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09/12/08

"La lezione greca" su SenzaSoste.it

Con questo editoriale, lo confesso, voglio togliermi alcuni “sassolini” dalle scarpe, che tengo da alcuni anni, perché credo che l'Italia sia il regno dell'ipocrisia e delle cose non dette. Cercherò, inoltre, di astrarmi - cosa molto difficile per me - cercando di vedere con occhi non soltanto militanti, ma anche da “democratico” che cerca di porsi domande.
Certo farò dei parallelismi tra due paesi, Grecia e Italia, sorvolando sulle analisi socio economiche, che lascio ad altri, ma che ritengo, nei fatti di questi giorni, ininfluenti perché riguardano comportamenti e opportunità e non interventi politici.
Il primo parallelo con occhi di “democratico” me lo ha suggerito un tale, questa mattina al bar. Davanti agli articoli dei giornali sui fatti di Atene si rivolge ad un amico dicendo: “Certo, hanno ammazzato un ragazzino... Il Governo ha preso e arrestato immediatamente due poliziotti, il ministro ha chiesto pubblicamente scusa e ha rassegnato le dimissioni (poi respinte, n.d.a.). In Italia, invece, hanno assolto i poliziotti della Diaz e hanno detto che Carlo Giuliani è stato ammazzato per colpa di un 'calcinaccio'". Ascolto interessato la discussione quando l'interlocutore risponde: “Anche il Partito Socialista ha attaccato la polizia e ha chiesto le dimissioni del governo. In Italia invece, per il G8, la preoccupazione fu trovare il capro espiatorio che furono identificati nei Black Block (i facinorosi che attaccano la polizia). Invece di condannare chi sparò in testa ad una ragazzo...”.
E' chiaro che il governo greco è un'istituzione formata da un partito lontano da una gestione democratica del potere e della polizia, ma è anche vero che uno stato, membro della UE, ha preso una posizione ferma e immediata sui fatti, mentre tutti ricordiamo i giri di parole del governo italiano e, soprattutto, dell'opposizione sui fatti di Genova 2001. In Italia abbiamo assistito a poliziotti incatenati davanti alla questura per protesta contro chi li accusò e condannò per i pestaggi nella caserma di Napoli, ma non si è mai vista una manifestazione di massa dei partiti della sinistra davanti ad una questura o una caserma. E questo perché si riconosce, anche davanti agli omicidi, una legittimità democratica a chi, negli anni, non negli episodi, ha ampiamente dimostrato di non saper cosa è la democrazia, nemmeno quella che un tempo definivano “borghese”.
Dal punto di vista militante il quadro, in questo parallelismno forzato, e ancora più desolante, per chi come al sottoscritto, poco importa del teatrino politico delle istituzioni e dei partiti.
La rivolta generalizzata in Grecia ci deve insegnare molto. Ci dimostra, in tutta la sua crudeltà, gli errori fatti dal movimento a Genova e dopo. Ci insegna che gli scontri non si simulano né si concordano con la polizia, ci racconta di quanto fu illusorio e sbagliato l'allargamento del movimento a gruppi lontanissimi tra loro per modalità e forme di fare politica, ci dà una visione corretta del concetto di “non violenza”. Ci mostra come la sinistra anticapitalista greca (anche quella presente in Parlamento) non si è dissociata dagli scontri e non ha cercato alibi, come fece, invece, Agnoletto a suo tempo. Ci deve far capire fino a che punto lo Stato si può permettere di reprimere e ci insegna come reagire alla crisi.
Ma più di tutto ci mostra un'altra cosa: la rivolta di domenica, che ha portato al tragico omicidio di un 15enne, è nata dalle proteste contro la riforma scolastica del governo greco, una riforma che, se messa a confronto di quella italiana, è una barzelletta, una storiella buffa in un contesto di crisi economica che la nostra generazione non immaginava nemmeno possibile. In Italia, l'Onda (che adesso pare più una risacca) ha speso troppo del suo tempo nell'affermare di essere "apolitica" e nel differenziarsi dal '68, come se fosse una grave onta, invece di rivendicare una continuità, se non politica almeno morale, con le lotte anticapitaliste che dal vituperato '68 francese hanno rivoltato il mondo per almeno un decennio.
L'Onda ha invece inutilmente invocato il Capo dello Stato come se davvero fosse garante di qualche cosa e non uno dei tanti attori (o burattini) delle istituzioni economiche nazionali ed internazionali.
Almeno una cosa quest'Onda dovrebbe fare propria dall'esperienza del '68, dovrebbe capire e applicare una delle frasi più celebri pronunciate in quegli anni da Ernesto Che Guevara: “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”: se così fosse i giovani che oggi scendono nelle piazze contro la Riforma Gelmini dovrebbero sentire come proprio il dolore che oggi sentono i giovani greci ed avrebbero sentito il dovere morale di esprimere la solidarietà dovuta, con il linguaggio che li dovrebbe accomunare, la rivolta.
Una cosa mi fa sperare ed è il comportamento tenuto dall'informazione sulla vicenda greca. Una informazione pilotata che ha chiaramente paura che la Grecia possa simboleggiare quello che la Francia simboleggiò con il suo Maggio. Repubblica Tv corre a dire che il ragazzo ucciso era di “buona famiglia” e che gli scontri sono creati dalla sinistra estrema che cavalca la protesta. Il Tg1 dà la notizia sulla morte del giovane greco parlando testualmente di ragazzo "ucciso per errore", quando invece i due poliziotti sono stati arrestati per omicidio volontario.
Come sempre accade la TV di Stato fornisce la versione della polizia (tra l'altro smentita pure dal governo) e non cita i testimoni oculari che hanno fatto sì che i due poliziotti fossero arrestati.
Che davvero la Grecia del 2008 sia la Parigi del 1968?

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