commento