20.06.2007 - Il Rapporto sulla criminalità in Italia
1.4 – LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Sono 6 milioni 743 mila, pari al 31,9% della classe di età considerata, le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita . Tre milioni 961 mila donne, pari al 18,8%, sono state vittime di violenze fisiche, 5 milioni (il 23,7%) hanno subito violenze sessuali. Più in particolare, nell’ambito delle violenze sessuali, 482 mila donne sono state vittime di stupro e 703 mila di tentato stupro nel corso della loro vita. Complessivamente, circa 1 milione di donne (il 4,8%), quindi, ha subito stupri o tentati stupri.
Negli ultimi dodici mesi sono 1 milione 150 mila le donne che hanno subito violenza, pari al 5,4% delle donne dai 16 ai 70 anni. In particolare il 2,7% delle donne ha subito violenza fisica, il 3,5% violenza sessuale e lo 0,3% stupri o tentati stupri.
Spingere, strattonare, afferrare, storcere un braccio o tirare i capelli sono i comportamenti subiti dalla maggioranza delle vittime di violenza fisica (dal 56,7%); una quota quasi altrettanto elevata, il 52%, ha subito minacce di essere colpita, il 36,1% è stata schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi, il 24,6% è stata colpita con oggetti. Appaiono, invece, meno diffuse alcune forme più gravi, comunque presenti, come l’uso o la minaccia di usare una pistola o il coltello (8,1%) o il tentativo di strangolamento, di soffocamento o di ustione (5,3%).
Tra le violenze sessuali, invece, sono le molestie fisiche sessuali a rappresentare la forma decisamente più frequente (per il 79,5% delle vittime di violenze sessuali), seguite dai rapporti sessuali non desiderati (19,0%), dai tentati stupri (14,0%), dagli stupri (9,6%) e dai rapporti sessuali vissuti dalla donna come degradanti ed umilianti (6,1%).
Le violenze fisiche sono state commesse dal partner nel 62,4% dei casi, le violenze sessuali, senza considerare la molestia, nel 68,3% dei casi e gli stupri nel 69,7% dei casi. I partner sono dunque responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e delle forme più gravi di violenza sessuale.
Un milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale e fisica prima dei 16 anni in famiglia. Complessivamente, i parenti sono responsabili del 23,8% delle violenze sessuali subite prima dei 16 anni.
Due milioni 77 mila donne, il 18,8% delle donne che hanno avuto un partner in passato e che si sono separate da lui, al momento della separazione e/o dopo di essa hanno subito forme di stalking, cioè di persecuzione che le hanno particolarmente spaventate.
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6.3 - Gli stranieri che commettono reati
La quota di stranieri sul totale dei denunciati e degli arrestati per la gran parte dei reati è decisamente più alta rispetto all’incidenza della popolazione straniera nel nostro Paese (bisogna tener presente che in questa seconda quota mancano gli irregolari: questo sbilancia ulteriormente il confronto, ma non ne modifica il senso). E’ una sproporzione che ha origini antiche: nel 1988 la quota di stranieri sul totale dei denunciati per omicidio consumato era del 6%, contro una popolazione straniera residente in Italia dello 0,8%; dieci anni dopo i denunciati immigrati per omicidio salgono al 18%, contro l’1,7% degli stranieri in Italia; oggi, nel 2006, gli stranieri sono un denunciato per omicidio consumato su tre, contro una popolazione straniera del 5% circa.
Man mano che cresce la popolazione straniera, dunque, cresce anche la quota dei denunciati e arrestati stranieri sul totale dei denunciati e arrestati in Italia. Questo avviene con gli omicidi, ma anche con gli altri reati (per tutti gli altri reati, però, il cambiamento delle fonti di rilevazione rende il dato 2004-2006 difficilmente confrontabile con gli anni precedenti).
