05/05/13

Filadelfo Cusumano [4]

Mi spostai un poco avanti per vedere se c’erano altre strade per scinniri nel bosco, ma non ne trovai nessuna e così mi fici quei gradini di corsa che non la volevo perdere alla mia amica e arrivai presto in un piccolo spazio tra gli alberi che sembrava come a un cerchio verde pieno di sole.
Sara si era assittata lì,  in mezzo all’erba alta con le gambe incrociate e la gonna bella sistemata per non piegarla.  Guardava fisso davanti a lei come se ci fosse qualcosa, ma io non vedevo niente neanche piegandomi per guardare dove guardava lei e allora mi ci misi davanti che con l’ombra la coprivo tutta e aspettai di sapere. Sara  però continuava a non parlare. Aveva solo questi occhi fissi e una calma che non le avevo mai visto.
Non lo so quanto durò questo momento che il tempo certe volte non lo puoi calcolare e ti passa davanti che possono essere minuti oppure ore senza che c’è differenza.  Quello che so è che a un certo punto io ci misi la mia mano davanti agli occhi e lei sembrò riprendersi e mi diede la sua di mano e io,  io mi arrivò dentro una energia, una forza che non avevo mai avuto prima. Una specie di scossa che dalle dita passò alla mano, al braccio, a tutto il corpo e non potei fare a meno di chiudere gli occhi e di sentirla tutta quella forza. E poi quando li ho riaperti eravamo nella trazzera e Sara mi taliava preoccupata che io ero sdraiato a terra e nella mia mano c’era sangue e altro sangue mi gocciolava da sopra l’occhio. Lei mi indicò un ramo sopra di me e poi si mise a ridere.
Anche Sara sera macchiata il vestitino di sangue e così in silenzio siamo ritornati a casa che quella storia non aveva senso e io non avevo nemmeno provato a raccontargliela, anche se me la ricordo bene anche oggi, anche se a ripensarla mi sembra di sentirla di nuovo quella forza. E sarebbe bello.

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