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02/01/21

Augusto Agosta -2 -

Augusto Agosta lui questo secondo giorno dell'anno non sta ancora tanto bene. Però è uscito da casa e ha suonato alla porta della vicina ma senza ricevere risposta e così ha deciso di fare un giro e magari comprare qualcosa o mangiare o guardare semplicemente il cielo che da giorni è grigio e nero come una vecchia pentola mai più utilizzata. 

Augusto però prima ha fatto la barba e una doccia bollente e si è anche passato un intero tubetto  di Pruridina sul corpo che dopo era  così unto che ogni cosa gli scivolava addosso come neve sui tetti e i pensieri anche. 

Le strade conservavano lo stesso odore di sempre e anche la gente che lo vede passare sembra sempre la stessa. Augusto compra una pasta prende un caffè fuma una sigaretta incrociando vetrine e sguardi e cani che imbrattano la strada e bici che lo evitano per pochi centimetri. Ascoltando auto che strombazzano musica e lacerti di telefonate in viva voce. L'abitudine lo fa caracollare senza metà lungo le vie del centro. Infine si ferma.

«Ciao Chiara. Mi prepareresti qualcosa?»

«Certo Augusto. Un primo? Vuoi del pesce? Oggi ne abbiamo di buonissimo» 

Chiara è piccola e rinsecchita ma i suoi occhi ancora conservano lo stesso sguardo furbo di quando loro due facevano l'amore dentro una Cinquecento bianca che ormai non c'è più e che forse Augusto non ricorda neanche. A quel tempo si era così giovani che tutto scorreva sui vetri come goccia di pioggia prima di sparire. Lei era un po' più vecchia di lui e lui un po' meno furbo e anche ora è così.

"Pesce? Vada per il pesce allora. Ha lo stesso odore del nostro mare?"

Chiara lo guarda sorridendo ed è contenta di poter ripetere quel loro duetto tante volte recitato.

"Per quello non c'è pesce che tenga Augusto. Dobbiamo trasferirci lì..."

"... e magari tornare a fare l'amore"

"Ma va' là! Pensa a fare il nonno piuttosto"

"Quale nonno se non ho neppure figli?"

"Adottane uno allora"

"Mi piace di più farmi adottare direi..."

"Io non posso più farlo allora. Vado a preparare il pesce"

"Va bene. Posso fumare?"

"Te lo avrò detto centinaia di volte. Vai fuori se proprio devi"

"Va bene. Va bene"  

La sigaretta finisce presto e le mani gelano. Dentro il locale i tavoli sono stranamente vuoti e Augusto per un attimo pensa che potrebbe provare ad andare in cucina. Spiluccare qualcosa. Continuare a chiacchierare.

Sulla strada una bimba gioca a rincorrere un fantasma. Ogni tanto si china e gli parla che quello deve essere proprio basso di statura. Forse anche un po' sordo. 

Augusto ha fame. 

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