Allanagrafe nisceva come Abramo Leone ma tutti per strada lo chiamavano Picaciù che allora nessuno lo avrebbe riconosciuto. Angiuria era nata quandera nicu che sempre mentre giocava al biliardino prima di fare un colpo forti si preparava girando la stecca e urlando: "Pica! Pica!" e poi al momento di tirare ciaggiungeva:"Ciùùùù" che la palla vulava veloci e forti come non mai. Sta cosa però forse a causa dei tanti gol segnati cera rimasta per vizio e criscennu lui quella formula laveva continuata ad usare come a prima. Accussì prima di ogni scippo arrivava supra alla vespa come quando lamericani arrivavano contro allindiani e puntualmente quando aveva finito lultima u della carica la borsa era già nelle sue mani. Anche quannu futteva non se la toglieva labitudine che il Pica era destinato allultimi colpi prima di veniri con una facci che pareva quella dei cartuni giappunisi.
Mi cuntanu che macari quannu mossi pronunciò la frase magica. Sera pigghiato la questione che non volevano fare entrare un amico suo dentro alla discoteca."Tu si niuru. Non ti vulemu" ciaveva detto a quello un pezzo di merda allingresso e lui non ciaveva vistu chiù che con Moamed cera crisciuto e ciaveva fatto i scoli e lo sapeva che non ciassumigghiava a lui. Che insomma era un bravo carusu. Comu fu e comu non fu nella discussione nisciu fora antrasatta nalliccasapuni e sangu vivu macari.
Quannu arrivanu i sbirri respirava ancora. Moamed ci tineva a testa e chianceva. Abramo invece sorrideva e continuava a ripetere: "Pica! Pica!" sempre più alleggiu però. Senza forza.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
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06/09/09
11/08/09
Carmelo Barbagallo (1993-2009)
Ammia ma putevunu sucari che la prima vespa a puttai che ciavevo sei anni e darreri ci misi macari a me frati nicu ca mi sivveva pi fari pisu. Me la ricordo ancora. Una HP novanova che u Zu Maru lava pigghiatu ad Acicastello e poi però non cera piaciuto il colore e così cillava rialata a me o pa' quando laveva cercato per la pulizia. Mio padre è bravissimo in queste cose che non cè sbirru o vigili urbanu che se ne mai accorto dei lavoretti che fa lui con il telaio e dei documenti anche. Ora è a Piazza Lanza che ci devono fare il processo per una minchiata ma lavvocato dice che non ci voli assai che torna a casa e che non ci sono i termini.
Ammia ma putevunu sucari che con quella vespa iu avvulava supra a strada e non cinnera pi nuddu. Tanti trucchetti del motore li avevo imparati allofficina quando ascutavo a me o ma' e minnieva a travagghiari per portare i soddi a casa. E però quella miseria ca mi rava u principali non ciabbastava mai a quella fimmina macari che io a lei ci davo tutto quello che guadagnavo. Che così pimmia quacche lira ci nisceva sulu quannu furiava cullamici ne zoni boni che supra a vespa non mi ha pigghiatu mai nuddu.
Ammia ma putevunu sucari che quella strada a cavaddu della Via Palermo era stato un rialo del comune a quelli come a mia che ci piaciunu i cussi forti e io la conoscevo metro per metro la pista che di giri ce ne avevo fatti assai. Del resto lavevo visti tutti i lavori già di nicunicu. Prima avevano demolito le case vecchie poi alleggiu alleggiu erano arrivati i piloni e alla fine ciavunu misu i travi e lasfalto e i gaddreill macari. Non ci mancava proprio nenti a parte la fine e linizio che ancora nessuno lha capito a cosa serve quellottovolante e i soddi per saperlo finenu.
Ammia ma putevunu sucari e se non cera quella macchhia dolio iu vinceva macari sta vota invece di finiri sutta u suli do cimiteru. Però in fondo non mi dispiace che per ora qualcuno che mi veni a truvari cè ancora e viru i parenti chiossai di prima e macari Anna vinni una vota. Ciaveva la panza unchiata e tuttu u viddicu di fora. Sarà cu fù.
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