[...]Ritengo che nella rete ci siano alcuni poeti del tutto sconosciuti ai critici e mai stampati su carta da chi conta, poeti che sono dotati di grande talento, poeti che altrimenti non avrei conosciuto, poeti che potrebbero e dovrebbero essere conosciuti da tutti. Probabilmente questi poeti hanno operato una scelta precisa, restare nell’ombra, farsi leggere solo da pochi. Nel web si può fare di tutto, farsi leggere da pochi o farsi leggere da molti. Il mezzo è forte ed elastico, c’è la possibilità di aumentarne le potenzialità utilizzando i canali video e audio, arrivando a livelli irraggiungibili con la carta stampata e a migliaia di utenti. Oppure restare nel proprio piccolo orticello a coltivarsi quasi in privato la propria più o meno piccola e segreta passione. Il virtuale potrebbe essere il luogo dove potrebbe attecchire e crescere la nuova cultura underground, la cultura alternativa, che è la libertà, cioè scrivo quello che voglio, scrivo come voglio, pubblico quando ho voglia, non passo attraverso i lecchinaggi, dai canali ufficiali. Quello che vedo in giro ora non mi pare sia così, mi pare, piuttosto, che ci sia il rischio che anche nel virtuale si stiano creando gli stessi circoli chiusi che ci sono nel cosiddetto reale, le stesse dinamiche di scambio, gli stessi favoritismi, le simpatie e le antipatie, si incoronino gli stessi re nudi, ci si faccia la guerra. Si parla di caste, quelli di vent’anni, quelli di trenta, quelli del trentino, quelli di quello, e così mi viene un dubbio amletico: non è che questi vorrebbero pubblicare con le case editrici che disprezzano e sono pieni di astio perché non ci possono arrivare? Personalmente sono grata alla rete perché grazie ai blog poetici mi sono avvicinata alla poesia, ho conosciuto poeti, letto versi, provato emozioni, diversamente non li avrei conosciuti, non avrei letto, non avrei provato determinate emozioni. Vivo e abito la poesia solo nel web, la poesia non fa parte del mio mondo, la poesia è la mia seconda vita, la mia vita nascosta, solo attraverso i blog riesco a far leggere a due tre lettori i miei versi, così come leggo versi di altri, e ne cerco di altri. Sono grata alla rete di avermi regalato questa possibilità. Del resto non mi preoccupo. So di poeti che si danno un gran da fare per farsi conoscere da poeti che contano, di poeti che leccano il francobollo di certi altri poeti perché sanno che quest’ultimi sono ben introdotti nel mondo dell’editoria che conta, che si sperticano in lodi a testi che non meriterebbero uno sguardo. Mi è stato consigliato di fare così, cercarmi un maestro, un protettore: senza padrino non si arriva da nessuna parte! Per inciso la persona che me lo ha consigliato è a sua volta una persona libera e mai ricorrerebbe a certi stratagemmi, ciò per dire che teoricamente le strategie sono note a tutti, è solo questione di stomaco e di peli in pancia. Io sono siciliana e conosco, per averle vissute sulla mia pelle e sulla pelle dei miei conterranei, certe dinamiche di: io faccio un favore a te e tu ne fai uno a me, atteggiamento similmafioso, una rete di favoritismi con un solo scopo, quello di arricchirsi. Nel caso specifico si tratterebbe solo di vanità e di narcisismo, nella poesia non circola denaro, tranne che nelle casse degli editori disonesti. Come poeta non ho futuro (nel senso di successo), per partito preso mi rifiuto di leccare, ho superato i venti e mi avvicino ai sessanta, sono un’anziana donna, non frequento festival e non vado a presentare i pochi libri che ho scritto, in passato non ho presenziato neppure a serate di premiazione dei miei libri, ho pregato degli amici di farlo in mia vece. Non mi so vendere e non mi voglio vendere. Come poeta (semplice) però ho un gran futuro, ho tutta la vita davanti a me. La poesia non me la toglie nessuno, la poesia non appartiene a nessuno, la poesia è libertà, per cui viva la rete che è ancora libera e speriamo che lo sia per sempre.[...]
Fonte: letture e scritture (e noticine di una finta critica) di Antonella Pizzo
Avrei potuto scriverlo io, da tanto che sono d'accordo. E' vero soprattutto quando dice che nel web si stanno ricreando le stesse condizioni del circuito "normale".
RispondiEliminaPurtroppo la gente è quella che è, non è che scrivendo in versi si diventi automaticamente migliori...
E i pareri che ho letto di recente da parte di autorevoli "editors" (come quello che c'era sul Venerdì di Repubblica la settimana scorsa) sono sconsolanti. Meglio tenerle per sè, o per pochi amici, le cose che scriviamo: piuttosto che finire in certi giri...
(a meno che non capiti di diventare milionari o miliardari!)
:-)
Sì Giuliano, è tutto molto condivisibile; io sono per lo scrivere quando si ha voglia, se ancora diverte... :-)
RispondiEliminaE' tutto vero, purtroppo.
RispondiEliminaAnch'io credo che se ti affidi a qualcuno, prima o poi devi pagarne il prezzo. In favori. Anche un semplice corso di scrittura creativa, non ti arricchisce in nozioni tecniche ma soltanto in "divertimento" (cito le parole testuali del coach di cui ho frequentato il corso suddetto).
C'è una tale finzione in questo ambiente cultural-letterario, una tale vocazione alla fregatura che alla fine decidi di farle ammuffire le tue poesie nel cassetto...
Carlotta potremmo anche decidere di continuare a condividerle :-)
RispondiEliminaCaro Dario, guarda che se mi inviti sono peggio dei parenti...:))
RispondiEliminaTi ringrazio per l'invito, verrò a trovarti di tanto in tanto.
A presto
Non aspetto altro :-)magari conto di essere un po' più veloce nel risponderti, se riesco :-)
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