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07/04/09

Sono figlio di un ex operaio Ilva

«Sono figlio di un ex operaio Ilva, non un operaio a caso, mio padre. L'ultimo del mondo. Sono figlio dell'ultimo del mondo. Io sono un traditore. Sono un reietto. Come Bruto ho ucciso mio padre. L'ho ucciso con il silenzio. Caino me. Mio padre aveva tre figli, io l'unico maschio, ultimo a nascere». Questa la lettera letta da Pierfrancesco Favino (il Giuseppe di Vittorio della fiction recentemente trasmessa dalla rai, sulla storia del padre della Cgil) dal palco del Circo Massimo, in occasione della manifestazione della Cgil, di Roberto Romano, figlio di un operaio morto sul lavoro, scritta il 13 dicembre 2008 per l'anniversario della tragedia alla ThyssenKrupp. «Secondo Riva a me spettava un posto di diritto in fabbrica. Per me il destino era scritto», mio padre «da buon operaio, padre di famiglia, voleva per il suo unico figlio maschio il riscatto sociale, voleva una carriera all'avanguardia. Mi diceva: studia, impegnati, costruisci il tuo futuro perchè nessuno qua ti da niente. Perchè il futuro si costruisce sporcandosi le mani. Mi diceva di non arrendermi perchè all'Ilva non c'era neanche il padre eterno a difenderti». «Sì, mio padre era cattolico, praticante - si legge ancora nella lettera - Io prima ci credevo. A ventitre anni con una moglie e un diploma di perito industriale il suo futuro era segnato. Come era segnata la nascita, un anno dopo, della sua prima figlia. Lavorare all'Ilva era l'unica soluzione. Operaio. In fondo alla società per diritti e protezione ci sono gli operai. Lui aveva molti doveri ma pochi diritti. Aveva il dovere di proteggere la sua famiglia, sfamandola, educandola, aveva il dovere di non scioperare perchè lo sciopero significava portare a casa meno soldi perchè, dopo quasi tre anni mio padre volle assieme a mia madre concepire un figlio, la fortuna ne diede due: mia sorella e me. Perchè avere due gemelli significava doppio lavoro, significava visite pediatriche doppie, ogni volta che ci si ammalava ci si ammalava in due, ogni volta significava andare in farmacia e lasciare una settimana di lavoro. Ma in famiglia non si era in due ma in cinque».

03/04/09

"Se non ora, quando? Domani tutti al Circo Massimo"



Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Camilleri, domani, in centinaia di migliaia andranno al Circo Massimo, su invito di Guglielmo Epifani e della Cgil. Saranno un milione o di più? Lo capiranno solo i fortunati presenti. I Tg faranno riprese raso terra, non superando il ginocchio dei manifestanti. Vedute aeree e dirette tv, per questo governo, sono un lusso. La Questura, con il bilancino d’ordinanza, ridurrà le cifre di tre quarti. Seguiranno Sacconi, Brunetta, Quagliarello: ecco i «fannulloni». Consiglio agli italiani? Andate al Circo Massimo a 4 a 4, se volete che almeno uno di voi sia registrato dal pallottoliere di Palazzo Chigi.

Non ho alcun dubbio che questa volta questure e Tg opereranno non la solita diminuzione del numero dei partecipanti, ma passeranno direttamente alla decimazione. Bisognerà dimostrare, a tutti i costi, che solo pochi pazzi possono dichiararsi scontenti di tutto quello che il governo Berlusconi sta facendo contro la crisi. Tremonti, infastidito, replica dicendo: «Abbiamo già dato». Ma chi ricorda più le elemosine prenatalizie e di pochi spiccioli? E mentre i soldi per le banche si trovano, non si trovano per i disoccupati che crescono esponenzialmente, per gli ammortizzatori sociali, per intervenire sulle famiglie in povertà. Il nostro paese rischia una catastrofe, e lorsignori fan finta di niente e insultano chi non accetta il loro demenziale ottimismo. Per il comico Brunetta i manifestanti, naturalmente, non saranno che mascalzoni venuti a Roma per una gitarella. E Sacconi è troppo occupato a pensare a come farli morire cattolicamente, piuttosto che a come farli sopravvivere. Ci sono i benpensanti che dicono che una manifestazione così ora non è opportuna. E se non ora, quando? Mi associo con tutto il cuore al suo invito, caro Lodato: domani tutti al circo Massimo.