L’incidenza degli stranieri tra i denunciati, però, varia molto a seconda dei reati. Si va da incidenze basse, come il 3% per le rapine in banca o il 6% per quelle negli uffici postali, al poco meno del 70% che caratterizza i borseggi, ovvero quelli che la classificazione riportata definisce “furti con destrezza”. Tra questi due estremi, gli stranieri costituiscono il 51% dei denunciati per rapina in abitazione o furto in abitazione, il 45% dei denunciati per rapina in pubblica via, il 19% per le estorsioni e il 29% per le truffe e le frodi informatiche. Intorno ad un terzo dei denunciati troviamo gran parte dei reati violenti. La quota di stranieri qui va dal 39% dei denunciati per violenze sessuali al 36% per gli omicidi consumati e al 31% per quelli tentati, al 27% dei denunciati per il reato di lesioni dolose. Simili sono poi le percentuali di stranieri sul totale degli arrestati per alcuni reati predatori strumentali, come i furti di autovetture (38%) e gli scippi (29%).
E’ importante sottolineare che la netta maggioranza di questi reati viene commessa da stranieri irregolari, mentre quelli regolari hanno una delittuosità non molto dissimile dalla popolazione italiana. In particolare ve ne sono alcuni che vengono commessi quasi esclusivamente da irregolari ed altri, invece, che vengono in parte compiuti anche da regolari. Tra i primi vi sono i reati di furto con destrezza, furto di automobile, furto in appartamento. Tra i secondi vi sono gli omicidi consumati e gli omicidi tentati, il contrabbando, le estorsioni, le lesioni dolose, la violenza sessuale, lo sfruttamento della prostituzione.
Nel 2006 gli stranieri regolari sono stati il 6% del totale dei denunciati per furto con strappo, il 6% del totale dei denunciati per furto di autovetture, l’8% dei denunciati per furto con destrezza, il 9% dei denunciati per omicidio tentato e consumato, il 10% dei denunciati per rapina in pubblica via e il 15% di quelli denunciati per violenze sessuali.
Nel complesso gli stranieri regolari denunciati sono stati nel 2006 quasi il 6% del totale dei denunciati in Italia. E gli stranieri regolari sono poco meno del 5% della popolazione residente. La sproporzione che abbiamo registrato in precedenza tra numero degli stranieri in Italia e stranieri denunciati, dunque, non c’è se si parla di immigrati regolari. Del resto la quota di stranieri regolari denunciati sul totale degli stranieri regolari in Italia si ferma al 2% circa.
Consideriamo ora le singole nazionalità di chi commette reati. Con alcune parziali eccezioni, questi dati mostrano un grado di variabilità assai contenuto. In 11 dei 13 reati presi in considerazione le prime tre nazionalità sono ricorrenti: Romania, Marocco e Albania. E in molti casi queste prime tre nazionalità contribuiscono a oltre la metà dei denunciati per quel tipo di reato: siamo al 52% dei furti di autovetture, al 50% dei furti in abitazione, al 51% dei furti con destrezza. C’è quindi un’elevata concentrazione.
Infine, alcune considerazioni territoriali. È noto che, dal punto di vista dei reati, il nostro Paese è da tempo marcato dalla differenza tra Italia centro-settentrionale da un lato e sud ed isole dall’altro. Questa differenza vale anche per i reati commessi dagli immigrati. Con la sola eccezione del contrabbando, infatti, nelle regioni centro-settentrionali la quota di stranieri sul totale dei denunciati è stata da sempre di gran lunga superiore a quella registrata nelle regioni del Mezzogiorno. E, soprattutto, è cresciuta più velocemente.
Nel 2006 ormai oltre un denunciato per omicidio su tre è straniero nelle regioni centro-settentrionali, contro poco più di uno su dieci al Sud.
Una sproporzione che si conferma per altri reati, per i quali – nel periodo 20042006 - nelle regioni del centro-nord si va spesso oltre la metà del totale dei denunciati: è il caso per esempio dei furti con destrezza (ovvero i borseggi, 71% contro il 24 al sud) o delle rapine in abitazione (61% contro il 34 al sud). Alto anche il livello dei furti di autovetture (48% contro il 14 al sud), delle violenze sessuali (45% contro il 20 al sud), delle rapine in esercizi commerciali (42% contro l’8 al sud). Poche, invece, ma il differenziale con il sud e isole resta, le rapine in banca (5% contro l’1% al Sud) e quelle negli uffici postali (6% contro 2%).
Fonte testo: Ministero del'Interno: La sintesi del Rapporto sulla criminalità in Italia (.pdf)